“Le Iene” stanno tornando e niente le può fermare

Davide Parenti, l’inventore del programma di Italia 1, racconta l’uscita della squadra dall’isolamento e il ritorno in diretta

A sinistra Matteo Viviani, Giulio Golia e Filippo Roma, a destra Veronica Ruggeri, Nina Palmieri e Roberta Rei. I due terzetti si alterneranno alla conduzione
17 Aprile 2020 alle 13:03

Davide Parenti è a capo delle “Iene” dalle origini, ossia da 22 anni. Questa è la prima volta che la trasmissione, causa coronavirus, è stata sospesa, smantellata, ricostruita in modalità casalinga e ridotta all’essenziale. Parenti da casa sua racconta: «In questi giorni ho fatto yoga, cucinato, studiato inglese, letto, visto serie tv, ma soprattutto sono stato al telefono». Lo ha fatto per organizzare la ripartenza. Infatti, “Le iene show”, interrotto agli inizi di marzo, da martedì 21 aprile tornerà in onda in prima serata su Italia 1.

Parenti, come mai vi siete fermati?
«A inizio marzo uno dei nostri inviati, Alessandro Politi, ha avuto la febbre per tre giorni, ha fatto il tampone ed è risultato positivo. Il 7 marzo abbiamo sospeso tutto e siamo andati in auto-isolamento. Per fortuna nessuno di quelli con cui Alessandro ha avuto rapporti in redazione o nelle sale di montaggio si è ammalato. All’inizio non si stava così attenti, poi, in poche settimane, è cambiato il mondo».

Vi siete fermati del tutto?
«No, abbiamo portato a casa i computer, ci siamo comprati hard disk (dischi fissi per archiviare i video, ndr) più potenti e, aspettando di ripartire, abbiamo continuato a lavorare, pensare servizi, inventare scherzi».

Quante persone sono state a casa?
«178, fra redattori, autori, conduttori, tecnici e tutti gli altri».

Qualcun altro della squadra si è ammalato?
«Altre tre persone hanno avuto l’influenza, ma non hanno potuto fare il tampone. Questo è il grande problema e ne parleremo pure noi nel programma. Io conosco almeno 15 persone che hanno avuto sintomi da Covid-19, hanno chiamato i vari numeri verdi cercando di auto-dichiararsi, di farsi controllare, ma nessuno li ha ascoltati».

Come avete affrontato queste settimane?
«Ogni giorno ci siamo reinventati, cercando di tornare in onda il prima possibile. Ora davanti alla tv ci sono milioni di spettatori in più, nell’offerta prevalgono le news, e noi siamo un programma tra news e intrattenimento. Stare fermi in questo momento è terribile».

Finalmente riprendete martedì 21 aprile. In che condizioni?
«Ci sarà uno studio “virtuale” che ricorda app come Zoom e Skype. I conduttori non saranno vicini, ma saranno avvicinati elettronicamente. Sullo schermo risulterà un’immagine simile a quando facciamo un’intervista tripla».

Chi ci sarà nello studio virtuale?
«Alterneremo un martedì la conduzione maschile con Matteo Viviani, Giulio Golia e Filippo Roma, e il martedì successivo quella femminile con Veronica Ruggeri, Nina Palmieri e Roberta Rei. Cominciamo da una volta a settimana. Da maggio dovremo riprendere il doppio appuntamento. Nicola Savino e Alessia Marcuzzi troveremo il modo di includerli».

Le iene come si adattano a questa conduzione?
«Ciascuno a casa sua si prepara, si veste, si pettina. Abbiamo spedito loro un “blue back”, ossia un lenzuolo blu, da usare come sfondo per le riprese. Durante il collegamento elaboriamo l’immagine elettronicamente e sostituiamo lo sfondo blu con una sorta di studio de “Le iene”».

I servizi come vengono realizzati?
«Ci siamo divisi in due gruppi, uno che esce e fa servizi e uno ristretto in redazione. I due gruppi non vengono mai in contatto. Così, in caso di contagio, non si blocca di nuovo tutto. Avremo inviati che lavorano esternamente, con le dotazioni sanitarie del caso. Molte interviste sono realizzate con Skype, di certo stavolta non andremo a bussare sulla spalla delle persone come abbiamo sempre fatto».

Qualche esempio sul campo?
«Luigi Pelazza si sposta con un camper insieme con un cameraman e un altro aiuto, sono un team sul territorio. E poi c’è Ismaele La Vardera, che da qualche settimana è con gli Alpini a fare il volontario nell’ospedale da campo di Bergamo costruito in dieci giorni. Starà lì raccontandoci la sua esperienza».

Avete ingaggiato nuove iene?
«No, però stiamo organizzando degli scherzi molto divertenti a conduttori, attori, calciatori, personaggi noti. Così abbiamo chiesto a mogli, figli, familiari delle vittime di farci entrare nelle loro case grazie ai loro mezzi, abbiamo insegnato come fare le riprese di nascosto e mandare le immagini. Li abbiamo addestrati...».

In questi giorni che tipo di segnalazioni avete ricevuto?
«Moltissime e tutte sul coronavirus. Persone ammalate che non hanno avuto la necessaria copertura e altre storie incredibili. Da una parte i medici sono eroi, la sanità ha fatto miracoli, ma quando tuo padre e tua madre hanno bisogno di aiuto e non lo ricevono, quando il miracolo non avviene, chi non sa più a chi rivolgersi scrive a “Le iene”. Pensate che una signora di 90 anni ci ha chiamato da un ospizio di Lecce perché da due giorni nessuno le dava da mangiare!».

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