Paolo Bonolis torna a condurre “Ciao Darwin”: «La nostra evoluzione è una rivoluzione»

Lo storico, irriverente programma torna il venerdì sera dal 15 marzo su Canale 5 per l’ottava edizione, dopo una pausa che durava dal 2016. E non mancherà Luca Laurenti

Paolo Bonolis lavora con Luca Laurenti (a sinistra) da 32 anni. «Luca è un compagno di viaggio insostituibile» dice  Credit: © Iwan Palombi
15 Marzo 2019 alle 09:25

Conversare con Paolo Bonolis è come una partita a tennis: dritto, rovescio, punto, game, set... E a un certo momento temi (o ti auguri) che il campione lanci la racchetta per aria o la spacchi. Cosa che potrebbe succedere anche a “Ciao Darwin”, lo storico, irriverente programma che Bonolis torna a condurre assieme a Luca Laurenti il venerdì sera (dal 15 marzo) su Canale 5 per l’ottava edizione, dopo una pausa che durava dal 2016.

Come sarà quest’ottava stagione? Siamo curiosi come le scimmie...
«A saperlo portavo le banane» (ride).

Che vuol dire “Non tutto è per tutti”, la frase del primo promo?
«Tutti pensano di saper fare tutto, invece non tutto è per tutti. Ognuno di noi ha delle prerogative e sarebbe bello che usasse quelle, senza avventurarsi in territori in cui provocherebbe danni».

Poi c’è il secondo spot, nel confessionale del “Grande Fratello”.
«Un passaggio che porta al terzo promo ambientato in una grande discarica. Che spiega perché quest’anno il sottotitolo della trasmissione è “Terre desolate”».

Già, perché?
«Perché è ciò che vediamo attorno a noi: territori naturali, sociali e interiori desolati. E lo raccontiamo in maniera ludica, giocosa...».

Qualcuno dice anche “trash”.
«Ma secondo me sei trash se ti comporti da trash, non se lo mostri».

“Terre desolate” è anche un libro di Stephen King.
«Il terzo romanzo della saga di “La torre nera”, sì. Guardi lì, cos’ho (indica il muro del suo studio, un elegante appartamento sul Lungotevere romano con vista sul Cupolone, ndr). C’è l’incipit del primo libro, “L’ultimo cavaliere”: “L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”. Il mio omaggio a King».

Nella prima puntata si sfidano le categorie “Chic” e “Shock”. Chi sono i capitani delle squadre?
«Per gli “Chic” c’è il signor Enzo Miccio, rappresentante garbato dell’eleganza. Laddove per gli “Shock”, il capitano è la signora Lisa Fusco, che ha tutte le caratteristiche del ruolo».

Lei da che parte si colloca?
«Nel mezzo. Talvolta cerco di essere chic e divento shock, talvolta penso di essere shock e risulto chic».

Le è mai capitato di tifare spudoratamente per uno dei gruppi sociali?
«Sì, l’ho fatto interiormente. In maniera spudorata».

È mai entrato in uno dei cilindroni del quiz finale?
«Certo».

E che effetto fa?
«Bah, è un caspita di cilindrone. Sa, tendiamo a farli sopravvivere, i concorrenti, è solo un gioco, mica vogliamo farli morire... Sì, c’è l’acqua che sale, simbolicamente una sorta di liquido amniotico che ti porta dove sei sbocciato. Poi ti risucchia, ma torni a galla».

A proposito di liquidi amniotici, Madre Natura c’è sempre?
«Giocoforza: una diversa in ogni puntata. Madre Natura è il simbolo di quella bellezza incontaminata che inesorabilmente, secolo dopo secolo, abbiamo devastato. Giovedì 14 andrà in onda anche uno speciale che racconta come è nata, cosa rappresenta e come si svolgono i casting delle meravigliose fanciulle».

Anche Laurenti ha tentato di travestirsi più volte da Madre Natura.
«Laurenti è un cataclisma al quale sopravvivo da oltre 32 anni. Ci ho fatto il callo a schivare i colpi di imprevedibilità che mi propone. Ad addomesticarli. A noi piace quest’aspetto surreale dello show. Ci divertiamo a non prendere sul serio ciò che spesso viene preso troppo sul serio. Inutilmente».

