“Michelle Impossible”: due super serate su Canale 5

Lo show si chiama "Michelle Impossible", ma dopo 25 anni di successi per lei nulla è impossibile: ballare, cantare, recitare, prendersi in giro

Michelle Hunziker  Credit: © Pierpaolo Ferreri
16 Febbraio 2022 alle 08:11

Michelle la superstar! E come dire di no: sono passati 25 anni di successi da quell’estate del 1997 in cui “Paperissima Sprint” ci catapultò in casa questa nuova conduttrice bella, brava e dall’energia inesauribile… Però c’è anche Michelle la compagnona: sempre pronta a scherzare e a ridere, in primo luogo e soprattutto di se stessa! Perché non metterle insieme in una doppia prima serata “a tutta Hunziker” e vedere che cosa succede?

Canale 5 lo fa, con una produzione Rti in collaborazione con Ballandi Multimedia: appuntamento il 16 e il 23 febbraio con “Michelle Impossible”, dove è chiaro il riferimento ai film “tutta azione” con Tom Cruise. Ma di “impossibile” che cosa c’è? Lo show, o la protagonista? Giriamo il dilemma a lei, e Michelle Hunziker risponde a modo suo, senza esitazioni: «“Michelle Impossibile” è una “missione impossibile” in sé, in un momento ancora incerto, in cui fino all’ultimo non sai se chi hai invitato verrà o ti dirà che purtroppo è positivo… Ma io so che ho messo insieme una grande squadra, e quindi il paracadute c’è, e poi, che ve devo di’, devo essere brava io!».

Brava a fare che cosa?
«Canterò, ballerò, presenterò, ca**eggerò: butteremo dentro tutto quello che fa intrattenimento. Verranno amici e colleghi importanti per la mia vita. Ma non aspettatevi una celebrazione: sarà come una festa casalinga, dove gli ospiti verranno anche a “dissacrarmi”, rompendomi le scatole e raccontando storie mai sentite».

Chi suonerà il campanello di casa sua?
«Nella prima serata ci saranno Eros Ramazzotti, Maria De Filippi, Ilary Blasi, Gerry Scotti, il Mago Forest, la Gialappa’s Band, Serena Autieri; nella seconda, Silvia Toffanin, Ambra Angiolini, J-Ax, Nicola Savino, Anna Tatangelo, Rita Pavone, Andrea Pucci, e, in entrambe, mia figlia Aurora, Katia Follesa e Michela Giraud».

Torniamo all’“impossible”: lei si sente “impossibile” in qualcosa? E c’è qualcosa che le risulta “impossibile”?
«Impossibile io? Proprio no. A me piace davvero stare in mezzo alla gente, fare casino. E neppure credo che ci siano cose per me impossibili: sono abituata a sognare alto, ad alzare sempre l’asticella. Per me è come nei film della saga “Mission: Impossibile”: si chiamano così, ma alla fine Tom Cruise la porta sempre a casa, e io sono abbastanza matta da pensare di realizzare anche cose impensabili. Mi riferisco alla legge del “codice rosso” che abbiamo scritto con Doppia difesa, la fondazione che ho costituito con l’avvocata e senatrice Giulia Bongiorno. In un momento in cui non c’era ancora un governo, ho fatto firmare a tutti i probabili leader politici una lettera in cui si impegnavano a fare passare questa legge di tutela delle vittime di violenza. Non ci credeva nessuno, e invece nel 2019 è stata approvata. È chiaro che tutto questo è lontano dall’intrattenimento, ma io vivo così, con l’idea di affrontare progetti impossibili e realizzarli».

Venticinque anni di televisione, 45 anni d’età appena compiuti, questo non può che essere anche uno show di bilanci. Io la ricordo nel 1995 alle prese col successo della pubblicità di una marca di intimo, “Roberta”: com’è che una modella “qualunque” diventò Michelle Hunziker?
«Ma pensa te! Avevo 18 anni, vagavo nell’incertezza della vita e a Milano mi ero buttata a lavorare per pagare l’affitto a fine mese… Fare la modella però non mi entusiasmava, mentre amavo i rapporti che si creavano con le persone, perché sono sempre stata una “scema” così, una compagnona, perciò, quando nella mia agenzia aprirono un settore “televisione”, ho iniziato a partecipare ai casting. Ma sono scivolata dentro alla tv anche per colpa di quella campagna: s’era creato così tanto interesse attorno alle mie natiche che mi invitavano nelle trasmissioni».

Vuole riguardare con noi cinque show che le hanno segnato la vita e dirci la prima cosa, la prima emozione che le viene in mente? Partirei da “Zelig”…
«La rivelazione!».

Poi “Striscia la notizia”…
«La fidelizzazione con il pubblico».

