«L’eredità»: Fabrizio Frizzi ci svela i segreti del quiz di Raiuno

Dove vanno i concorrenti quando sono eliminati? E il campione in carica? Cosa fa il pubblico nelle pause? L’abbiamo chiesto all’unico che può rispondere

Fabrizio Frizzi
19 Ottobre 2017 alle 12:32

«L’eredità» ha compiuto 15 anni, che per un programma non sono certo pochi. Eppure giorno dopo giorno continua ad appassionare milioni di fan che cercano di dare risposte, dal divano di casa, alle domande poste da Fabrizio Frizzi.

Fabrizio, siamo al quarto anno.
«Già. Ricordo che sono partito senza fare un giorno di prove: solo un’ora in studio per capire le telecamere e le posizioni dei concorrenti. E poi, certo, c’è stato l’aiuto di Carlo Conti. Ho imparato i meccanismi poco a poco e questo rende la mia permanenza in quello studio ogni giorno come se fosse la prima volta. Che poi è il segreto del grande Corrado Mantoni».
Quale segreto?
«Una volta gli chiesi: come fai a essere sempre così fresco, dinamico, divertente e curioso? In fondo queste cose le fai da 50 anni… Lui mi disse con semplicità: “Il segreto è fare sempre come se fosse la prima volta”. Sembra una battuta, invece è l’insegnamento di mettersi in gioco ogni giorno, ovviamente con l’esperienza man mano acquisita».
Quando ha conosciuto Corrado?
«Corrado seguiva un progetto benefico per un villaggio Don Bosco a Tivoli, Roma. Per 50 anni ha presentato la serata di Natale per raccogliere fondi per la gestione del villaggio e dei ragazzi che lì vengono cresciuti. Nell’85, quando già facevo la tv dei ragazzi, partecipai come spettatore, nel pubblico. Corrado mi chiamò sul palco: lui era il mio mito e io ero emozionatissimo. Ci siamo conosciuti così. Da allora mi ha coinvolto, perché desiderava lasciarmi in eredità quell’impegno. E così è andata. Per qualche anno l’abbiamo fatto insieme, poi nel ‘99 ci ha lasciato con nostro grande dolore, e da allora quella serata la presento io con Corrado nel cuore».

Torniamo a «L’eredità». Com’è una sua giornata tipo in questo programma?
«Arrivo agli studi Dear verso le 10.30. Ho già studiato il contenuto delle due puntate che andremo a registrare nella giornata. Mi preparo sui temi, sugli spunti che ci possono essere, sulle pronunce di parole straniere per non trovarmi in imbarazzo in studio. E poi studio le schede dei concorrenti».
Prima di entrare in studio cosa fa?
«Prendo un caffè e mi spruzzo una goccia di profumo di mio padre. È un profumo classico degli Anni 50 e 60 che è ancora di moda. Mi piace anche se non è il mio, io ne uso un altro. Da sempre, prima di andare in scena mi accompagna una goccia di profumo di papà».
Quando incontra i concorrenti?
«Appena prima di entrare in studio li vado a salutare tutti e sette. Non li ho mai visti prima, tranne ovviamente il campione. Una volta mi sono ritrovato davanti la persona che mi aveva montato l’impianto di aria condizionata a casa… Abbiamo tre minuti a disposizione: pochissimo tempo, eppure si crea subito un rapporto cordiale. Li saluto uno per uno, sdrammatizzo la tensione se li vedo agitati e chiedo la pronuncia esatta dei nomi, dei cognomi e delle località di provenienza. Poi auguro loro un “in bocca a lupo” e si comincia».
Dove incontra i concorrenti?
«Lungo il perimetro dello studio c’è un corridoio. In un angolo, a circa 60 metri dall’ingresso, c’è una postazione trucco con una luce e delle sedie, una sorta di zona soggiorno dove si può sostare. Li incontro lì. Ed è la zona dove le “professoresse” sostano quando non sono in studio».
Durante le pause pubblicitarie cosa succede in studio?
«Ce n’è solo una di circa cinque minuti prima della fase finale del gioco, quando i concorrenti diventano due. In quei minuti le persone in gara bevono un sorso d’acqua e intanto viene sistemato il tavolo della “ghigliottina”. Io prendo un tè verde freddo che mi rinfresca e mi dà la carica».
E il pubblico cosa fa?
«Partecipa sempre molto emotivamente alle fasi del gioco. E capita che succeda di tutto…».
Che cosa intende?
«Per due volte il pubblico ha vissuto momenti delicati. Per la tensione della fase iniziale, due concorrenti improvvisamente non parlavano più. Io facevo le domande e loro niente. Ho capito che non stavano bene e… li ho acchiappati tutti e due al volo prima che svenissero. Ho fatto un salto felino (ride) per impedire che, cadendo a terra, si facessero male. Dopo un quarto d’ora di pausa, acqua e zucchero e una visita del medico sempre in studio, hanno ripreso a giocare perché stavano bene».
E il pubblico?
«Mi ha trattato come fossi Nembo Kid: un supereroe volato a salvare i concorrenti».
E dopo la puntata cosa succede?
«I rapporti sono cordiali, ma i concorrenti che perdono tornano a casa, il campione va in albergo e magari va a cena con i concorrenti del giorno dopo. Io torno dalla mia famiglia».
E ora cosa l’aspetta?
«Mercoledì 1° novembre va in onda in prima serata una puntata speciale de “L’eredità” dedicata all’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro, ndr). Ci sarà anche Carlo Conti, i campioni degli ultimi anni e tanti ospiti».

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