Quest’anno Luca ci stupirà con un costume, chessò, da Armageddon?
«Signora, lei come lo vuole? Mi dica come le aggrada che glielo mando a casa. Un Laurenti personalizzato in base alle sue perversioni, non c’è problema».

Cosa spera che non faccia mai?
«Arrivare in ritardo. Infatti non lo fa, è puntualissimo. Un professionista rigorosissimo».

Lei è famoso per il suo cinico disincanto. Ma qual è la situazione più grottesca che le è capitato di vivere?
«Il matrimonio. È una situazione nella quale ti devi calare con molta ironia per suggerne il nettare prezioso. Se lo affronti con preoccupazione sono cavoli amari».

Le spiace se le faccio qualche domanda “evoluzionistica”?
«Non si preoccupi, da non evoluto le rispondo con la speranza nel cuore».

Anche lei, come Darwin, da bambino era interessato agli insetti?
«Sì, non ero specializzato in entomologia, ma vegetali, animali e pure minerali mi sono sempre piaciuti. Anche ora, quando viaggio, sono più incuriosito dai paesaggi che non dagli scenari urbani».

Darwin alla vita pubblica preferiva rintanarsi in giardino per fare le sue osservazioni. Lei pure è schivo?
«Molto».

Secondo lei, qual è l’anello mancante della nostra civiltà?
«Ci manca la consapevolezza di essere animali, l’abbiamo perduta. Ci sono animali con le ali, con le pinne, con le zampe. L’uomo è l’animale con la spocchia».

È più per l’evoluzione o per la rivoluzione in tv?
«Ogni evoluzione è una rivoluzione in tv. Ma servono degli obiettivi precisi. Non si possono cambiare solo le cose che ci danno fastidio. Altrimenti ci diamo fastidio da soli. Questa risposta poi a Sorrisi mettetela a concorso: vince chi la capisce. Provo anch’io a partecipare, perché non so se l’ho capita».

Lei scherza sempre. Anche davanti alla telecamera. È diverso se alza il sopracciglio destro o il sinistro?
«Non è che sono solo spasmi?».

Secondo i genetisti, tutte le persone con gli occhi blu discendono da un unico antenato. Chi vorrebbe che fosse questo suo avo “X”?
«Uno dei primi esploratori».

C’è una ragione istintiva per cui si veste quasi sempre di blu?
«E che ne so? I vestiti me li portano, non li scelgo. Quando mi daranno una giacca arancione, sarò pronto per il carcere di Guantánamo».

Se uno si veste di blu la gente gli va incontro più velocemente, dicono gli psicologi.
«Bisogna dirlo al Coni. Se mettono un puffo davanti ai nostri velocisti, magari ogni tanto vinciamo».

In famiglia, tecnologicamente, sono tutti più veloci di lei?
«Tutti. Io sono rimasto analogico».

Non si sente contemporaneo?
«La prima puntata di “Ciao Darwin” è andata in onda nel 1998. Questo ventennio mi ha segnato. Però resta l’adrenalina, la voglia di regalare un sorriso. E questo ripaga da tante ferite».

Non dica così, su. Aveva iniziato in allegria con le banane, finiamo con le banane. Le piacciono?
«Sono ricche di potassio, fanno bene ai muscoli, danno energia. Le ha viste sui social di “Ciao Darwin”? È l’ultima trovata di mia moglie (Sonia Bruganelli, ndr)».

Ma chi era Darwin e cosa ha scoperto?

Charles Darwin (1809-1882), scienziato inglese, è considerato il “padre dell’evoluzionismo” ed è autore del fondamentale saggio “L’origine della specie”. Viaggiatore curioso, si imbarcò sulla nave Beagle e toccò le coste dell’America del Sud e dell’Australia. Grazie alle sue osservazioni sugli animali esotici formulò la teoria della selezione naturale, secondo cui gli organismi che sopravvivono nell’evoluzione sono quelli che riescono ad adattarsi meglio all’ambiente e ai suoi cambiamenti.

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