Conduce su Raiuno Superbrain e racconta a Sorrisi la sua idea di intelligenza

Secondo Paola Perego l’intelligenza è…?
«Un insieme di sensibilità, di umiltà e di saper stare al mondo. Una persona intelligente sa stare al proprio posto, osserva molto, non è mai fuori luogo, deve a volte ammettere di non sapere e così continua a osservare e a studiare. Per andare avanti ci vuole anche curiosità, comunque, se non sei curiosa è durissima».
Venerdì scorso è tornata a condurre su Raiuno «Superbrain», gara fra concorrenti dai cervelli eccezionali; chi le è rimasto più impresso delle diverse edizioni?
«Ne scelgo uno proprio dalla puntata appena andata in onda: quel signore che si è fatto sotterrare sotto una tonnellata di ghiaccio per dieci minuti, una condizione in cui chiunque perderebbe la propria capacità cognitiva. Lui invece è riuscito a superare una prova di memorizzazione. Ha detto di avere immaginato di trovarsi su una spiaggia e di sentire il calore del sole. Si sa che quando c’è freddo il sangue si concentra al centro del corpo per tutelare gli organi più delicati e invece lui è riuscito a mantenere il calore nella testa. È stato incredibile, ha dimostrato l’evidente superiorità della mente sul corpo, l’ho percepito come mai prima».
Ci sono state altre occasioni in cui era arrivata alle stesse conclusioni?
«Al contrario, ho sempre pensato che fosse il corpo a comandare sulla mente. Sotto stress, durante dei tour de force di lavoro, mi accorgevo che è possibile andare avanti con la volontà, ma poi il corpo manifesta dei sintomi che ti obbligano a fermarti. Ora questa prova ha messo in discussione tutte le mie convinzioni».
Chi conduce una competizione fra «supermenti» dovrebbe essere anche lei una «supermente»?
«Ci mancherebbe, io faccio le domande che farebbe la signora seduta a guardarci. Non devo assolutamente essere come loro, sennò sarebbe solo una roba tra geni. Anzi, devo metterci dentro un po’ di stupidità mia».
Qual è la cosa più intelligente fatta nella sua vita?
«La psicanalisi. L’ho fatta più o meno per sei anni e ancora oggi ogni tanto mi concedo una chiacchiera con chi mi ha seguito. È un’esperienza che resta un punto di riferimento nella mia vita: la conoscenza di se stessi è la base per la serenità».
E la cosa più stupida?
«Uh, quante ne ho fatte… Tante arrabbiature inutili. Quando sei giovane capita di “prendere aceto” facilmente, ti rovini il fegato; poi crescendo ti rendi conto che te le potevi risparmiare e che ci avresti guadagnato in salute. Ecco: la “questione di principio”. Per questioni di principio ho portato avanti cause con avvocati sapendo già che avrei perso; sono cose che fai istintivamente, per orgoglio».
La persona più intelligente che ha conosciuto?
«Beh, questa è facile. In alcuni programmi ho avuto la fortuna di lavorare con Antonino Zichichi, il grande fisico».
Si è mai appassionata ai giochi di pazienza, come i puzzle o il cubo di Rubik?
«Il cubo non l’ho mai fatto. Ma puzzle, e soprattutto enigmistica, sì. Ho sempre avuto un’ottima memoria visiva, e quindi anche molta facilità con lo studio. Una memoria davvero buona, però a breve termine».
Nella vita è meglio essere intelligenti o stupidi?
«Bella domanda. Dipende dalla situazione. Io ho spesso invocato il desiderio di rinascere stupida, perché l’inconsapevolezza a volte aiuta. E se sei inconsapevole non sai neanche di essere stupido. Conosce quel modo di dire: “Chi ha l’intelligenza la usi”? A un certo punto ti stanchi di essere sempre tu a usarla, un po’ ti viene voglia di non averla».
Lei è appena diventata nonna: questo evento l’ha resa più stupida o più intelligente?
«Sono la classica nonna rimbambita, dico a tutti che Pietro (il figlio appena avuto da sua figlia Giulia, ndr) è il bambino più bello del mondo, intelligentissimo, quant’è carino, vedi come alza la testa, ti ha riconosciuto… Insomma, cose del genere».
Dunque?
«Mi sono un po’ rimbambita, sì, però consapevolmente. Tant’è vero che lo dico io prima, metto le mani avanti. Però sono consapevole anche della felicità: avere Pietro è una gioia indescrivibile».
Il cervello e come utilizzarlo
Ciò che viene chiamato «cervello» è costituito da due parti distinte, il telencefalo, di forma ovoidale, e il diencefalo, più piccolo e racchiuso al suo interno. Nel linguaggio comune ci si riferisce in genere al solo telencefalo, diviso in due emisferi.
DESTRA E SINISTRA
L’emisfero destro sovrintende alla parte sinistra del corpo, e viceversa. Ma le funzioni generali sono diverse: il sinistro è più «razionale», il destro più «artistico». Appartengono alla zona sinistra i processi linguistici, il rapporto causa-effetto, l’analisi della realtà, la logica di pensiero; appartengono alla destra l’elaborazione visiva, la percezione delle immagini, creatività, empatia e interpretazione emotiva.
PAROLA CHIAVE: INTEGRAZIONE
In realtà i processi elaborati dal cervello vanno oltre una rigida divisione: ogni attività integra strettamente destra e sinistra. In alcuni casi di lesione, parti danneggiate di un emisfero possono venire «sostituite» nelle loro funzioni da zone dell’altro.
RICORDI SPARSI
Non esiste una zona cerebrale dedicata alla memoria: ogni informazione, a breve e a lungo termine, viene immagazzinata in diversi circuiti neuronali.
NON CONTA CHI NE HA DI PIÙ
Il cervello dell’uomo pesa in media il 12% in più di quello della donna, ma nell’area del linguaggio e dell’ascolto ha l’11% di neuroni in meno. Le differenze ci sono, ma non tali da decretare possibili superiorità di un sesso sull’altro: struttura e connessioni diverse possono permettere all’uomo di essere più logico e alla donna di essere più intuitiva.
PIÙ’ ANSIOSI? PIÙ INTELLIGENTI (FORSE)
Secondo uno studio recente chi ha la tendenza a ruminare ossessivamente su eventi passati e futuri avrebbe maggiori capacità di intelligenza verbale.