“Paperissima”…
«Distinguiamo: prima c’è stata “Paperissima Sprint”, ed è stato il momento in cui una persona come Antonio Ricci ha davvero creduto in questa povera svizzera con l’accento tedesco; a “Paperissima” con Gerry Scotti, invece, ero già avanti con i lavori».

Il doppio Festival di Sanremo, nel 2007 e nel 2018…
«Nel 2007 l’incredulità di fronte alla conduzione con Pippo Baudo, e poi poca maturità, emozione a palla… Il Festival del 2018, invece, è il momento in cui ho capito come mettere le priorità al posto giusto e quindi me lo sono proprio goduto».

E finiamo con “All together now - La musica è cambiata”…
«Una grande festa con un team pazzesco. Nella mia testa è abbinato all’hashtag “divertimento”».

Poi è venuto anche il successo di “All together now kids”: lei ha un feeling fortissimo con i bambini…
«Se avessi potuto, avrei fatto dieci figli. Per me i bambini (e gli animali) sono la linfa vitale».

Come “bellona”, invece, non si è proprio mai vista?
«Zero! Negli Anni 90 ogni tanto mi spogliavo, ma erano gli altri a farmi credere che corrispondevo ai cliché desiderati dall’esterno. Dentro mi percepivo totalmente diversa e ho cercato di fare uscire questa natura. Per me la sensualità è una cosa pudica e privata».

Parliamo del leggendario entusiasmo di Michelle Hunziker… Non si è mai sentita eccessiva?
«Quando ero molto giovane ho sofferto parecchio le critiche di chi mi diceva che ridevo troppo. Però ho scoperto che riso e pianto sono scatenati dallo stesso muscolo, e penso di essere una di quelle persone che ridono invece di piangere: certe volte, quando mi sentivo inadeguata, emozionata, colpita, quando sentivo dentro cose molto importanti, poteva capitare che ridessi… Ma è la mia natura e non ci posso fare niente. E poi io sono un “cuor felice”, ho sempre amato la vita e mi sveglio ogni mattina con gratitudine. Questo “cuor felice” mi ha sempre fatto volare abbastanza alto, e quindi no, non mi sento colpevole di eccesso di allegria».

Ha appena concluso una stagione di “LOL” in Germania: sarà stata eliminata subito…
«Andrà in onda ad aprile e quindi non vi posso dire nulla… Se non che ho riso moltissimo quando mi hanno chiamata, perché ho detto: “Voi siete degli autolesionisti! Mi pagate per farmi uscire dopo un minuto?”. Comunque è stata un’esperienza interessante e abbastanza traumatica: ho vissuto il non poter ridere come un dolore fisico. Le giuro che, alla fine della registrazione, quando finalmente sono andata a cena con Laura Barenghi, la mia storica truccatrice, mi sono ritrovata in un tale momento di depressione per aver represso così tanto il riso che mi sono messa a piangere».

In “Michelle Impossible” dividerà la scena con sua figlia Aurora Ramazzotti. Parlandone da collega, che cos’ha Aurora che lei, alla sua età, non aveva?
«Quel che lei ha e io non avevo è la differenza che c’è tra chi ha il vero talento e chi deve lavorare come una bestia per ottenere qualcosa. Aurora ha un talento innato pazzesco, una presenza scenica incredibile, e soprattutto non ha paura di niente, mentre a me ancora oggi viene l’ansia. Io sono una di quelle persone che non hanno particolari doti, ma ho superato tanti con più talento di me probabilmente perché mi sveglio alle 6 e non mollo l’osso neanche se mi uccidi, e sono una che ancora studia ogni giorno».

Lei sognava di fare cinema: mi pare che questo sia un progetto che invece non ha poi coltivato.
«Quando Aurora aveva un anno, sono andata a Los Angeles a studiare recitazione (avevo una vera passione!) e ho anche fatto alcuni provini. Poi, tornata in Italia, mi arrivò la proposta di condurre “Zelig”, così prima ho guardato i biglietti aerei che mi dovevano riportare a Los Angeles, poi ho guardato la faccia di Claudio Bisio e mi sono detta: “Ma sai che c’è? Che puntiamo sull’Italia!”. E per fortuna è stata la scelta giusta».

Rimarrà comunque nella storia come protagonista femminile di un film di culto, seppur non proprio positivo, come “Alex l’ariete”…
«Eccome! E ne parleremo a “Michelle Impossible”! Questo è uno show confezionato per farmi massacrare su tutte le cavolate che ho fatto, e vedrete cosa diranno di questo film bellissimo e importantissimo (ride)».

Ma quando era sul set, ci credeva?
«Ma sta scherzando!? Il regista era Damiano Damiani! La produzione era Cecchi Gori! C’era un mito come Alberto Tomba che aveva appena lasciato lo sci! E io avevo 21 anni! La cosa era super seria! Il problema è che nessuno aveva capito che doveva essere un film comico… Avrebbe avuto un successo pazzesco!».

Seguici