Il programma torna in seconda serata dal 14 settembre, ma dal 13 andrà anche su Rai Radio 2 e RaiPlay, tutti i giorni dalle 20 alle 21

Sorseggiando un caffè a Santa Marinella, vicino Roma, dove sta trascorrendo gli ultimi giorni di vacanze, Pierluigi Diaco ci parla con una serenità ritrovata del suo nuovo “esperimento”: «Sono in un periodo felice della mia vita, finalmente la mia età somiglia a quello che faccio. Ora la mia vita, la mia passione, è la radio e portare in tv un tipo di conduzione molto radiofonica mi dà una grande gioia».
“Ti sento” torna infatti in seconda serata su Raidue dal 14 settembre, ma dal 13 andrà anche su Rai Radio 2 e RaiPlay, tutti i giorni dalle 20 alle 21. Per Raidue saranno otto puntate registrate negli studi del Teatro delle Vittorie, mentre in radio sarà in diretta per 220 puntate con una struttura del programma simile, ossia interviste monografiche ispirate dai suoni, ma con ospiti diversi.
Insomma, sarà un ritorno alla grandissima: ci ha lavorato per tutta l’estate o si è goduto un po’ di vacanze?
«Da marzo, quando ho lasciato Rtl ed è finita la prima stagione di “Ti sento”, mi sono occupato del “Maurizio Costanzo Show” come autore e a maggio ho iniziato a preparare lo “spin off” del programma radiofonico, che è andato in onda in via sperimentale da fine giugno per un mese. A luglio invece ho cominciato a lavorare alla versione televisiva di “Ti sento”. Poi io e mio marito Alessio siamo stati in vacanza in Alto Adige per dieci giorni e infine a Santa Marinella. È stata un’estate serena, a parte quando il nostro bassotto Ugo ha bevuto l’acqua del mare ed è stato male…».
Ci saranno novità in questa seconda edizione del programma?
«Cambierà qualcosa nella scenografia e poi ci sarà un nuovo disegnatore, Andrea Camerini. Il disegno è una mia ossessione e dopo Gek Tessaro ho voluto dare un’opportunità a un’altra persona che disegnerà sempre in tempo reale su maxi schermi a 360 gradi. Anche lo studio radiofonico è diventato uno studio televisivo perché Radio 2 si vede anche in tv (sul canale satellitare Sky 8822, ndr). Infatti, a differenza di tutti gli altri programmi, a parte quello di Luca Barbarossa, gli ospiti sono in studio, sia per una questione di immagine sia perché mi piace guardarli negli occhi».
Chi avrà come ospiti su Raidue?
«Partiamo da Leonardo Spinazzola, che non parla da un po’ perché è infortunato. Mi piace iniziare con un calciatore perché nella prima stagione Roberto Mancini ci ha portato fortuna. Poi avrò Claudia Koll, Ornella Muti, Rocco Siffredi e andremo avanti fino al 2 novembre per poi ricominciare l’anno successivo. Mentre in radio andrò in onda tutto l’anno».
Ora che non conduce più su Rtl “Non stop news” dalle 6 alle 9, la mattina dorme un po’ di più?
«Non tanto, sono mattutino di mio. Prima mi alzavo alle 5, ora alle 7.30. Mi sveglio con la rassegna stampa, faccio zapping in radio. Avendo però il programma in radio e il “Maurizio Costanzo Show”, alle 10 iniziano le riunioni. Prima ero più concentrato sull’attualità, adesso faccio un programma sui sentimenti, più nelle mie corde».
In compenso adesso la sera potrà fare tardi.
«Vado a letto verso le 23 e non più alle 21, ma non scavallo mai la mezzanotte. Mi piace alzarmi presto e avere il tempo per leggere i giornali che vado ad acquistare in edicola con Ugo».
Non le manca andare in onda di pomeriggio come faceva con la versione estiva di “Io e te” su Raiuno?
«Sono molto legato ai programmi familiari del pomeriggio, mi piace come pubblico, parlare alle signore, amo le loro storie. Tant’è che ho in mente un programma al femminile con gente normale, una sorta di “Non è la Rai” âgé, con ospiti dai 70 anni in su. Ho già il titolo: “Signora mia”».
Se le chiedessi di mandarmi dei suoni evocativi, come fa con i suoi ospiti, da quali inizierebbe?
«Dal suono della radiocronaca delle partite della domenica: mi ricorda mio nonno vestito a festa che ascoltava le partite della Roma alla radio. Poi un suono che amo molto è quello di una nave che sta per attraccare. È romantico e consolatorio, mi dà l’idea delle persone che tornano, non che partono. Avendo frequentato da piccolo le isole Egadi e le Eolie, mi ricorda il suono dell’arrivo degli amici che mi venivano a trovare. Mi rilassa tantissimo il rumore di un apparecchio che usa la mia igienista dentale e quello del vento quando voli con il deltaplano. Ci sono andato due volte. Poi il rumore della puntina sui vinili e il suono della marmitta del motorino. Non ho la patente e da quando ho 15 anni guido lo scooter 50: per me è il suono della libertà».
Come mai non ha la patente?
«Non lo so! Mi trovo ridicolo al volante. Con lo scooter, invece, mi diverto un sacco: sono un Peter Pan».
Un “eterno bambino” che però l’anno prossimo festeggerà 30 anni di carriera in radio. Come ha iniziato?
«A 15 anni a Italia Radio, ma mi facevo chiamare Ennio Forletto perché essendo minorenne non potevo andare in onda. Ho passato due estati a Roma e con un radiomicrofono raccoglievo le dichiarazioni dei politici. Non mi prendevano sul serio, ero bassino e mingherlino ma mi mettevo una giacca ed ero posseduto dalla passione per questo lavoro. Poi iniziai un mio programmino con gli amici del liceo».
Fra i tanti personaggi che ha intervistato in 30 anni chi le è rimasto nel cuore?
«Mio papà morì che avevo 5 anni e in uno dei cassetti di casa teneva il suo disco preferito, che era di Sergio Endrigo. Quando a 18 anni andai a Radio 2 chiesi il suo numero per invitarlo a “Chiamate Roma 3131”. Venne per una settimana, con la sua chitarra, e io ero così emozionato. Mi ricordo questa intervista non tanto per il fatto che onorasse mio papà, ma perché stava già male. È stato un incontro importante. E poi porto nel cuore l’intervista che feci a “Unomattina” nel 2010 a Gianni Boncompagni, un privilegio. Con Costanzo e Arbore è uno degli artigiani della tv “improvvisata”, profonda, ironica e cinica».
Per finire, ci dica una sua frase, come fa con gli ospiti di “Ti sento”.
«Costanzo coniò la famosa domanda: “Cosa c’è dietro l’angolo?”. Mi sono sempre detto che se me l’avessero chiesto, avrei risposto che dietro l’angolo c’è un altro angolo. Che significa: dietro di noi non c’è altro che mistero».