Il giornalista è tornato a condurre il suo talk show su Rete 4
Partenza sprint per “Quarta Repubblica”: il programma di Nicola Porro su Rete 4 nella sua prima puntata ha superato gli ascolti della scorsa stagione. Il motivo? Oltre all’approfondita analisi politica che caratterizza la trasmissione, c’è stato un annuncio in diretta che ha lasciato tutti a bocca aperta: l’ex presidente della Liguria Giovanni Toti ha detto addio alla politica per tornare a fare il giornalista. Un colpo di scena che ha mandato in tilt i social e ha fatto schizzare in alto gli ascolti.
Si aspettava un’accoglienza così calorosa del pubblico, nonostante fossimo ancora in estate e in un periodo di ripresa della politica?
«La prima puntata è stata una bella sorpresa. Se consideriamo che abbiamo superato i numeri della prima puntata della scorsa stagione mi viene da pensare che questo risultato è pazzesco. Per quanto Giovanni Toti sia un personaggio conosciuto, non pensavo che il suo annuncio di voler tornare al giornalismo facesse tanto clamore».
Aveva avuto qualche segnale da Giovanni Toti?
«C’erano in studio con me il direttore di “Il Giornale” Alessandro Sallusti e la giornalista di “Il Fatto quotidiano” Ilaria Proietti. Qualche minuto prima della trasmissione Toti mi aveva anticipato qualcosa, e sono rimasto sulle prime abbastanza spiazzato».
Torniamo al programma. Come fa a gestire colpi di scena o dichiarazioni inattese?
«La mia reazione è del tutto naturale perché io sono realmente interessato e incuriosito da quello che chiedo: la situazione imprevista colpisce il pubblico così come sorprende me».
Lei è sempre stato diretto e schietto, o è un’attitudine che ha sviluppato nel tempo?
«Sono sempre stato così e non voglio perdere nel tempo questa mia caratteristica. Il mio vero incubo è di perdere il contatto con la realtà, che per noi giornalisti non è un bel segno».
A memoria, qual è la domanda più imbarazzante che ha mai fatto a un politico?
«Credo di non averne mai fatte, anche perché non metto mai il naso nei fatti privati. Quello invece che mi interessa molto è capire come vivono i politici o i grandi personaggi. Scoprire le abitudini che hanno a casa, con i familiari, con gli amici».
Il conduttore di un talk show è un arbitro, un provocatore o un opinionista?
«Mi rispecchio in questi tre ruoli. Divento arbitro quando noto che il parterre di ospiti è squilibrato, invece mi trasformo in provocatore e opinionista quando non esce una posizione o un parere importante dagli interlocutori, e quindi c’è bisogno di vivacizzare il dibattito. Io ho cominciato da giovane proprio con il ruolo di opinionista ad “Annozero”, ospite di Michele Santoro. È un ruolo che conosco bene».
C’è un’intervista o un’inchiesta che ricorda con affetto?
«Quella realizzata l’anno scorso con Elon Musk (cofondatore e capo di aziende innovative come Tesla, che produce auto elettriche, SpaceX, specializzata in aerospaziale, e X, la nuova versione del social network Twitter, ndr). È stato un incontro interessante. Trascorrere tre ore con lui mi ha arricchito molto».
C’è qualche argomento che preferisce evitare di trattare in tv?
«Il sesso. Ho studiato 13 anni dai gesuiti e, nonostante io sia completamente laico, dentro di me c’è ancora un lato conservatore. Sinceramente parlare di questo argomento in televisione mi mette un po’ in imbarazzo. Non saprei come definirlo. Comunque credo che ci voglia pudore, ecco».
Con gli impegni che ha, riesce qualche volta a ritagliarsi un po’ di tempo per staccare la spina e dedicarsi completamente alla famiglia?
«Sì. Quest’anno ho chiuso la puntata del 22 luglio e il giorno successivo sono partito con mia moglie (Allegra Galimberti, ndr) e con i miei due figli Ferdinando e Violetta (rispettivamente di 17 e 14 anni, ndr). Siamo stati 40 giorni in giro per il mondo, tra il Giappone, la Thailandia e l’America. Solo noi quattro, è stato veramente bello».
È un papà ansioso o, per usare un’espressione dei ragazzi di oggi, “super chill” (ovvero calmo e tranquillo)?
«Sono nella media (ride). Il problema degli adolescenti e dei ragazzi in generale è l’uso smodato degli smartphone. Quest’anno ho mandato i miei figli in Perù con un’associazione che si occupa di assistenza a persone povere. A parte aiutare gli altri, quest’esperienza ha tolto loro il cellulare per 30 giorni: già mi ritengo molto contento che non abbiano molta dimestichezza con Instagram e TikTok, almeno che io sappia...».
Quali sono le passioni in comune con i suoi figli?
«Con Ferdinando condivido lo sport: giochiamo insieme a tennis e andiamo a sciare. Con Violetta, invece, mi diverto a fare i compiti».
E la sua adolescenza com’è stata?
«Non ero per niente ribelle. Sono cresciuto in una famiglia in cui mia madre era psicologa e mio padre agricoltore. Io e mio fratello eravamo proprio due ragazzi tranquilli».