I segreti delle “Iene”, dalle divise agli scherzi

L’ideatore Davide Parenti e i suoi autori ci raccontano retroscena e curiosità del programma di Italia 1

Nicola Savino
28 Dicembre 2021 alle 08:40

Il programma storico di Italia 1 ha un sacco di segreti che abbiamo “estorto” al suo ideatore, Davide Parenti, e agli autori.

Perché le iene sono vestite così?
«Per essere subito riconoscibili. Hanno un costume come i pompieri, i preti o gli Hare Krishna».

Quante divise ha in dotazione ogni iena?
«Una all’anno, ma c’è anche chi ne ha un sacco. Giulio Golia, per esempio, che nel giro di sei mesi passa da una 58 a una 50 e viceversa, ci ha riempito un armadio».

Sono di qualche stilista?
«Abbiamo uno sponsor che ce le fornisce e delle sarte che le sistemano».

Sono mai cambiate?
«A parte leggere modifiche è sempre stata una divisa a tre bottoni».

Davide Parenti da dove guarda la puntata?
«Passa dalla regia allo studio, e ritorno, diverse volte nel corso della diretta. A fine programma il contapassi ne segna circa 3.300».

Quante proposte di servizi arrivano in redazione?
«Circa 3.000 a settimana».

In base a cosa scegliete quali approfondire?
«Tutte le segnalazioni vengono lette e discusse. Circa il 20 percento sono approfondite e la redazione si mette in contatto con chi le ha inviate. Se ci sono le condizioni per passare all’azione lo facciamo».

Quanto tempo ci vuole per realizzare un servizio?
«Qualche giorno, ma dipende dalla complessità».

Quello più complicato e lungo di questa stagione?
«Due servizi girati nel corso di un paio di mesi all’estero: l’intervista ad Amanda Knox, tra Seattle e l’Italia, e il reportage girato in Amazzonia sulla morte del nostro connazionale Mario Paciolla».

Il servizio recente che ha avuto più successo sui social o è stato il più visto?
«I social del programma non vanno spesso di pari passi con l’eco di alcuni servizi. Spesso diventano virali i contenuti che partono dallo studio, per esempio una gag con Nicola Savino. Parlando di media in generale, invece, la recentissima vicenda del ginecologo di Bari, che alle pazienti prescriveva di avere rapporti sessuali con lui contro il Papilloma virus, è ancora al centro della cronaca».

Gli scherzi invece chi li pensa e quanto ci vuole per organizzarli?
«Abbiamo un team di autori che li realizzano. Il tempo è relativo, a volte servono più giorni semplicemente perché la “vittima” fa qualche variazione alla routine giornaliera che non ci permette di proseguire come pensavamo».

Lo scherzo che non vedremo mai perché la vittima non ha firmato la liberatoria?
«Quello a un ministro della nostra Repubblica, che non l’ha presa per niente bene».

Nicola Savino come si prepara per la diretta?
«Tutti i martedì, finita la diretta radio, dalle 10 a mezzogiorno, si precipita a casa e mangiare 120 grammi di riso in bianco con tonno e un pezzo di cioccolato fondente. Parte per Cologno Monzese, vicino a Milano, verso le 13.20. Alle 14 ha la riunione con autori, regista, conduttrice “di turno” e Gialappa’s. Dalle 18 è prevista la preparazione al “trucco e parrucco”».

Il copione della serata può cambiare?
«Prepariamo un copione che prevede diverse soluzioni e poi, durante la diretta, scegliamo di volta in volta i pezzi da mandare».

La Gialappa’s Band dove si trova?
«In una stanza vicino alla regia. Carlo Taranto però ha imparato durante il lockdown a collegarsi da casa e tuttora a volte preferisce partecipare in smart working».

Perché Savino non sta seduto dietro al bancone?
«Da qualche anno la trasmissione ha due “formati”: quello del martedì più votato all’intrattenimento, con qualche balletto e qualche sketch lungo. Per questo lui e la conduttrice restano in piedi. Nella puntata del venerdì, che ha un taglio più di approfondimento, chi conduce è seduto dietro al bancone».

Savino dove si mette durante i servizi?
«Mentre i servizi sono in onda sono tutti in studio per seguirli, pronti a intervenire nel caso in cui qualcosa vada storto. È capitato che un servizio si interrompesse. In quel momento, Nicola Savino, amante dell’improvvisazione, si esalta molto».

Invece cosa c’è dietro il bancone dei conduttori?
«Gli sgabelli su cui si siedono».

Perché le “iene per una sera” (da Elodie e Madame) non tengono la divisa per tutta la puntata?
«Tutte le nostre conduttrici, da Simona Ventura ad Alessia Marcuzzi in poi, hanno sempre indossato anche un abito da sera. Portiamo avanti questa tradizione».

Le iene più longeve?
«Tra gli uomini Giulio Golia, tra le donne Nina Palmieri».

Quante sono oggi le iene in attività?
«Circa 30».

Appostamento più lungo?
«Quello di Giulio Golia davanti a un bidone della spazzatura. Ci avevano segnalato che non avveniva la raccolta differenziata e il camion mischiava vetro, carta e umido. Dopo quattro giorni di attesa ha filmato quel che serviva».

A chi appartiene la voce dell’intervista doppia? E degli scherzi, invece?
«La voce degli scherzi è di Andrea Pellizzari mentre la voce storica delle interviste doppie è quella di Lorenzo Maiello, un nostro autore».

Davide Parenti ha mai fatto dei servizi di persona?
«All’inizio ne faceva parecchi, ma una decina d’anni fa ha smesso. L’ultimo è stato in Congo con Giulio Golia, dove abbiamo portato un ospedale da campo».

Quante querele avete ricevuto negli anni?
«Tante, ma a parte un paio di scivoloni in 25 anni, tutte si sono risolte positivamente per noi. Abbiamo uno studio di avvocati a noi dedicato che segue tutte le iene, al quale sovrapponiamo il fondamentale contributo dello studio legale di Mediaset».

L’incidente/infortunio peggiore sul lavoro?
«Uno dei peggiori è quello che ha coinvolto Nicolò De Devitiis, finito in ospedale dopo una colluttazione con un truffatore su cui stava indagando. Riportò una frattura e l’avvallamento di due vertebre».

Quali “trucchi” usano i conduttori per restare svegli fino a tardi?
«Una cena leggera e mezzo bicchiere di Coca-Cola».

Una volta che è finita la puntata, cosa succede?
«Prima della pandemia, quando c’era Alessia Marcuzzi in conduzione, capitava che lei e Nicola organizzassero qualche “pizzata” o piccole festicciole in una specie di discoteca. Quest’anno Nicola si limita a stappare una birretta a casa in solitaria a notte fonda, anche perché l’adrenalina è tanta e prima delle 2.30 non riuscirebbe a dormire. Il problema per lui arriva il mercoledì mattina, quando il suono della sveglia delle 7 non perdona!».

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