Pierluigi Pardo ci aspetta il sabato con “Ti sembra Mondiale?”

Il giornalista sportivo ha trasformato il suo game "Ti sembra normale?" in una versione calcistica

3 Dicembre 2022 alle 08:05

Poteva uno come Pierluigi Pardo, che di Mondiali di calcio ne ha raccontati quattro, starsene in disparte mentre in Qatar si gioca la Coppa del Mondo? Certo che no, e allora ecco che il suo game show del sabato "Ti sembra normale?" si è trasformato in "Ti sembra Mondiale?" per indagare, attraverso i sondaggi, i sentimenti e i costumi degli italiani in tema di Mondiali e di calcio.

Nella prima puntata, a sfidarsi, a scopo benefico, sono stati l’ex azzurro Gigi Di Biagio e la campionessa di scherma Margherita Granbassi. E abbiamo scoperto dai sondaggi che gli italiani preferiscono Lionel Messi a Cristiano Ronaldo e la Nazionale del 1982 a quella del 2006. «Prossimamente avremo l’ex asso del nuoto Massimiliano Rosolino e il judoka Marco Maddaloni e i comici Gigi & Ross. E ovviamente altri sondaggi di Alessandra Ghisleri» ci anticipa Pardo.

Pierluigi, come conduttore di giochi a quiz ha superato il rodaggio. Soddisfatto?
«Mi diverto molto. Ci tenevo tanto a fare un programma leggero ma non volgare. I sondaggi, poi, sono molto centrati e ci aiutano a capire qualcosa in più dell’Italia».

Ha perfino ricevuto i complimenti del critico tv Aldo Grasso...
«Mi ha fatto molto piacere, perché non è facile riuscire a fare cose diverse. È un esperimento e sto cercando di dare il meglio, prima di tutto dal punto di vista della conduzione e del tono. Poi cercheremo di sistemare alcune cose, di migliorarci. Ho ancora tanto da imparare e comunque la mia resta pur sempre una parentesi. Dopo mi attende Dazn e non vedo l’ora di ricominciare con le partite di calcio. Alla ripresa mi aspetta Inter-Napoli».

Come la fa sentire non essere in Qatar?
«È strano per me guardare i Mondiali in tv. Gli ultimi quattro li avevo fatti sul campo: Germania e Sudafrica con Sky e Brasile e Russia con Mediaset. È chiaro che non mi dispiacerebbe essere lì, un po’ di sana invidia per i colleghi c’è! Allo stesso tempo, però, in questa fase della mia vita, con un figlio di cinque mesi, non resisterei 40 giorni lontano da casa».

Le stanno piacendo questi Mondiali?
«Sì, molto. Dal punto di vista televisivo, la grande differenza rispetto ad altri anni è che tutto il resto del palinsesto non è spento ma ci sono molti programmi. Calcisticamente, la qualità delle partite è molto alta. Le sorprese ci sono sempre state, anche quattro anni fa, la Germania aveva perso con la Corea, ma è ormai evidente che la globalizzazione che tocca tutti gli aspetti della vita investe anche il calcio».

È un Mondiale anche molto “politico”.
«Sì, un segno della forza del calcio e dello sport in generale. Tutto ciò che riguarda il calcio diventa una vetrina importantissima per parlare di altri temi. E a nulla serve tentare di fermare l’onda: una foto dei giocatori con la mano sulla bocca fa subito il giro del mondo».

È difficile raccontare un Mondiale senza l’Italia?
«Per il telecronista è più facile perché non c’è la “lente” del tifo che deforma tutto. Nel 2018 in Russia l’Italia non c’era, ma a Mediaset e con la grande squadra di Alberto Brandi raccogliemmo ascolti inaspettati».

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