Morgan: «E ora vi spiego Modugno, Bindi, Battiato e Battisti»

Torna su Rai2 con "Stramorgan", una maratona di quattro serate per raccontare la canzone d’autore italiana a modo (molto) suo

10 Aprile 2023 alle 08:20

Domenico Modugno, Umberto Bindi, Franco Battiato, Lucio Battisti: li conosciamo bene, no? Verrebbe da dire “sì”, senza pensarci. E invece potrebbe essere un “forse”… Morgan è così convinto che ci sia ancora tanto da capire e da ascoltare su questi colossi della nostra canzone d’autore, che per dimostrarcelo ci invita su Rai2 per le quattro seconde serate di “Stramorgan”. In onda per quattro giorni di fila, da lunedì 10 aprile.

Morgan, dobbiamo prepararci a uno spettacolo oppure a un “corso di recupero”?
«Sarà uno spettacolo libero da rigidità e tempi cronometrati, fatto da chi è abituato a vivere sul palcoscenico con naturalezza, unendo alla musica il ragionamento e il dialogo».

Perché ha scelto proprio questi quattro “protagonisti”?
«Perché sono “imperfetti”, come questo spettacolo. Io penso che la vita sia perdere, non vincere, e questi sono eroi che hanno vissuto e dunque hanno perso. In “Vecchio frack”, per esempio, Modugno perde corpo e anima: gli rimangono solo i vestiti. Battisti perde l’immagine, il rapporto col pubblico, la notorietà, la melodia, per entrare in un mondo tutto concettuale e fare, prima di morire, cinque dischi assurdi. A ognuno di loro ho collegato un alter ego: Elvis Presley per Modugno, Brian Eno per Battiato, David Bowie per Battisti e Freddie Mercury per Bindi».

Mercury per Bindi? Davvero?
«Certo, lui è il nostro Freddie Mercury. Oggi si parla tanto di libertà, di identità di genere, ma a Bindi l’omosessualità costò la vita e la carriera. Se fosse nato in Inghilterra vent’anni dopo sarebbe stato Freddie, appunto. Gli è molto simile come espressività, energia ed estetica, e io farò vedere e sentire, come “prova del 9” di questo collegamento, che Mercury avrebbe potuto cantare le canzoni di Bindi e viceversa».

È pronto alle critiche?
«Ho già subito molte gogne, ho già attraversato l’inferno delle condanne. Ma ormai ho una corazza, non una pelle: sono sopravvissuto a cose che altri, secondo me, non avrebbero retto, a un calvario che è il prezzo da pagare per essere persone libere. Se ci saranno critiche intelligenti, saranno ottimi spunti di dibattito e miglioramento. Le offese, invece, si qualificheranno da sé».

Al suo fianco ci saranno una band, un’orchestra, composta di talenti provenienti dai nostri Conservatori, e Pino Strabioli…
«Pino è una presenza conciliante e confortante, e permette la messa in scena di questa piccola rivoluzione… Beh, forse è un po’ presuntuoso parlare di “rivoluzione”: diciamo che è la soddisfazione di una voglia di espressione libera. Per capire com’è Pino, pensi che quando gli ho detto che il titolo sarebbe stato “Stramorgan”, ha reagito subito così: “Fantastico! Super Morgan! Mega Morgan!”. Ho dovuto spiegargli che il senso, invece, era proprio “Strabioli e Morgan”...».

Non mancheranno poi gli ospiti. Qual è il primo a cui ha pensato?
«È una persona con cui ho avuto molto a che fare, perché ha iniziato con me, e che ho criticato anche recentemente. Volevo capire se aveva compreso le mie parole o se ne fregava, se era intenzionato ad approfondire. È Marco Mengoni. Però non ha accettato. Ecco, io parlo solo di non-ospiti».

Me ne dica un altro, allora.
«Madame. Anche su di lei ho usato parole che non sono piaciute. Prima ha detto che sarebbe venuta (perché il nostro dialogo non si era interrotto), poi mi ha rivelato che le mie critiche bruciavano così tanto che non avrebbe partecipato. Le ho chiesto scusa, e devo dire che mi dispiace molto: con lei ci sarebbe stato qualcosa di grande».

Torniamo ai quattro “eroi” scelti per “Stramorgan”. A parte i loro alter ego internazionali, di cui ci ha già parlato, a quali artisti italiani di oggi li collegherebbe?
«La rivoluzione che ha fatto Modugno, come cantante, autore e personaggio, non è replicabile, però Mengoni lo interpreterebbe molto bene: l’avevo chiamato per questo. Bindi oggi è Francesco Sarcina delle Vibrazioni, Battisti è Federico Zampaglione, mentre Battiato potrebbe essere Giovanni Caccamo».

Ho una curiosità: qual è stata la prima canzone che le ha dato felicità?
«So che fin dal primo giorno di vita i miei genitori hanno capito che smettevo di piangere appena sentivo musica, quindi la canzone sarà quella che ho sentito quel giorno. Come pezzo proprio mio, invece, pensando che da bambino amavo il rock ’n’ roll, credo che sia stato “Good golly Miss Molly” di Little Richard, un disco che aveva mio padre. Però c’erano anche i Talking Heads di “Psycho killer”».

È un disco del 1977, lei aveva 5 anni: è possibile?
«Certo. Anzi, ovvio».

Strabioli: «Amo il suo entusiasmo, lavora anche di notte»

La domanda non può che essere: affiancherà Morgan per domarne l’impeto o per aizzarlo con domande e contrappunti? «Diciamo che fondamentalmente sono sedotto da lui» ci risponde Pino Strabioli. «Del resto, non ho manie di protagonismo: mi piace essere al servizio del racconto e adoro ascoltare». Abituato a duettare con personalità forti, da Maurizio Costanzo a Patty Pravo (con cui è in tournée teatrale con “Minaccia bionda”), come vede il Morgan di oggi? In cerca di rivincite o…? «In lui non ci sono né rabbia, né voglia di “riscatto”, ma solo idee ed entusiasmo. Mi messaggia alle 3 di notte per dirmi che ha pensato a qualcosa di nuovo! In un momento in cui molto viene fatto con la mano sinistra, Morgan è una mente accesa».

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