"Quarto grado - le storie" ci accompagnerà fino a luglio, tra casi di cronaca noti e attualità
Gianluigi Nuzzi da Milano
Quest’estate si annuncia diversa per Gianluigi Nuzzi. Non ci saranno le vacanze che progettava («Mi farò invece una scorpacciata di Italia»), non ci saranno ritocchi a un nuovo libro d’inchiesta («L’ho messo da parte, perché non ho potuto raccogliere informazioni come avrei voluto») e soprattutto continuerà il lavoro sull’attualità con "Quarto Grado - Le Storie", da venerdì 5 giugno fino ai primi di luglio, in prima serata su Rete4.
Con una speranza: «Che finisca l’emergenza, così Alessandra potrà tornare in studio con me a Cologno Monzese dopo questa “separazione” non consensuale ma dovuta, e gli inviati avranno più possibilità di movimento, perché in questi mesi l’approfondimento è stato un po’ penalizzato».
Sarete ancora sull’attualità, dunque. Ma tornerete su alcune “vecchie” vicende, no?
«Sicuramente su due che stanno a cuore al pubblico: seguiremo l’apertura del nuovo processo per la morte di Marco Vannini, ucciso nel 2015, e racconteremo ancora l’omicidio della professoressa Gloria Rosboch, una vicenda del 2016 che mi ha lasciato attonito e che merita di essere ancora scandagliata».
Qual è il caso che rimane sinonimo di mistero irrisolto?
«Senza dubbio la scomparsa di Emanuela Orlandi (nel 1983, ndr). Credo che ci sia stato un duplice omicidio: uno è quello della ragazza, l’altro è quello della verità, perché tutto è stato manomesso sapientemente».
Cos’ha imparato un giornalista molto esperto come lei dal “caso coronavirus”?
«Il Covid-19 è un killer seriale, misterioso nella sua origine, pericoloso (si può ripresentare in ogni momento) e sfuggente perché muta i comportamenti e si rende poco “afferrabile”. La verità è lontana… Ho capito, però, che è stato giusto scegliere un approccio “scientifico” senza sposare tesi complottiste. E poi ho approfittato di questo periodo per concentrarmi sui social con più attenzione: il pubblico sta rispondendo bene, ma io devo imparare ancora di più».
Alessandra Viero da Roma
Alessandra Viero si prepara alla nuova stagione di "Quarto Grado - Le Storie" scavando in una montagna di documenti e atti. In questi giorni parte il processo per la morte di Luca Sacchi, ragazzo romano ucciso il 24 ottobre scorso in una complicata vicenda di compravendita di droga. «È una storia in cui sembra che nessuno abbia detto la verità fino in fondo: come potremmo non seguirla?» dice la giornalista, che affianca Gianluigi Nuzzi alla guida di "Quarto Grado". E queste parole raccontano la novità di questa edizione delle Storie, in onda da venerdì 5 giugno. Non vedremo solo approfondimenti sui casi di cronaca nera più noti, ma il programma rimarrà in diretta e sull’attualità.
Attualità ancora segnata dal Covid-19…
«Sì, tanto che la nostra organizzazione è ancora fluida, restano attive tutte le misure di sicurezza e lo studio rimarrà il fulcro della trasmissione… Ma spero che potremo uscire per collegarci da qualche location particolare».
In questo periodo lei è rimasta a Roma. Quanto ha complicato il suo lavoro?
«Ho dovuto fare più attenzione, certo, e mi sono abituata a lavorare con la mascherina, ma chi non ha fatto sacrifici? Piuttosto abbiamo dovuto reinventarci perché abbiamo deciso di occuparci della pandemia a modo nostro seguendo indizi e tracce. Abbiamo fatto agli esperti le domande che poniamo sempre quando cerchiamo di fare ordine e chiarezza nei nostri casi, e in questa situazione contraddizioni e confusione non sono mancate».
Lei ha un bimbo di 3 anni. Non dev’essere stato facile chiarire la situazione a lui…
«Naturalmente non gli ho spiegato chissà quali cose tecniche, ma perché non poteva andare all’asilo o vedere i nonni. E sì, non è stato facile: nel nostro Paese, poi, si è fatto poco per aiutare bambini e genitori. Ora cerco di insegnargli a tenere la mascherina ed è complicato. Lo spingo a imitarmi dicendo che così potremo fare con sicurezza il viaggio in treno per andare finalmente dai nonni».