Katia Ricciarelli: «Non scrivetemi più lettere romantiche»

La cantante lirica cura la Posta di "Io e te" e risponde anche ai dubbi del cuore degli spettatori, ma non vuole dediche per sé

Katia Ricciarelli
4 Giugno 2020 alle 14:19

«Tenere una Posta del cuore? Perché no? Nella mia vita ho molto amato. Anche sbagliando, certo. Ma sicuramente ho abbastanza esperienza per dare buoni consigli. Anche se mia mamma Molara scherzando diceva: “Predicare bene e razzolare male”. Ma questo è un altro discorso...».

Katia Ricciarelli è molto contenta della proposta di Pierluigi Diaco, che l’ha voluta con sé a “Io e te” per rispondere alle lettere degli spettatori. «Questa estate la mia vita cambierà. Non ne potevo più di stare in isolamento con Ciuffy (il suo cagnolino, ndr) nella mia villa sul lago di Garda. Sì, è vero, è stata anche un’occasione per riflettere. Ma dopo tre mesi ho riflettuto abbastanza».

Katia, ha ricevuto molte lettere d’amore nella sua vita?
«Ho perso il conto. Soprattutto quando ero ragazza, sa, allora le cantanti liriche erano come le dive del cinema. Arrivavano direttamente le proposte di matrimonio. Ricordo che un ammiratore mi invitò a cena: la tavola era imbandita con tantissimi piatti e ogni volta che il cameriere ne portava via uno, sotto c’erano delle perle... Un altro, che stava in loggione durante una rappresentazione di “Semiramide” a Parma, si era convinto che gli avessi fatto gli occhi dolci per tutto lo spettacolo. Ma quando mai! Noi vediamo solo i riflettori, mica il pubblico. Comunque mi ha seguito fino a casa perché voleva sposarmi. Ricordo ancora mia madre che cercava di calmarlo: “Ma fa il bravo, cosa dirà tua mamma...” Alla fine abbiamo dovuto chiamare i carabinieri e per sei mesi sono andata in giro con la scorta. No no, meglio fare l’esperta e rispondere ai dubbi amorosi degli altri...».

Con Diaco avete fatto molte prove?
«Nessuna. Anzi probabilmente cambieremo i dettagli in corso d’opera. Diaco mi lascia improvvisare e io sono contenta di tanta fiducia».

Dai teatri dell’opera alla televisione. Come è successo?
«La lirica mi impegna ancora: insegno ai giovani cantanti e proprio in questi giorni avrei dovuto esibirmi in “Cavalleria rusticana” all’Arena di Verona con la regia di Gabriele Muccino. Ma è anche vero che con il tempo la voce declina. Se una è intelligente, non si incaponisce e passa ad altro».

In fondo lirica, cinema o tv, sempre spettacolo è.
«Ma no ragazzo mio, cambia tutto! Devo ringraziare Pippo Baudo che mi ha insegnato i tempi della tv. All’opera per dire “Ti amo” canti un’aria di dieci minuti. Al cinema ci metti una scena. In tv è un attimo. Per fortuna che più passano gli anni più divento svelta. Oggi addirittura certe lungaggini della lirica non le sopporto più. Insomma, ti può capitare di stare in mezzo al palco con la spada alzata e gridare “All’armi” per dieci minuti... se devono arrivare questi nemici fateli entrare, no? Anche i movimenti ho dovuto cambiare. Pippo me lo diceva: “Nell’opera è tutto un gran gesticolare perché ti possa vedere anche l’ultimo spettatore dal loggione, ma in tv ogni gesto viene amplificato dalle telecamere. Ci vuole misura».¶

Baudo si conferma un grande professionista...
«Pure troppo. Certe volte mi faceva proprio arrabbiare: “Ma se ti serve una cantante lirica chiama me, no?” gli dicevo. Niente. “Guai a mischiare vita privata e lavoro”. Però è stato lui a incoraggiarmi quando ho esordito nel cinema».

Come andò?
«Mi aveva chiamato Pupi Avati e io ero terrorizzata: “Non sono adatta” pensavo. Lui disse: “Se ti ha chiamato vuol dire che sei giusta per il personaggio. Provaci”. Ma io non mi sentivo abbastanza bella e per tutto il provino ho trattenuto il fiato per sembrare più magra. Alla fine stavo svenendo. Allora Pupi, con quella voce da ranocchietta, mi ha invitato a lasciarmi andare, rilassarmi... e così è nata “La seconda notte di nozze” e poi gli altri film».

In tv ha fatto l’ospite, il giudice, la concorrente e l’attrice. Qual è l’esperienza che ricorda con più piacere?
«Aver recitato al fianco di Terence Hill in “Don Matteo” e “Un passo dal cielo”. È un artista così gentile e disponibile. Sul set mi sentivo un’ospite in casa d’altri e lui mi ha messo a mio agio. Che poi è il motivo per cui ho detto subito di sì a Pierluigi Diaco».

Cioè?
«Tutto è nato quando mi ha ospitato in una puntata di “Io e te”. Mi piace quel suo stile garbato. Sarei rimasta su quella poltrona per un mese. Del resto io ormai la mia carriera l’ho fatta, se prendo e mi trasferisco a Roma è perché mi ha incuriosito l’invito di Diaco e della Rai, e mi piace il programma. Trovo che vada in controtendenza in questa epoca di televisione così gridata».

Be’, per una cantante lirica non dovrebbe essere un problema alzare un po’ la voce...
«Ma io lo faccio solo sul palco al momento dell’acuto. Nella vita di tutti i giorni mi piace tenere un tono basso e pacato, proprio come fa Diaco. E poi c’è un’altra cosa che ci accomuna: l’amore per gli animali. Lui con il suo bassotto Ugo e io con Ciuffy, il mio maltese dalle macchie arancioni. Ma lo sa che gli ho insegnato a dire “mamma”? Cioè, quando abbaia sembra che dica mamma. Ho il filmato sul telefonino, dopo glielo mando».

Beati anche gli spettatori: non succede spesso di scrivere una lettera di dubbi d’amore e sentirsi rispondere da un Grand’Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, nonché Medaglia d’oro Benemerita dell’arte, come è lei...
«Ma lo sa che non so neppure dove le ho messe, quelle onorificenze? Per carità mi han fatto piacere, perché dimostrano che qualcosa di buono nella vita devo pure averlo fatto. Ma sono più orgogliosa di me stessa che delle mie medaglie».

Seguici