Torna alla guida del programma di Italia 1 con Alessia Marcuzzi: «Sono carichissimo!»
Per un “vespista” come lui, abituato a muoversi sulle due ruote, la pioggia che in questi giorni è scesa su Milano è una calamità che lo indispone. Ma basta chiedergli del suo rientro a “Le iene show” accanto ad Alessia Marcuzzi (da martedì 6 ottobre su Italia 1, appuntamento che raddoppia con l’edizione del giovedì condotta dagli inviati) perché a Nicola Savino torni il buonumore.
Nicola, quanto sei carico?
«Moltissimo, perché è la prima volta che capita dopo un isolamento forzato. Ci sono stati miei colleghi che hanno tenuto la saracinesca aperta anche nei mesi più duri, con tante difficoltà. Ma ora torniamo in studio con tutte le precauzioni e sono felice! Io sono pluri-tamponato e anche Alessia, che è sotto la bolla di “Temptation Island”».
C’è ancora quel filo di ansia da prestazione, nonostante tu sia ormai un conduttore navigato?
«Questa volta sì, è come avere saltato un’annata sugli sci e quando te li rimetti ti chiedi se sarai ancora capace di usarli. Questa volta me lo chiedo anche io».
La notte del 5 ottobre la passerai sereno?
«Dormirò tranquillo, ma sarà molto emozionante il primo giorno. Soprattutto durante la sigla iniziale: quando la voce di Fiorello scandisce i nostri nomi, io e Alessia ci guardiamo e nei nostri occhi leggiamo un’emozione che non cambia mai, anche dopo tanti anni, ed è il motore di tutto. Certo, con il pubblico è più bello, l’applauso è una bugia a cui credi sempre. Io per primo. Ma anche se quest’anno non ci sarà, siamo entrambi eccitatissimi».
Hai detto che la voce che annuncia i vostri nomi è quella di Fiorello?
«È un segreto che svelo solo a voi di Sorrisi. A lui fa piacere farlo e ci manda un vocale con il cellulare all’inizio di ogni stagione. Lo fa dal 2010. Mentre prima, a partire dal 1998, la voce è sempre stata la mia».
Invece la mattina dopo, quando arrivano gli ascolti, come stai?
«Male, non sono il tipo che dice non mi interessa. Io sono sempre stato competitivo. È una cosa che guardo. Sempre. Alle 10 ho il batticuore. È inutile fare finta che non sia così e non credo a tutti quei colleghi che dicono che ciò che conta è fare un buon lavoro. Io sono realista ed è importante fare buoni ascolti, soprattutto le prime puntate. Tra l’altro quando escono i dati io sto per andare in onda su Radio Deejay e arrivo a staccare il telefono per non distrarmi e li guardo durante la pubblicità. È proprio vero che gli esami non finiscono mai…».
In effetti. Sono pure iniziate le scuole. Com’era per te tornare sui banchi?
«Brutto, perché, come si dice, è meglio non studiare, stare in vacanza e al sole che in città, sui libri e sotto la pioggia. Poi è ovvio, c’è dell’altro nella scuola: gli amori, gli amici, la socialità. Quella che adesso i ragazzi come mia figlia Matilda hanno ritrovato, anche se lei dice che era meglio a casa. Ma si vede che non è così».
Per fortuna che all’epoca nostra i banchi non avevano le rotelle…
«Sono felice di non averli avuti, sarei stato molesto per me e per gli altri, usandoli come autoscontri».
Con Alessia vi siete già incontrati per fare le prove o andrete un po’ all’avventura?
«Facciamo una prova che è sempre un disastro, per quanto mi riguarda: quella dei balletti. Alessia, che non è esattamente Roberto Bolle in gonnella, fa una bellissima figura solo perché ha me accanto! Ma è un momento di grande cameratismo, si sta insieme, si ride molto, anche dei propri difetti».
Che edizione sarà questa?
«Il Covid ci ha insegnato ancora di più a vivere il presente, ma per noi era già così: sapremo solo il pomeriggio del 6 ottobre che puntata sarà. Alcune volte entrano dei servizi la sera stessa. È una macchina che non si ferma mai. Come in fonderia. Arrivano servizi anche mentre siamo in onda. Quando chiediamo: “Cosa c’è adesso?” è perché a volte non lo sappiamo neppure noi».
C’è un servizio che vorresti proporre, visto che hai fatto l’autore per tanti anni?
«È difficile che ci sia un argomento non toccato dalle nostre iene, dato che vanno in onda circa 15 servizi a puntata, due volte la settimana. Però mi piacerebbe fare una cosa piccola, ma molto difficile da documentare: detesto quelli che, siccome non hanno voglia di differenziare a casa, buttano la loro pattumiera nel cestino per strada. In apparenza è un piccolo peccato, però è indicativo di un egoismo e di una mancanza di senso civico insopportabili. Ho chiesto agli autori di realizzarlo e mi hanno risposto che se voglio posso fare io gli appostamenti giorno e notte. Mi sa che cercherò dei volontari».
Questo periodo ti ha reso più iena o più gattone?
«Mi ha reso più iena i primi tempi. Sono ipercinetico, mi piace muovermi, camminare e non poterlo fare, perché le regole si seguono, mi ha fatto arrabbiare. Ma il ricordo di quella privazione della libertà mi ha insegnato ad apprezzare tutte le volte che un soffio di vento o un raggio di sole mi arriva in faccia, oppure le gocce di pioggia mi cadono addosso».