“Paperissima”, Roberta Lanfranchi: «In famiglia mette d’accordo tutti»

La conduttrice ci spiega perché la trasmissione mette d’accordo tutta la famiglia (compresa la sua)

Il Gabibbo e Roberta Lanfranchi
22 Ottobre 2020 alle 08:55

Roberta, la sua prima “Paperissima” è del 1999. Ed eccoci qui... come spiega il successo “eterno” di questo programma?
«Perché in famiglia mette d’accordo tutti. Non è mica facile! Lo so per esperienza, avendo tre figli. Se guardiamo un film, una serie o un tg, c’è sempre qualcuno che ha da ridire. Con “Paperissima” no».

Sarà anche perché c’è lei...
«Sarà. Però ognuno soddisfa i suoi gusti e le sue preferenze. Per esempio Ettore, il più piccolo, va matto per le sequenze con gli animali. Io invece preferisco le cadute. Mi divertono così tanto che ho problemi a commentare i filmati... spesso in sala di doppiaggio scoppio a ridere. E bisogna ricominciare da capo».

Lei ne fa di papere?
«Sono una professionista. Da bambina cadevo spesso, perché ero timida e scappavo sempre o cercavo di nascondermi. Ancora oggi ho sempre qualche livido, ma crescendo mi sono specializzata in un altro campo: non riconoscere le persone. Adesso poi, con le mascherine, è ancora più difficile... però almeno ho una scusa».

Tra mascherine e distanziamento, lavorare a questa edizione è più difficile?
«Io devo dire che mi diverto sempre moltissimo. A settembre sono arrivata in studio e per prima cosa mi hanno dipinto tutta di blu per fare Puffetta. E poi col Gabibbo saremo anche due improbabili farmacisti e persino Batman e Robin... Seguiteci, ci sarà da ridere».

“Paperissima” è nata da una costola di “Striscia la notizia”, di cui lei è stata Velina. È ancora forte il rapporto tra i due programmi? Siete cugini?
«Di più, visto che il papà, Antonio Ricci, è lo stesso, e continua a vegliare sulle sue creature con grandissima attenzione (sa sempre tutto di tutti) e lo stesso amore. Quindi “Paperissima” e “Striscia” non temono il distanziamento perché sono... congiunte!».

Parla l’esperta: ecco come nascono le gaffe e cosa fare per evitarle

Infinite sono le papere. E sì, “Paperissima” non è mai a corto di materiale, perché la produzione di gaffe ci impegna tutti a ritmo continuo. Ma come nascono queste papere? Lo abbiamo chiesto a una esperta, la psicoterapeuta Eliana Lamberti. Per scoprire che...

C’è papera e papera
«Ci sono vari tipi di gaffe» dice Lamberti. «La più classica è il lapsus freudiano: andiamo a un matrimonio e invece di dire alla sposa “congratulazioni” diciamo “condoglianze”. Stiamo rivelando il nostro vero pensiero, sfuggito al controllo della coscienza. Poi ci sono le papere che nascono dalla mancanza di informazioni: diciamo “ma come le somiglia sua figlia” alla donna che accompagna un uomo e la sua bambina, ignorando che... è la nuova fidanzata! Invece le gaffe fisiche, come le cadute, sembrerebbero dovute a semplice e “innocente” goffaggine: in realtà anche queste non sempre capitano per caso».

Chi fa le figuracce?
«Gli autori seriali di gaffe hanno precisi tratti psicologici. Ci sono gli “istrionici”, che pur di attirare l’attenzione corrono rischi sempre maggiori fino a incappare in inevitabili incidenti, e gli ansiosi, che a furia di anticipare i problemi futuri non si concentrano su quel che stanno facendo. Ai loro antipodi, i “riflessivi-filosofici”, persi in continue rimuginazioni su argomenti astratti e lontani. E infine gli “egocentrici”, così auto-riferiti da non rendersi neppure conto di ferire i sentimenti altrui (è il caso di chi è incapace di immedesimarsi negli altri e parla senza pensare alle conseguenze delle sue frasi). Che cosa li accomuna tutti? L’incapacità di essere col pensiero “qui e ora”, che li porta a perdere il controllo di quello che fanno».

Strane “amnesie”
C’è poi un tipo tutto particolare di papera, quello di chi non ricorda mai i nomi delle persone o, peggio, li sbaglia. «A volte accade perché, inconsciamente, colleghiamo quel nome a qualcosa che non ci piace. A me è capitato di chiamare ripetutamente “Obama” un conoscente di nome “Osama”. Non era colpa sua, ma mi ricordava Bin Laden...».

Per non rischiare
Capite le cause, possiamo elaborare le regole anti-papera a cui attenerci nelle situazioni più delicate. Eccole: «Per prima cosa, parlate lentamente: questo vi aiuterà a concentrarvi su ciò che state dicendo e facendo. Siate spontanei e non cercate di ripetere discorsi o gesti preparati in precedenza: al contrario di quanto si potrebbe credere, “andare a memoria” aumenta il rischio di papere anziché diminuirlo. Se vi muovete in un ambiente nuovo, prima di lasciarvi andare osservate, informatevi e studiate la situazione. Ma è ancora più importante non arrivare con ostilità inconscia (per esempio quando andate a un colloquio, una riunione o una cerimonia che vi intimorisce). Concentrarvi sugli aspetti piacevoli dell’evento vi aiuterà a rilassarvi».

Rimediate così
E se nonostante tutti gli sforzi facciamo la frittata... pardon, la papera? Come rimediare? «C’è chi fa finta di nulla, magari perché teme di aggravare la situazione. Non lo consiglio. Quando ormai il guaio è fatto, meglio scusarsi brevemente e dar la colpa alla propria goffaggine. Questo dimostra intelligenza e rispetto verso gli altri. “Mi dispiace, non volevo ferirti” è la frase migliore. Poi, sdrammatizzare con una battuta di spirito. E dopo, anziché nascondere la gaffe, raccontiamola agli amici».

Il lato buono dei pasticci
La gaffe ha anche un lato buono: «Se non abbiamo combinato qualcosa di proprio terribile, o che ci mette in guai seri, potremmo anche sentire una sorta di piacere; quello di chi finalmente dà sfogo a una parte profonda di sé» spiega Lamberti. Perché le gaffe «spesso ci fanno riflettere su qualcosa che volevamo nascondere in fondo al cuore. E poi ci aiutano a sorridere di noi stessi e a non prenderci troppo sul serio». Insomma, chi l’avrebbe mai detto? Le papere ci fanno bene! E adesso chi le fermerà più?

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