Mia e Cesare Bocci: quando padre e figlia si confrontano… in tv

Insieme conducono Imperfetti sconosciuti su Rai3, un talk che parla di differenze e complicità generazionali

8 Luglio 2022 alle 08:21

Lui è Cesare Bocci, volto amatissimo dal pubblico, interprete magistrale di personaggi della fiction e programmi tv. Lei è Mia Bocci, la figlia, 22 anni, neolaureata in Design e comunicazione. Insieme formano l’inedita coppia di Rai3 (il venerdì in seconda serata, il talk si chiama “Imperfetti sconosciuti”) che in studio intrattiene una ventina di giovani con i rispettivi genitori su temi vari: dall’uso dei social network a quelli più tradizionali (le regole, la scuola, le droghe, il sesso).

Com’è nata questa “collaborazione” familiare?
Cesare: «Un paio di mesi fa mi era arrivata questa proposta, l’ho detto a mia figlia e lei mi ha risposto: “Fammici pensare”. Passato un mese mi ha detto: “Papà, ma quel programma?”. Io quasi non ricordavo che cosa fosse».
Mia: «Quando me l’ha proposto l’ho presa male, io sono abbastanza timida. Poi ho pensato che fare un lavoro con papà non fosse un’occasione così scontata».

E poi com’è andata?
Cesare: «All’inizio è stato faticoso, non riuscivo a staccarmi dal ruolo di padre, cercavo di proteggerla, intervenivo per farla sentire a suo agio, ma è bastato poco, ho visto che sapeva come agire e mi ha reso fiero».
Mia: «All’inizio avevo le mie difficoltà di fronte alle telecamere, il primo giorno sono andata in tilt, avevo paura di iniziare, poi papà è venuto in camerino, abbiamo fatto le prove insieme e da lì è andata bene».

Che cosa avete scoperto l’uno dell’altra facendo il programma?
Cesare: «Che Mia ha sofferto di disturbi alimentari: in realtà lo sapevo, si era già confidata. Qualche anno fa, al liceo, ha fatto un anno di studio in America e da quel momento non ha più avuto un buon rapporto con il suo corpo».
Mia: «Sono cinque anni che ne soffro e nel programma ho voluto raccontare il mio punto di vista ora che la situazione è cambiata. La voce nella testa ti rimane comunque, ci vuole tempo per mandarla via, però ho imparato a gestirla e a essere razionale e spensierata con cibo e corpo».

Mia è stata un’adolescente ribelle?
Cesare: «Come tutti ha avuto i suoi momenti di ribellione e di negazione dell’autorità genitoriale, è anche giusto perché così si cresce».
Mia: «Il periodo di fuoco è stato quello intorno ai 16 anni, ne ho fatte passare un po’ a mamma e papà...».

Papà Cesare era severo?
Cesare: «Io ho sempre evitato lo scontro, un po’ per carattere. Una volta Mia mi gelò: “Se mi devi riprendere non ci mettere il sorriso per fare il papà-amico, mettici la faccia”. “Mi sa che sta crescendo”, mi sono detto».
Mia: «Su alcune cose era estremamente severo, c’era poco da discutere, io l’ho sempre saputo, era meglio non farlo arrabbiare».

La regola inossidabile?
Mia: «La scuola! Bisognava frequentare tutte le lezioni, su quello c’era poco da fare».
Cesare: «Ero severo sulla scuola o su alcuni comportamenti, ma la regola di casa era l’onestà, preferivo mi dicesse la verità invece di una bugia. Poi c’è il momento in cui uno è più nervoso o stressato, ma non ho mai toccato mia figlia anche se a volte mi prudevano proprio le mani».

Andavate insieme sul set quando Mia era bambina?
Cesare: «È venuta soprattutto a teatro, me la ricordo ancora, seduta in prima fila con il suo pupazzetto a cui mostrava lo spettacolo».
Mia: «Mi piacevano i musical: da piccola vedevo anche venti repliche. Certi spettacoli li sapevo a memoria, alla fine con tutto il cast e altri amici si andava a cena, e mi piaceva tantissimo».

Come le ha spiegato il mestiere d’attore?
Cesare: «Avrà avuto due o tre anni, c’era una serie in tv dove recitavo, a un certo punto mi hanno sparato e lei mi ha visto morire sullo schermo, era inconsolabile: “Tranquilla, papà è qui!”».
Mia: «Ero piccola e non avevo ancora capito bene il funzionamento della tv, il problema fu che quando gli spararono, in quel momento lui era andato in un’altra stanza! Era sparito e per me fu terribile».

Gli amici di Mia le chiedevano l’autografo?
Cesare: «Per lei è normale che le persone mi riconoscano e mi chiedano autografi, quando è nata io già facevo “Montalbano”».
Mia: «È capitato che qualcuno mi chiedesse l’autografo per la mamma, la zia o la nonna appassionate di “Montalbano”, poi siamo passati anche ai video dove papà saluta!».

Con i fidanzatini com’è andata?
Mia: «Lui e mamma mi hanno sempre dato fiducia, certo papà è geloso della sua figlia unica, ma non è limitante, ci ha sempre scherzato sopra».
Cesare: «Ormai... Ha un fidanzato che è alto un metro e 90! Io la lascio libera di scegliere, l’importante è che sia felice».

E se un domani anche Mia vorrà fare l’attrice?
Cesare: «Il nostro è un ambiente di lavoro come tutti, incontri persone invidiose, che ti vogliono fregare o che ti stanno intorno se gli servi, come dappertutto».
Mia: «All’inizio pensavo che sarebbe stato bellissimo fare l’attrice, ma non avrei mai potuto per vergogna e timidezza, poi quest’anno ho fatto un corso di recitazione e mi è piaciuto. Da settembre vorrei studiare seriamente».

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