Massimo Gramellini torna con il suo talk “Le parole”

Dall'8 ottobre, in prima serata, ogni sabato su Rai3

7 Ottobre 2022 alle 09:08

L’inizio dell’autunno porta con sé, nella prima serata del sabato di Rai3, la settima edizione del talk show “Le parole”. Tra novità (la giornalista Giovanna Botteri aprirà una finestra su storie internazionali, arriveranno le “parole filmate”, ovvero i servizi) e conferme (Roberto Vecchioni e Saverio Raimondo), Massimo Gramellini ci accompagnerà ancora nella rilettura dell’attualità della settimana. Questo autunno, però, ci porta anche parole “antiche” che oggi sembrano suonare in modo nuovo, non sempre tranquillizzante. Non possiamo che parlarne proprio con Gramellini…

Massimo, la prima parola è “scuola”: sarà in aula che i ragazzi ritroveranno una vera normalità?
«Penso che per loro sia meraviglioso soprattutto tornare a vedersi “di persona”. Io, poi, sposo in pieno la campagna della preside del liceo Malpighi di Bologna che ha deciso che studenti e professori debbano lasciare i telefonini nell’armadietto. Come ha detto, non è una punizione, ma un regalo: il regalo della libertà di spettegolare, di fare uno scherzo al vicino di banco, di non vivere sempre una doppia vita, reale e virtuale».

A casa, invece, basta la parola “riscaldamento” per angosciarci.
«Non possiamo non essere preoccupatissimi dalle bollette. Ma penso anche che viviamo da anni in uno stato di continua preoccupazione: ogni cosa fa scattare il meccanismo della paura. Ecco, vorrei tornare ad avere un po’ meno paura. Sarà freddo? Se anziani e persone fragili avranno bisogno di più attenzioni, gli altri potranno indossare una felpa in più».

La parola “pace” si porta dietro una nuova, pesante attualità…
«La situazione è molto intricata. Se mi permettete una battuta “buonista”, ciò che possiamo fare è cominciare a... fare un po’ di pace dentro di noi. Sui social, per esempio. Smettiamo di difendere accanitamente le nostre posizioni, di rispondere alle polemiche. Sui social nessuno cambia idea, e allora non ingaggiamo risse là dove è inutile farlo».

Riferita all’autunno, anche la parola “Mondiale” (quello di calcio inizia il 20 novembre) per noi è nuovissima, no?
«L’Italia non avrebbe potuto sopportare una tale follia e dunque, per non cambiare l’abitudine di associare i Mondiali all’estate, non ci andremo. Nessuno l’ha capita, ma è stata una mossa di protesta (ride)! Scherzi a parte, credo che i calciofili, quelli che non si interessano al calcio solo per la Nazionale, si appassioneranno lo stesso. E in campo ci saranno tanti giocatori di club italiani. La buona notizia è che i Mondiali del 2026 saranno a 48 squadre: speriamo di riuscire a qualificarci almeno lì»

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