Il programma torna su Rai1 da sabato 14 ottobre alle 14
Probabilmente ricordate ancora "Il sabato del villaggio" di Giacomo Leopardi, con “La donzelletta vien dalla campagna, in sul calar del sole”. Beh, è proprio a quella poesia, o meglio alla sua atmosfera, che Marco Liorni paragona il suo "ItaliaSì!", il programma che torna su Rai1 dal 14 ottobre. «C’è il clima del sabato pomeriggio, quella via di mezzo tra la settimana che sta finendo e la domenica. E ci si trovano cose che difficilmente si trovano altrimenti» racconta il conduttore.
Per esempio?
«C’è un’Italia che viene poco raccontata dai giornali e dai social, quella che ogni giorno si alza e va a lavorare, quella delle piccole cose che non fanno notizia. La famosa foresta che cresce contro l’albero che cade».
Come la racconterà in questa edizione? Ci sono novità?
«"ItaliaSì!" ha ormai una sua fisionomia ben precisa ma noi cerchiamo sempre di aggiungere qualcosa di nuovo. Così quest’anno avremo uno spazio per raccontare il momento in cui si va in pensione. Abbiamo visto dei bellissimi video di studenti che applaudono i loro professori che lasciano la cattedra o di vigili del fuoco che salutano il collega che termina il servizio e ci è venuta l’idea di mostrare gli addii più belli».
Qualcos’altro?
«Parleremo del ruolo delle canzoni nella nostra vita, con persone che racconteranno storie sorprendenti. E, infine, dedicheremo uno spazio a un fatto importante che è successo durante la settimana su cui pensiamo sia giusto fare chiarezza. Con noi in studio ci sarà Guillermo Mariotto. E a Mauro Coruzzi, che fortunatamente sta meglio, abbiamo detto di venire ogni volta che vorrà».
Fino a dicembre è impegnato con "Reazione a catena", e ora anche con "ItaliaSì!": come organizza le sue giornate?
«Io sono a Napoli per "Reazione a catena", ma la mattina la dedico a "ItaliaSì!". Il venerdì torno a Roma per la diretta di "ItaliaSì!" del sabato. È un bell’impegno ma entrambi sono programmi che mi fanno stare bene, stimolano la creatività».
Almeno la domenica si riposa?
«Assolutamente sì. E, quando finirà "Reazione a catena", avrò anche il lunedì».
La sua famiglia sarà contenta…
«Sì, anche se noi siamo sempre comunque in contatto sulla nostra chat di WhatsApp. Sono molto critico nei confronti dell’uso eccessivo dei cellulari, e rompo sempre le scatole alle mie figlie perché penso che limitino la loro creatività. Però in questo caso...».
E le sue figlie la guardano in tv?
«Certo, e mi prendono in giro facendo la mia imitazione (ride). Però è grazie a loro che ho scoperto alcuni movimenti e alcuni gesti di cui non mi rendevo nemmeno conto».
Qual è il gioco di "Reazione a catena" che preferisce?
«Non è facile, sono tutti figli! Se proprio devo sceglierne uno, dico “L’intesa vincente” perché è quello in cui vengono fuori le cose più improbabili. Però mi piace molto anche “Quattro per una”, il gioco sulle parole polisemantiche. È scritto molto bene dagli autori: quattro indovinelli per quattro significati della stessa parola».
Se non ne fosse il conduttore, le piacerebbe partecipare?
«Perché no? Ho anche un paio di amici che coinvolgerei volentieri. Tra l’altro, il gioco “Quattro per una” è nato proprio chiacchierando con loro. O, meglio, è nata l’idea originale che poi gli autori hanno sistemato per adattarla al programma».
E andrebbe anche a "ItaliaSì!"?
«Se avessi qualcosa di interessante da dire, sì. E, non per incensare il programma, ma sono convinto che mi sentirei a mio agio, perché le persone da noi non vengono mai ingannate o attirate in una trappola. La televisione a volte può diventare una macchina terribile che può usarti e poi buttarti via. Noi non lo facciamo!».