Marco Liorni: «L’importante adesso è fare squadra»

Il 1˚ giugno debutta con "ItaliaSì! Giorno per giorno" e a fine mese torna con "Reazione a catena". «È quello che consiglio a tutti per uscire da questo momento difficile. Ed è anche il segreto per vincere nel mio quiz!»

Marco Liorni ha tre figli: Niccolò di 25 anni, Emma di 16 e Viola di 10  Credit: © Iwan Palombi
28 Maggio 2020 alle 09:00

Non solo non si ferma. Durante l’estate Marco Liorni raddoppia. Anzi, triplica. Anzi, fa un bel poker di programmi tv. O meglio, un “quasi” poker, perché ai tre programmi che saranno stabilmente in onda, si aggiungono delle puntate (in sostituzione di Eleonora Daniele che va in maternità) di “ItaliaSì! Podio e poi!”, nelle quali racconta come sono andate a finire alcune storie proposte sul podio di “ItaliaSì!”.

Questi due appuntamenti accompagnano i telespettatori fino al primo giugno, quando alle 10 di mattina il conduttore partirà con la sua nuova avventura estiva quotidiana: “ItaliaSì! Giorno per giorno”. A questa si affianca per tutto il mese di giugno la versione tradizionale del programma, che è quella del sabato pomeriggio. In coda, a completare il poker, arriva “Reazione a catena”, dal 29 giugno fino a tutto il mese di settembre. Ma andiamo per ordine e partiamo dalla novità.

Marco, “ItaliaSì! Giorno per giorno” è una declinazione del programma del sabato?
«In un certo senso sì, il podio rimane e potrà ospitare una persona a puntata, a causa delle restrizioni. Abbiamo però scelto un altro simbolo: la finestra. La finestra è il punto di contatto col mondo esterno. Durante tutto questo periodo è da lì che sono entrate nelle nostre case luce, aria, musica, le voci di altre persone. L’abbiamo scelta allora come modalità di narrazione».

Cosa intende?
«Ogni giorno seguiremo delle persone che svolgono lavori che comportano l’interazione con gli altri e ci faremo raccontare la situazione: il medico di base, il parrucchiere, il cassiere del supermercato, il tassista, il cameriere... tutti loro ci restituiranno la fotografia di quello che sta succedendo nel nostro Paese. Semplicemente raccontando ciò che vivono tutti i giorni. L’ambizione è avere un affresco di quello che sta accadendo in Italia in un momento importantissimo, dopo la ripartenza. Sempre con un tono di giusta leggerezza, aprendo ogni collegamento con l’immagine di una finestra».

Avrà dei compagni di viaggio?
«Sì, gli stessi del sabato pomeriggio: Mauro Coruzzi, Rita Dalla Chiesa, Elena Santarelli e Manuel Bortuzzo. Con loro ci sono stimoli di racconto, di commento e di discussione. E poi quattro giornalisti, i nostri inviati sui fatti del giorno».

Se lei salisse sul podio cosa direbbe?
«Mi piacerebbe dire che le generazioni dei nostri figli e dei nostri nipoti si meritano che questo Paese diventi un Paese nuovo, nel senso più profondo della parola. È ora di farlo funzionare bene, perché saranno i nostri ragazzi a pagare i debiti che siamo costretti a fare in questo periodo. E bisogna avere rispetto per loro: investire in scuola, in sanità, in tutela dell’ambiente. Diamo loro delle opportunità».

Come le è venuta l’idea del podio?
«Nel 2015 ero in vacanza a Londra. Ad Hyde Park, nello “Speakers’ corner”, c’era un signore in piedi su una cassetta di legno che arringava la piccola folla che aveva davanti. Lì ho pensato a un programma nel quale le persone potessero dire o raccontare qualcosa al pubblico».

A fine giugno riprende il timone di “Reazione a catena”.
«È una boccata d’ossigeno: è la leggerezza, che poi è quella che ci salva. Ci sarà una scenografia rinnovata per consentire il rispetto delle regole e del distanziamento».

Cosa le piace di più di questo programma?
«Il fatto che il quiz giochi con la lingua, con i significati, con le parole. È bello celebrare in questo modo la lingua italiana, che è quello che ci unisce: la comunicazione, le parole sono il laccio che ci lega agli altri».

Se lei partecipasse al programma quali compagni di squadra sceglierebbe?
«Sicuramente Mauro Coruzzi, che è la genialità, poi Manuel Bortuzzo, che porterebbe la freschezza. Mentre io... farei il portavoce».

Il nome della squadra?
«I “Reazione Sì!”, un miscuglio tra “Reazione a catena” e “ItaliaSì!” (ride)».

In quale gioco si sente più forte?
«Forse nelle catene musicali: quelle le azzecco e potrei essere utile alla mia squadra. A proposito di questo, mi piacerebbe allargare il discorso...».

Prego.
«Penso che sia proprio quello che dovremmo fare noi italiani adesso: più gioco di squadra, ognuno con le proprie competenze. È solo insieme che si vince. Serve una “intesa vincente”, per citare il gioco del programma, per superare questo momento difficile».

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