Mia Ceran: «Con Luca e Paolo vivo in una caserma»

La giornalista conduce su Raidue «Quelli che il calcio» la domenica alle 15.30 e «Quelli che... dopo il tg» dal lunedì al venerdì alle 21.05

Mia Ceran, nata in Germania (nella città di Treviri), è cresciuta tra gli Stati Uniti e l’Italia. È laureata in Economia aziendale e parla cinque lingue. Dal 2011 è giornalista professionista
21 Settembre 2018 alle 15:17

Finite le vacanze, Mia Ceran ha ripreso casa in Corso Sempione, negli studi milanesi della Rai. Domenica 16 settembre, con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, è tornata a condurre su Raidue «Quelli che il calcio», mentre lunedì 24, sempre al fianco dei due comici, riprenderà la striscia quotidiana «Quelli che... dopo il tg». Sommando i due impegni, una maratona da un centinaio di puntate da qui a maggio.

Mia, partiamo dalla striscia. Fare la seconda stagione è già una buona notizia...
«Eccome! La conferma è la prima forma di apprezzamento da parte di chi decide. Siamo molto felici. “Quelli che... dopo il tg” è un esperimento che è cresciuto e ha preso la sua forma. Occupiamo uno spazio, quello tra il tg e la prima serata, difficilissimo perché molto affollato e pieno di professionisti. Noi ci collochiamo a metà tra informazione e spettacolo e il mio ruolo è far sì che abbia una sua credibilità pur nella formula dell’intrattenimento. Credo che, almeno in parte, ci siamo riusciti. Ma l’ambizione è di affinarlo e renderlo ancora migliore». 

Risultare credibile accanto a due comici non è un ruolo facile.
«La ringrazio per la solidarietà, ne ho bisogno (ride). Io cerco di navigare in questo mare con l’approccio più naturale possibile, cerco di essere la stessa persona che ero quando facevo i programmi “più seri”, ma poi sono il primo spettatore di Luca e Paolo, quindi mi viene da ridere, non riesco a rimanere seria tutta il tempo. È colpa loro».

Ormai siete un trio.
«La nostra è una convivenza, una co-abitazione coatta, ci vediamo più di quanto vediamo i nostri cari. Ci siamo piacevolmente rassegnati! Scherzi a parte, in queste situazioni il lato umano è fondamentale. Se non andassimo d’accordo, nessuno di noi ce l’avrebbe fatta a firmare per un altro anno. Dietro le quinte c’è allegria e una certa complicità. Sa, io sono il terzo incomodo in una sorta di matrimonio ventennale, impelagata nelle dinamiche del loro rapporto “coniugale”».

Luca e Paolo hanno fama di non essere tipi facili. L’hanno accolta con diffidenza o a braccia aperte?
«Ma quali braccia aperte! Sono stata accolta con uno sguardo del tipo: “Ma tu chi sei? Vediamo che cosa sai fare”. È vero, sono un po’ burberi, ma si deve anche al fatto che sono due grandi professionisti, ci tengono al prodotto che fanno e a come si lavora. Ho imparato che dietro la comicità, dietro una battuta, c’è un sacco di lavoro. Sono un po’ secchiona, quindi quello è stato il terreno su cui ci siamo trovati. Come lavorare? Quanto partecipare alle riunioni e alla scrittura dei testi? Lì è nato il sodalizio, è scattato il sentimento di famiglia. Ma non è stato immediato».

Le fanno molti scherzi?
«Dalla mattina alla sera. Vivo in una caserma dove sono l’unica donna trattata, nel bene e nel male, come se fossi un uomo. Una cosa che da un lato apprezzo, dà un senso di parità e fiducia. Dall’altro, se ogni tanto volessero avere più garbo... Si divertono a scandalizzarmi. Testano su di me tutto quello che non si può dire in tv perché è troppo scorretto. Tutte quelle battute che, quando le fanno, ci diciamo: “Questa non può andare in onda”».

Passiamo a «Quelli che il calcio». Lei sa cos’è il fuorigioco?
«Me lo hanno spiegato così: due ragazze senza un soldo entrano in un negozio e decidono di rubare la borsa più costosa. Una si apposta oltre i tornelli dell’anti-taccheggio e l’altra le lancia la borsa. Quella oltre i tornelli è in fuorigioco (ride)».

Non sono sicuro che al corso allenatori lo spieghino così, ma continuiamo. Diletta Leotta voleva diventare Miss Italia. E lei?
«Volevo fare la giornalista. Ho cominciato giovanissima come stagista alla sede romana della Cnn, per me era l’inizio di un’aspirazione per cui avevo studiato tanto. Poi man mano che sono arrivate le proposte, scoprire altri mondi è diventato allettante. Oggi non mi pongo limiti, non riesco a escludere niente. Se cinque anni fa mi avessero detto: “Lavorerai con la Gialappa’s o con Luca e Paolo” mi sarei fatta una risata».

Quando i fan le chiedono un selfie, cosa le dicono?
«“Dal vivo sembra più giovane!”. È una cosa che un po’ mi dispiace, ma forse se dicessero il contrario sarebbe peggio».

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