Nessun big della musica italiana. Qui i protagonisti sono cantanti sconosciuti al grande pubblico, ma famosi nei paesi e nelle città a cui appartengono
Nessun big della musica italiana. Qui i protagonisti sono cantanti sconosciuti al grande pubblico, ma famosi nei paesi e nelle città a cui appartengono. A loro si rivolgono persone comuni per dedicare un brano a una persona cara. Questo accade in "La dedica", il nuovo programma condotto da Giuseppe Rinaldi, in onda su Raitre dal lunedì al venerdì a partire dal 13 luglio. Un appuntamento con la canzone popolare dove le storie degli artisti locali si intrecciano con quelle della collettività descrivendo le tante realtà del nostro Paese, dal Veneto alla Sicilia.
Pino, questo è un programma insolito per lei che si è sempre occupato di cronaca nera e giudiziaria...
«Non è poi così distante dal mio percorso professionale. Anche qui racconto storie di vita. Come quella di una ragazza che ha perso i genitori nella tragedia di Rigopiano alla quale l’amica dedica una canzone per dimostrarle che le è vicina».
Come avete trovato gli artisti?
«È stato un lungo lavoro, li abbiamo scovati per lo più attraverso Internet. Tutti cantano in dialetto e, vedrete, sono bravissimi».
Lei a chi rivolgerebbe una dedica?
«Alle persone appartenenti al mondo dello spettacolo che a causa del Covid hanno perso il lavoro o si trovano in grandi difficoltà. E anche a chi ha il potere e i mezzi per aiutarli a rialzarsi».
Che rapporto ha con la musica?
«Un rapporto d’amore. In un’altra vita vorrei fare il musicista. A 47 anni ho iniziato a studiare il sassofono. Adoro il jazz, i grandi classici».
Che significato ha per lei la dedica?
«È un modo per dire grazie, ti voglio bene. Un linguaggio del cuore che esprime gratitudine, amore, vicinanza. E un programma come questo, che parla di persone comuni e sentimenti genuini, oggi è un inno alla ripresa, un invito a ricominciare a vivere».