Il “Maurizio Costanzo Show” torna in onda dal “Parioli” di Roma

Maurizio Costanzo conduce la nuova stagione del suo storico show da un posto speciale: «Il teatro dove tutto ebbe inizio 40 anni fa...»

27 Aprile 2022 alle 14:28

Un ritorno alle origini. La sera di mercoledì 27 aprile torna il “Maurizio Costanzo Show” e riparte da un luogo molto, molto speciale. «Andremo in onda dal famoso teatro “Parioli” di Roma, dove tanti anni fa questa trasmissione nacque e crebbe» svela il conduttore. Era il settembre del 1982: sono passati 40 anni e anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato i suoi auguri al talk show più longevo della nostra tv, con 4.465 puntate alle spalle e tanta voglia di continuare a raccontare l’Italia, come ha sempre fatto.

Quante puntate ha in mente per questa stagione primaverile?
«Credo che farò sei puntate, però mai dirlo prima. Per scaramanzia...».

Quali saranno i temi che porterà all’attenzione del pubblico?
«Com’è da sempre nell’anima del programma, quelli che riguardano l’attualità, che vanno dal Covid alla guerra in Ucraina e alla vita di tutti i giorni».

Ospiti speciali?
«Ho invitato tutti e di più: da Enrico Mentana a Mara Venier, ospiti clamorosi. Non ho pensato tanto a chi invitavo, ma a quanto avrei avuto piacere di vederli tutti lì sul palco con me».

Com’era già successo per il Covid, adesso parlando in tv di guerra c’è chi pensa che non ci sia sufficiente “contraddittorio” e che si invitino solo ospiti che propagandano un’unica versione ufficiale dei fatti. Lei che cosa ne pensa?
«Mah. Io vedo in tutte le trasmissioni televisive dei generali di varia importanza che discutono di guerra. Non credo che il geometra del secondo piano o il barista dietro l’angolo siano più competenti, francamente. Riguardo alla versione ufficiale dei fatti, la Storia insegna: ci sono episodi della Seconda guerra mondiale che ancora non hanno trovato una risposta. Ci vuole tempo».

Il “Costanzo Show” non accusa il passare del tempo: è sempre giovane, la sua formula non invecchia.
«Non so se è ancora in forma, il fatto che si celebrino i 40 anni me lo fa presumere».

Gerry Scotti ci ha raccontato i suoi gusti da telespettatore e ha espresso un desiderio: vorrebbe il “Maurizio Costanzo Show” tutte le sere. Ma lei lo farebbe?
«Ringrazio innanzitutto Gerry, ma c’è da dire che per anni il “Costanzo Show” è andato in onda tutti i giorni. Una bellissima esperienza, anche molto faticosa, che non rifarei».

S’è stancato di qualcosa?
«Della banalità di qualche critica, dell’invidia di qualche conoscente».

E qualche programma televisivo l’ha stufata?
«Non me accorgo perché uso il telecomando».

Parafrasando un motto di Giulio Andreotti, la tv logora chi non la fa?
«La tv dà sicuramente energia e mantiene giovane chi la fa. Guardando tutti noi che facciamo televisione da anni c’è da riflettere».

Oggi ci sono talk show a tutte le ore. Secondo lei è un bene?
«Non è né un bene né un male, l’importante è che ci siano. Poi un discorso a parte è su chi li conduce e su come vengono realizzati».

Molti personaggi nati al “Maurizio Costanzo Show” hanno avuto una brillante carriera, anche televisiva. Col senno di poi, c’è qualcuno che avrebbe preferito non scoprire?
«Per carità, no: vanno tutti bene e sono contento di aver fatto comparire per la prima volta in tv Vittorio Sgarbi, Giampiero Mughini o Stefano Zecchi».

Tra gli ospiti più presenzialisti che vede oggi in altri talk show, intravede qualcuno che andrà lontano?
«Difficile dirlo, perché adesso i personaggi nei talk show si consumano più rapidamente. E può capitare che si stanchino loro per primi di stare davanti alla telecamera».

Chi è la persona più influente in Italia oggi, e che ospiterebbe nel suo salotto televisivo?
«Sicuramente il Papa. È una vita che spero di poterlo intervistare».

La musica al “Maurizio Costanzo Show” ha sempre avuto uno spazio fondamentale: di “sottolineatura” e di “voltapagina” tra un argomento e l’altro. Lei ci tiene molto ad avere una colonna sonora attenta nella trasmissione. Perché?
«Perché la musica ci accompagna nel corso di tutta la giornata e quindi è giusto che faccia da contrappunto anche nelle conversazioni serali».

In 40 anni il “Maurizio Costanzo Show” non ha mai cambiato sigla. E le inconfondibili note, un po’ nostalgiche, di “Se penso a te” restano l’introduzione perfetta, prima che si alzi il sipario. Lei a chi pensa quando le sente?
«La sigla è firmata da Franco Bracardi e Gianni Boncompagni. Ha portato fortuna, perché cambiarla? A chi penso? Talvolta proprio a Bracardi e Boncompagni. Oppure ad Alberto Silvestri, che ha fatto con me questo programma per 20 anni. Tre grandi autori televisivi che non ci sono più».

Vedrebbe bene un “Maria De Filippi Show”?
«Maria fa benissimo i suoi programmi, non credo che avrebbe voglia di fare il talk show».

Dare il proprio nome a un talk show è un atto di coraggio?
«Nel mio caso è stato un “atto di copiatura”. In America c’era il “Johnny Carson Show” e io il mio l’ho chiamato “Maurizio Costanzo Show”».

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