Conduce per la 19a volta il popolare talk show pomeridiano del weekend di Canale 5. E a Sorrisi racconta molto di sé
C’è solo una domanda che mette “in difficoltà” Silvia Toffanin: quante interviste ha fatto nelle sue 18 stagioni di “Verissimo”? Silvia ci pensa un po’, poi, con un gran sorriso, si arrende: «Di sicuro sono parecchie. Il conto, però, non l’ho mai fatto». Sarebbe comunque una somma che dura un attimo, perché il talk show di Canale 5 è ripartito il 7 settembre (la 19a stagione per la conduttrice), quindi dovremmo già aggiungere una nuova serie di incontri con protagonisti dell’attualità come Heather Parisi, Cesara Buonamici, Giuseppe Fiorello. E non sono chiacchierate che passano e vanno. Se la scorsa stagione “Verissimo” si è confermato la trasmissione leader nella sua fascia di messa in onda con una media di due milioni e 104 mila spettatori al sabato e due milioni e 338 mila alla domenica, c’è un altro dato che colpisce molto. Sul web, sulla app e nelle tv “connesse”, le interviste di Silvia si sono trasformate in più di 80 milioni di video visti, segno che questi “faccia a faccia” con personaggi che spaziano dal mondo dello spettacolo all’attualità (da Gino Cecchettin e Patrick Zaki a Cher e Jennifer Lopez, per rimanere all’annata scorsa) disegnano una mappa sempre fresca della nostra società.
Silvia, tutto è cominciato sabato 23 settembre 2006...
«Mamma mia, come passa il tempo!».
Che cosa ricorda di quel giorno di esordio da conduttrice?
«Ricordo che ero molto emozionata e agitata... Ripensandoci oggi, provo una grande tenerezza per quella Silvia. Venivo da tanti anni di conduzione di “Nonsolomoda”, che era un mondo diverso da quello di “Verissimo”, quindi ero sicuramente un po’ impacciata e diciamo pure rigida (ride)».
E la Silvia di quel giorno com’è stata cambiata da “Verissimo”?
«Intanto sono cambiata io, perché sono inevitabilmente cresciuta e maturata grazie alle esperienze accumulate e alle prove che la vita mi ha messo di fronte. “Verissimo”, invece, penso che mi abbia ammorbidita e mi abbia regalato la possibilità di essere più libera nell’esprimere le mie emozioni anche in trasmissione».
Immagini che manchino pochi minuti all’inizio della trasmissione: se aprissimo la porta del suo camerino, che cosa vedremmo?
«Vedreste che mi sto preparando. Mi trucco, mi pettino, mi vesto e nel frattempo ripasso il profilo degli ospiti che intervisterò. Poi mangio qualcosa, bevo un caffè. E appena prima di entrare in studio faccio l’ultima cosa che per me, da mamma, è la più importante: chiamo i miei figli Lorenzo e Sofia».
Chiunque veda una delle sue interviste, lunghe, profonde, fluide, non può che chiedersi una cosa: come fa a ricordarsi tutte quelle domande?
«L’esercizio mnemonico è sempre a breve termine e non so quanto funzionerebbe con le tante interviste che si fanno in una puntata di “Verissimo”. Io piuttosto mi preparo con cura sulla storia del personaggio, parto da un argomento e poi mi lascio trasportare, anche perché le interviste si fanno in due, intervistatore e intervistato. La fase della preparazione, dello studio mi piace, perché ogni personaggio va valorizzato per quella che è la sua storia».
Altra curiosità. Spesso le capita di passare, in breve tempo, da racconti anche drammatici a temi più leggeri. Immagino che non sia facile cambiare registro in pochi minuti...
«Sono umana e quindi, soprattutto nelle interviste molto coinvolgenti emotivamente, alla fine ci sta che io tiri un bel respiro per riordinare le sensazioni provate. Ma in fondo è quel che succede anche nella vita: nell’arco di una giornata ti può capitare di incontrare una persona che ti racconta un fatto doloroso e poco dopo un’altra che invece vuol condividere con te una bella notizia».
Le è mai capitato di sentirsi sopraffatta dalle emozioni per il racconto particolarmente intenso fatto da un ospite?
«Nella scorsa stagione mi è successo con Gino Cecchettin, il papà di Giulia (la ragazza uccisa lo scorso novembre dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ndr). Da genitore mi sono immedesimata moltissimo nel suo racconto così drammatico. Ricordo anche l’incontro con Arianna Rapaccioni, la vedova dell’allenatore Siniša Mihajlovic. Li avevo incontrati insieme e mi avevano raccontato il loro amore. Lui, nonostante la dura prova che stava affrontando, era stato di una dolcezza e di una dignità incredibili. E quando lei, a distanza di un anno dalla scomparsa del suo Sinisa, ha accettato di tornare in trasmissione per raccontare come stesse vivendo quell’immenso dolore, mi sono veramente emozionata molto e ho fatto fatica a proseguire l’intervista».
Come si comporta invece quando capisce che il suo interlocutore “svicola” o non la racconta giusta?
«Beh, se la questione è importante, ed è uno snodo fondamentale dell’intervista, faccio quanto possibile perché ne parli. Se non ci provassi, non farei il mio mestiere (sorride)».
Interviste “faccia a faccia” come le sue non sono fatte solo di parole: il suo interlocutore si esprime anche con gli occhi, con le mani, con i silenzi... Di questo linguaggio “non verbale” che cos’è che la colpisce di più?
«Ogni persona fa storia a sé. Quel che è importante, soprattutto quando il racconto è delicato, è guardarsi negli occhi. Ogni intervista, comunque, risulta più intensa se l’ospite ha fiducia in me e si mostra generoso. Per fortuna è una cosa che accade spesso, ma io so che aprire il proprio cuore non è affatto facile, e per questo ringrazio davvero chi si fida di me e lo fa».
Qualche anno fa ha detto a Sorrisi che aveva ancora tanti sogni nel cassetto, ma li teneva chiusi nel cuore perché erano legati alla sfera familiare. Per il lavoro, invece, aveva detto che le bastava “Verissimo”...
«E invece lei vuol parlare del fatto che non c’è più solo “Verissimo”, giusto?».
Giusto. Si parla molto di un progetto per la prima serata di Canale 5, condotto da lei, in cui verranno celebrate le stelle nate ad “Amici”, il mitico talent di Maria De Filippi.
«Ho sempre detto che “Verissimo” per me era abbastanza, ma celebrare i talenti usciti da questa “scuola” eccezionale è un’idea bellissima, una proposta che non potevo non accettare e che mi rende felice. Negli anni ho ospitato spesso in trasmissione i ragazzi, alcuni li ho conosciuti bene, posso dire di averli visti crescere e diventare delle certezze della musica e della danza. Quindi, condurre questo programma per me sarà un onore e nello stesso tempo sento già un grandissimo senso di responsabilità nei confronti di Maria De Filippi e dei talenti che “Amici” ha fatto sbocciare».