“Michela Giraud: La verità, lo giuro!”, un mondo di risate a scuola, in famiglia, fra amici e in tv

Arriva su Netflix con uno show dove lei è sola sul palco davanti al pubblico di un locale. In gergo si dice “stand up comedian”

6 Aprile 2022 alle 10:16

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Michela Giraud, romana, una carriera comica iniziata dopo una laurea in storia dell’arte, un exploit televisivo a “Lol” prima edizione («sono diventata famosa a 34 anni quando ormai spendo i soldi in maniera oculata, in ciabatte ortopediche, voltaren e valeriana») e svariati altri lavori nel curriculum («televisione, cinema, web, mi manca solo il carcere di Rebibbia e ho visto tutto»), ora conquista un meritato spazio su Netflix con uno show dove lei è sola sul palco davanti al pubblico di un locale. In gergo si dice “stand up comedian”.

Per tutto il tempo c’è solo lei con il microfono, giacca con spalline a punta e short, entrambi neri tempestati di pailettes, e si esibisce in un lungo divertente monologo. Un’ora filata in cui si ride molto, ci si intenerisce pure, al racconto della sua vita: la maestra Pina, la danza classica, le vacanze, il sesso, la taglia 46 («non propriamente filiforme» è il refrain ricorrente), il timor di Dio, i premi per la satira, gli odiatori sui social, gli anziani al negozio di alimentari, la lapide e sempre e soprattutto la famiglia. Titolo dello show: “La verità, lo giuro!”, disponibile su Netflix dal 6 aprile.

La domanda sorge spontanea: è tutto vero quello che racconti?
«Preferisco chiamarlo verosimile. Quando sei comico al pubblico non interessa se quello racconti sia vero, ma che tu sia autentico. È il pretesto per far entrare nel tuo mondo delle persone che poi condividano quel mondo con te».

Il papà che si vergogna di quello che dici al pubblico esiste?
«Io vengo da una famiglia borghese dove hanno il dono dell’ironia, i miei genitori fanno molto ridere, mia mamma è una biologa, mio papà un ammiraglio, il nonno era professore alla Corte dei Conti: sono tuttavia persone che hanno fatto della discrezione e del rigore estremo uno stile di vita. Deve essere complicato per loro assistere a un mio spettacolo!».

C’è un mix di episodi del passato e avvenimenti del presente: ogni cosa che vivi la vedi (o rivedi) in chiave comica?
«È il dramma di noi comici, trovare sempre un certo lato delle situazioni. Le cose che racconto non sono leggere, ma essere comico significa cercare la giusta distanza dalle cose, ti aiuta a non abbandonarti al rancore o alla rabbia, sentimenti che tutti proviamo e che ci potrebbero abbattere».

Ti esibisci sul palco dal 2015. Come sei cambiata in questi anni?
«C’erano cose che prima non volevo dire e fare e non volevo raccontare, come la parte della danza e soprattutto quella di mia sorella (ha la sindrome di Asperger, ndr).».

E poi cosa è successo?
«Ho fatto i conti con questa cosa: quella tematica lì devi essere molto forte sia di testa sia come performer per poterla gestire. Alla fine sono molto felice di come è venuta. Questo è uno spettacolo per chi non ti conosce dove ti metti a nudo e ti presenti, ma è buono anche per chi ti conosceva prima, ti rende accogliente».

Lo show sarà proposto da Netflix in 190 paesi, un’occasione per molti che non ti conoscono.
«Con Netflix è come quando giochi in Champions, l’opportunità è incredibile. Onestamente non riesco a capire come una persona di Ottawa o di Hong Kong o Lisbona possa guardarmi. Io nella vita penso sempre che nessuno guardi quello che faccio e così mi tutelo dal fallimento».

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