«Quando penso che sono passati trent’anni sono un po’ agitata» dice ridendo la conduttrice. «Però non ho mai perso il contatto con il pubblico»

«Lo dico subito: tornare in televisione con uno show tutto mio è una bellissima cosa ma mi agita parecchio. È inutile che faccia finta di niente: la preparazione di “Benedetta primavera” mi assorbe i pensieri e le energie». Loretta Goggi confessa con il sorriso, scherzando ma non troppo, il suo stato d’animo a pochi giorni dall’inizio del suo varietà.
Loretta, ma lei è una regina della televisione!
«Sono più di trent’anni che non ho uno spettacolo mio. È vero che nel frattempo ho fatto tanto teatro da protagonista e quindi non ho mai perso il rapporto con il pubblico, ma questa televisione è molto diversa dalla mia... non è semplice».
Che cosa la preoccupa di più?
«La mia abitudine alle prove. Fatico a farmi comprendere quando chiedo di provare di più, di avere più tempo. È uno spettacolo dove “la prima donna è una donna”, non un uomo e i ritmi non sono la doccia e farsi la barba. Ci sono il trucco, i capelli, gli abiti... ci vuole più tempo!».
Quando ha cominciato a preparare il programma?
«I primi incontri sono cominciati un paio di anni fa, e ce ne sono stati tanti. Però il via vero e proprio è arrivato una ventina di giorni fa, la macchina praticamente si è messa in moto da poco. Pochissimo. E poi mi è pure venuto in mente di fare delle imitazioni. Non lo avessi mai fatto (ride)!».
E meno male che le è venuto in mente: dopo il Guillermo Mariotto degli spot siamo impazienti di vederla tornare con le sue imitazioni.
«E pensi che solo per il trucco ci sono volute cinque ore».
Come ha pensato a lui?
«Ho scelto di fare quattro imitazioni originali, una per puntata. Mariotto mi è venuto in mente durante una riunione ed è riuscito subito. Devo dire che se non fosse per tutte quelle ore di trucco, fare le imitazioni mi diverte tanto. È una vita che non le faccio in tv».
Qual è l’imitazione a cui è più affezionata?
«Mina. Perché pur non avendo somiglianze nel viso, riesco a imitarla senza usare protesi. Mi è sempre riuscita soltanto coprendo le sopracciglia con la plastilina e truccando gli occhi in una certa maniera. Per me Mina è una voce guida, e anche una donna guida, io mi sento come lei. Ho sempre seguito la mia vita prima della mia carriera».
Da dove è partita per costruire questo show?
«Io sarei voluta tornare con un programma quotidiano pomeridiano. Non so perché ma mi piaceva pensare a una sorta di “Ieri, Goggi e domani” (del 1987 ndr). Il direttore Stefano Coletta mi ha detto: “Torni dopo 30 anni e lo fai con un pomeridiano? Ma sei matta? Deve essere un appuntamento in prima serata”».
E quindi?
«Non volevo nulla che mi relegasse a un reperto archeologico: la celebrazione non mi interessava, non mi importava di cantare tutte le mie canzoni. Volevo propormi per quella che sono oggi, una donna di 72 anni che però è al passo con i tempi, che fa televisione, che scrive. Cercavo qualcosa che mi stesse addosso senza costringermi a parlare del passato. Abbiamo trovato una via di mezzo».
Come?
«Pensando al fatto che sono 63 anni che faccio questo lavoro e mi sono cimentata in tutto: tanto da poter ipotizzare un viaggio all’interno del mondo dello spettacolo e fare un parallelo fra il presente e il passato. Ci saranno ospiti di varie età che verranno a giocare, a divertirsi con me con duetti, sketch e andando a spulciare le cose del passato per paragonarle a quelle del presente. Ovviamente con una lettura ironica».
Avrà due compagni di viaggio accanto a lei.
«Mi diverte il pensiero di stare accanto a Luca e Paolo, che sono una presenza importante perché sono il mio contraltare. Conto molto su di loro per essere coinvolta per la parte del divertimento anche improvvisato».
Quali sono le differenze maggiori tra la tv di allora e quella di oggi?
«Nel 1968 per realizzare lo sceneggiato “La freccia nera” abbiamo impiegato otto mesi per otto puntate, tra scene in interno, in esterno e la lettura del copione prima delle riprese. Oggi una fiction si fa in 19 settimane. Si corre, si girano sei, sette scene al giorno... sono tempi completamente diversi. Con “Benedetta primavera” faccio le prove generali con gli ospiti un giorno prima della messa in onda. Per una come me è come buttarsi da una rupe!».
Dove prende appunti quando le vengono idee per il programma?
«Lo so che fa ridere ma li prendo con le note del cellulare. Le scrivo lì oppure le detto, e poi viene fuori una scritta che sembra cinese. Ma io mi capisco».
Cosa riteneva imprescindibile nel suo show?
«Ho chiesto che ci fosse sempre un contatto, un dialogo con il pubblico, con dei momenti che fossero solo miei».
Che cosa ha voluto invece evitare?
«Le mie canzoni. Capisco però che il pubblico se le aspetta, allora le ho fatte entrare nel programma, ma solo quando hanno una motivazione precisa. Non volevo che sembrasse un concertone».
Le sono arrivati messaggi di auguri?
«Ne ho avuti tanti, tutti affettuosi. Carlo Conti mi ha detto: “Stai tranquilla, divertiti. Vedrai che andrà tutto bene perché tu sei la regina!”».
La notte dorme?
«Poco».
Sogna il programma?
«Non solo. Ci sono delle canzoni non mie che sto studiando per lo spettacolo. Qualche volta di notte mi sveglio di soprassalto e mi accorgo che le sto cantando nel sonno!».
La sua parola d’ordine per questo show?
«Più che una parola d’ordine è una domanda quella che mi ripeto in continuazione in questi giorni: “Quand’è che ho detto di sì?” (ride)».