Il giornalista ci parla del suo nuovo programma di approfondimento al via su Rai3 a fine settembre
Torna, su Rai3, con una nuova missione: indagare "Lo Stato delle Cose" del nostro Paese. Dal 30 settembre, in prima serata, Massimo Giletti ospiterà personalità di spicco del mondo della politica, della cultura, dell’economia e della società per discutere e riflettere sui temi più caldi dell’attualità. E non mancheranno reportage, inchieste e collegamenti. «Non sono mai stato ideologico. Nel mio mondo c’è sempre stato spazio soprattutto per chi la pensava in modo diverso rispetto al potere. Questa trasmissione si adatta bene alle mie corde. Il successo avuto con lo speciale su Ustica (andato in onda lo scorso giugno, ndr) dimostra che il pubblico di Rai3 ha apprezzato molto l’approfondimento. Forse, e dico forse, ho le chiavi per chi guarda questa rete…».
Ma cosa sarà? Un talk classico, un’ “arena gilettiana”?
«Direi un programma variegato con un racconto veloce. Le persone entreranno in questo spazio in modo rapido ma profondo. E sarà uno spazio culturale. La cultura è l’unica cosa che ci libera dalla mediocrità. Io, poi, guardo al futuro e non al passato…».
E per lei il passato è più un fardello o una ricchezza?
«Ho imparato che dai fardelli, dalle tempeste, dalle ferite si approda al miglioramento personale. Lo diceva anche Aristofane (commediografo greco antico, ndr). Cercare la verità, poi, crea molti nemici».
A proposito, per la sua sete di verità e le sue inchieste, vive da anni sotto scorta...
«Dentro di me qualcosa è cambiato. Il peso psicologico e il rischio dell’isolamento sono difficili da gestire. La mia filosofia, però, è lavorare e non pensare. E poi non credo nel concetto “la forza di andare avanti” ma in quello di “andare avanti quando non hai più forze”. Io ho continuato anche da solo. Non molte persone mi sono state vicino».
Scusi se le faccio una domanda più frivola, ma con la guardia del corpo che la segue ovunque, come fa con la sua fidanzata?
«(Ride) Sì, non banalizziamo... La persona che sta con me (lui non ne ha mai parlato ma si dice sia la campionessa di sci Sofia Goggia, ndr) sa che vivo così e quindi si adegua».
Quando è andato via dalla Rai ha raccontato di avere vissuto una grande sconfitta. Anche il distacco da La7 è stato accompagnato da amarezza...
«In Rai ci fu almeno un confronto, molto acceso con l’allora direttore generale. Questa volta, invece, solo un messaggio nella posta elettronica. Ma ormai del mio passato non voglio più parlare».
Questi bruschi addii l’hanno cambiata come persona o come professionista?
«Mi hanno solo migliorato. Oggi, per paradosso, sono grato a chi mi ha cacciato o mi ha costretto a fare certe scelte. Io vado sempre avanti».
Tornando al suo percorso professionale, lei ha lavorato su Rai1 e ora su Rai3.
«Tutto dipende dal tipo di racconto. Il mio è culturale. "Lo Stato delle Cose" è un prodotto pensato per Rai3. Su Rai1 farò degli speciali».
Ma quando è da solo, cosa pensa, cosa sogna, di cosa ha paura?
«Rispondo con una bella poesia di Friedrich Hölderlin (poeta tedesco, 1770-1843, ndr) in cui diceva che “L’uomo è un Dio quando sogna, un mendicante quando riflette”. Ecco, io appartengo alla prima categoria. La mia paura? Temo coloro che dicono di non avere paura. E ho paura degli errori che io stesso posso commettere».