Nicola Savino: «Sono una Iena da stadio, ma poi a casa…»

È di nuovo alla guida del mitico programma di Italia 1, sempre accanto ad Alessia Marcuzzi

Nicola Savino
26 Febbraio 2020 alle 14:32
Premessa. Nicola Savino è «buono come il pane», parole sue. Lo ripete spesso, a mo’ di alibi o di attenuante. Anche perché subito dopo conia la massima: «Chi va con le iene impara a “ieneggiare”». E proprio in versione “iena”, archiviata la pausa invernale dello show e la parentesi a Sanremo (Savino ha condotto su RaiPlay “L’AltroFestival”) lo ritroviamo su Italia 1, ogni martedì sera, accanto ad Alessia Marcuzzi.

Savino, quante puntate de “Le iene” ha condotto in studio?
«Come conduttore una settantina».

E dietro le quinte?
«Come autore, tante. Ho perso il conto. Per cinque anni, dal 1998 al 2002. Allora scrivevo i testi per Simona Ventura, Fabio Volo e Andrea Pellizzari».

Com’è stato il passaggio da dietro a davanti la telecamera?
«Non ci pensavo assolutamente, è stato casuale. Non è avvenuto da un giorno all’altro, ma è stato progressivo. Nelle prime edizioni de “Le iene” avevo anche fatto qualche servizio».

Savino in campo.
«Ero truccato e facevo una goffa imitazione di Silvio Berlusconi e di Maurizio Costanzo, ma io ho i lineamenti marcati e il travestimento non funzionava. La gente si chiedeva solo: “Ma chi è questo che imita Berlusconi e Costanzo?”».

Invece da conduttore che cosa ha imparato?
«Sostanzialmente a “Le iene” per lavoro colpisci a destra e a manca. Da autore è più facile far dire qualcosa di tremendo a qualcun altro. Quando, invece, sei il conduttore e certe cose le devi dire tu, subentrano un po’ di remore. Però devi superarle. Anche perché talvolta capita di fare una battuta cattiva su un amico».

Ci faccia un esempio.
«Metti che devi scherzare sulla tintura di capelli di qualcuno, mi spiace poi che dall’altra parte ci siano delle suscettibilità. Ma se conduci “Le iene” e ti fai frenare dal senso di colpa, sei finito. Devi andare dritto. Anzi, dirò di più: se qualcuno non ci rimane male vuol dire che non stai facendo bene il tuo lavoro».

Ha mai chiesto scusa?
«È capitato che qualcuno mi dicesse: “Ho saputo che mi hai preso in giro!” e lì per lì mi è spiaciuto. Preferisco sempre prendermela con il più potente, piuttosto che con il poveraccio o con un amico. Preferisco ironizzare senza pietà sul presidente del Consiglio, il Papa o il Presidente degli Stati Uniti».

Da 1 a 100 quanto è iena?
«Abbastanza, anche se normalmente tendo ad appianare le asperità e gli scontri. Di sicuro ho ben chiaro che “Le iene” sono il programma che mi somiglia di più. Usa il sarcasmo e l’ironia come modo di comunicare. È quello che faccio tutti i giorni in radio a ”Deejay chiama Italia”».

Iena a “livello 1”: quando?
«A casa, in famiglia. Ovviamente anche lì dipende... Da genitore, ogni tanto capita di arrabbiarsi».

Invece iena a “livello 100”: quando?
«Allo stadio do il peggio. Altro che iena, lì non capisco più niente. Ho avuto degli “infortuni da tifoso” neanche giocassi io: mi sono slogato una spalla diverse volte, sono caduto per applaudire e ho fatto certi movimenti bruschi dopo un gol tanto da finire dal fisioterapista».

Gli inviati de “Le iene” cosa hanno in più di lei?
«Molto coraggio, molta resistenza fisica, molta lucidità. È come essere un centometrista. Se esce il presidente del Consiglio e gli devi dire qualcosa, devi farlo in fretta, in maniera chiara e con una selva di microfoni davanti».

Davide Parenti è il papà de “Le iene”. Quando l’ha visto al massimo della “ienaggine”?
«Lui è un trascinatore, si esalta quando c’è qualcosa che lo accende e che esce dalle solite dinamiche. Mi viene in mente un momento di grande esaltazione per lo scherzo fatto al giornalista Marco Travaglio con il figlio che fingeva di voler partecipare al “Grande Fratello”. Mi scrisse persino Jovanotti dicendo che quello scherzo era un trattato fra padre e figlio».

A parte “Le iene”, qual è il programma più popolato di iene in cui ha lavorato?
«“L’isola dei famosi”. Bisogna pur dire che lì la fame rende “iene”. È stato un gran divertimento condurlo. Io mi placavo con il Mago Otelma, parlando come lui, con il suo italiano aulico».

In questi anni chi ha visto trasformarsi in una vera “iena”?
«Pif. Era, ed è, buono come il pane, come me. Ma con gli anni è cambiato. Del resto chi va con le iene impara a “ieneggiare”, a essere sarcastico, a non avere paura della satira. È matematico».

Se non fosse iena che animale vorrebbe essere, e perché?
«Un leone. Gode di grande rispetto, se nessuno gli rompe le scatole, è tranquillo e mansueto».

Mansueto il leone?
«Quest’estate ho visto il leone in Sudafrica, viveva in branco, con la famiglia e i cuccioli, dormiva tutto il giorno. Se non sapessi che è un pericoloso predatore, l’avrei scambiato per un gattone gigantesco. Vorrei che la mia vita fosse così».

Gioco della torre: è più iena Bugo o Morgan (protagonisti di una memorabile lite a Sanremo)?
«Morgan! Bugo, così alto, è più una giraffa».

Linus o Amadeus?
«Linus nettamente!».

Sua moglie Manuela o sua figlia Matilda?
«Matilda: è una ienetta. Ahimè ha 14 anni, è un’adolescente e in questo momento qualsiasi cosa faccio, sbaglio».
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