Ilaria D’Amico: «La mia nuova vita tra Parigi e la Champions»

La giornalista è il volto della competizione europea che torna su Sky. «Dopo 15 anni avrò le domeniche libere!»

Ilaria D'Amico
14 Settembre 2018 alle 17:41

Ilaria D'Amico è il volto della Champions League che torna su Sky. Tutto è iniziato con la domanda sul suo debutto alla conduzione delle dirette in studio che precedono e seguono le partite, dopo avere condotto per 15 anni «Sky Calcio Show» la domenica.

È stata una sua scelta o ha deciso Sky?
«L’azienda aveva bisogno di investire sulla Champions, su un prodotto che ritornava a casa dopo tre anni e che rappresenta da sempre la serata di gala del calcio. Ho subito detto di sì. Ed in più casualmente si inquadrava tutto in un equilibrio familiare…».

Cambierà il suo modo di condurre?
«Ogni volta che ci si dedica a qualcosa di nuovo c’è un cambio di pelle anche nel linguaggio delle interviste, che ora sarà più sintetico e diretto, anche solo per il fatto che la maggior parte degli intervistati parlerà una lingua straniera. Non cambierà invece il nostro modo di fare approfondimento, evidenziando gesti spettacolari e, se necessario, contraddizioni. Sono emozioni legate al talento di campioni planetari come Messi, Ronaldo e Neymar. Senza dimenticare i piedi sublimi dei neo campioni del mondo come Kanté, Pogba, Mbappè. Qui si ha voglia di far vedere agli spettatori il meglio del calcio mondiale. La Champions è la casa dei grandi campioni».

Insieme con Paolo Condò, Alessandro Costacurta, Alessandro Del Piero e Fabio Capello ci sarà Andrea Pirlo, quasi un esordiente.
«L’inesperienza di Pirlo non è un problema, ho avuto a che fare con tanti neofiti passati dal campo allo studio che sono diventati bravissimi commentatori. Penso a Del Piero o a Marocchi, con i quali c’è stata una sintonia immediata e presto sono diventati esperti di tempi televisivi».

In Champions ritroverà il suo compagno Gigi Buffon nel Paris Saint-Germain. Sembra che il destino voglia tenervi sempre uniti…
«A un mese dal suo passaggio, Sky mi ha profilato l’ipotesi della Champions League. Incredibile…».

Vi siete trasferiti a Parigi?
«Siamo una famiglia “a elastico” con più case. Prima il nostro asse era Milano-Torino, ora l’elastico si allarga creando il triangolo Milano-Torino-Parigi».

Dove avete preso casa?
«Dietro l’Arco di Trionfo. Abbiamo scelto una zona parigina che fosse comoda per il lavoro di Gigi».

Dicevamo: dovrà cimentarsi con altre lingue.
«La cosa buffa è che io ho studiato inglese, tedesco e spagnolo. Il francese non l’ho mai parlato se non per “assorbimento” avendo cari amici che vivono lì».

Parlando di amici, a Parigi ritroverà Monica Bellucci.
«Non l’ho mai persa. Sicuramente ci vedremo più spesso. Magari nei weekend faremo grandi pranzi insieme».

Già, finalmente ora ha le domeniche libere!
«Meraviglioso. In più, non ho mai avuto una vacanza che si protraesse oltre il 15 agosto per gli impegni della Serie A. Quest’anno il 19 agosto ho organizzato la festa di compleanno di mia madre».

A Parigi può andare in giro senza essere riconosciuta.
«È una città ricca di bellezza, cultura, arte e girarla in totale libertà è in effetti un privilegio. Parigi ti fa sempre sentire un po’ in vacanza. Ma è stato bello anche scoprire l’amore con cui i francesi hanno accolto un calciatore italianissimo come Gigi».

Avete già iscritto i ragazzi nella nuova scuola?
«Solo il nostro più piccolo perché, andando all’asilo, se anche fa qualche assenza dovuta ai nostri spostamenti non succede nulla. Gli altri tre continueranno il loro percorso scolastico in Italia. Durante la settimana saremo noi a fare avanti e indietro e loro si sposteranno nei weekend».

Lei e Gigi, anche se schivi, siete una coppia inseguita dal gossip. Forse perché avete rotto la tradizione del binomio Velina-calciatore?
«Innanzitutto io potrei fare solo la Velona (ride). Io e Gigi abbiamo rotto gli schemi semplicemente scegliendo di vivere il nostro privato lontano dai riflettori. Siamo poco glamour. Abbiamo cercato di trasferire anche ai nostri figli un’idea di normalità nella vita di tutti i giorni, portandoli in strada a giocare a pallone, organizzando delle feste di compleanno senza sfarzi, trascorrendo le vacanze nei luoghi della nostra infanzia, con il sapore delle cose semplici».

All’inizio della vostra relazione molti pensavano che il suo mondo e quello di Gigi fossero incompatibili.
«Siamo tutti vittime dei luoghi comuni. Anch’io pensavo che in generale il calciatore fosse un po’ superficialone, e che una come me non potesse interessarsi a lui e viceversa. Ci siamo conosciuti in un momento delicato delle nostre vite e ci trovavamo più o meno nella stessa condizione. La prima volta siamo rimasti a parlare tre ore e io sono tornata a casa “turbata” positivamente. Quella sera pensavo: “No, ma lui è un calciatore”, eppure qualcosa di bello in me era già successo».

Avete un’estrazione culturale diversa però…
«La mia infanzia e la mia adolescenza sono sempre state all’insegna dello studio, con una mamma che ancora mi rimprovera che con tutti gli esami fatti a Giurisprudenza, non mi sono ancora laureata. Mentre per Gigi prioritario era lo sport, avendo anche due genitori insegnanti di educazione fisica e atleti medagliati. Ma Gigi è curioso di natura, legge in un anno molti più libri di me, ama approfondire mille cose. A Torino spesso andava in giro da solo e si infilava in qualche mostra. Il suo è uno sguardo dal basso assetato e intelligente».

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