Max Giusti su Nove con «C’è posto per 30?»

Dal 7 ottobre, un nuovo show culinario con trenta giudici che devono decidere dove si mangia meglio tenendo conto della location, del cibo e del rapporto qualità-prezzo

Max Giusti davanti al pullman di «C'è posto per 30?»
5 Ottobre 2018 alle 16:06

Trenta giudici per decidere dove si mangia meglio tenendo conto della location, del cibo e del rapporto qualità-prezzo. Max Giusti e una giuria popolare, divisa per otto tavoli, dovranno esprimere un voto da zero a dieci per stabilire quale ristorante, tra due della stessa città, è il migliore. Tutto questo sarà in «C’è posto per 30?», il nuovo show in onda dal 7 ottobre in prima serata su Nove.

Come si è preparato per il ruolo di “giurato”?
«Assaggiando tanti piatti assieme agli altri giurati. Grazie a questo programma ho imparato a riconoscere i gusti e ad affinare il mio palato».

Avrà messo qualche chilo in più…
«Ho mangiato di tutto, ma per fortuna in modo intelligente. Mangiavo negli orari giusti e senza esagerare».

Come avete scelto i ristoranti concorrenti?
«Abbiamo usato due criteri: il primo è che fossero locali vicini - o dello stesso borgo o della stessa strada - e il secondo è che fossero realmente concorrenti. Siamo andati in ristoranti dove i proprietari da anni si facevano la guerra per “rubarsi” vicendevolmente i clienti…».

Quali sono le città coinvolte e con quale comincerete?
«Partiremo da Parma. Ci vedrete scendere dal pullman e camminare in fila indiana verso i ristoranti. Poi sarà la volta di Roma, Castellina in Chianti (Siena), Milano, Iseo (Brescia), Ascoli, Altamura (Bari) e Castellabate (Salerno)».

Com è composta la giuria popolare?
«C’è il tavolo degli “amici”, dei “pensionati”, dei “millennials”, dei “competenti”, degli “stranieri”. Poi c’è quello dei “fidanzati” e dei “Longo”, una famiglia romana. Al tavolo con me siederanno, di volta in volta, i miei cari amici Giulio Scarpati, Antonello Fassari, Gioia Marzocchi e Maurizio Casagrande. Nella puntata di Ascoli Piceno mi sono portato anche il mio papà perché è originario di quella città».

Seguici