I due giornalisti tornano con il loro programma estivo e ci raccontano come affrontano le inchieste
«Mentre parliamo, io preparo il pranzo!». Così inizia, a sorpresa, la chiacchierata con Gianluigi Nuzzi, che, calato il sipario su “Quarto grado”, torna con un’appendice della trasmissione sottotitolata “Le storie”. Sei appuntamenti in cui il giornalista riprende alcuni casi che hanno scosso l’opinione pubblica: saranno approfonditi, raccontandone le ultime svolte. Ma visto che lo abbiamo sorpreso ai fornelli, prima di parlare del programma, la curiosità ci porta a indagare su questa sua insolita veste di cuoco. E a cercare di scoprire se è condivisa da Alessandra Viero, che lo affianca in tv.
Gianluigi, quindi lei è un bravo cuoco?
«Mi piace cucinare e faccio arrivare i prodotti dai luoghi di provenienza: i pomodorini da Pachino, i capperi da Pantelleria, il tonno calabrese, lo zafferano dall’Iran... Sono un buongustaio come mio figlio più piccolo (Giovanni, 13 anni, ndr). Mentre il grande (Edoardo, 16, ndr) fa sport ed è attento all’alimentazione».
E lei, Alessandra, come se la cava ai fornelli?
«Mi ci dedico quando ho tempo. Sono forte nei risotti. Ma per lo più, la mia è una cucina di sopravvivenza: pasta al burro, tortellini, bastoncini di pesce surgelati».
Quest’anno festeggiate dieci anni di conduzione. Usando una metafora culinaria, che “sapore” ha questo compleanno?
Nuzzi: «Sono molto soddisfatto. Il programma è seguitissimo e ho una squadra forte, in cui regna l’armonia».
Viero: «Abbiamo un pubblico fedele e la formula funziona: studiamo accuratamente i casi perché, anche quando la verità sembra scontata, emergono spesso alcuni retroscena».
Un caso su cui avete molti dubbi?
Viero: «La morte di Liliana Resinovich. Un vero rebus: da una parte è difficile credere al suicidio e dall’altra non c’è nulla che indichi un potenziale assassino».
Nuzzi: «L’uccisione di Meredith Kercher: non penso che l’unico colpevole sia stato Rudy Guede e non concordo con l’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito».
E uno che vi ha toccato particolarmente?
Nuzzi: «Tutti quelli che riguardano i bambini, dal delitto di Cogne a quello di Lorys Stival (il bambino siciliano ucciso dalla madre nel 2014, ndr). Fino ad arrivare al caso di Alessia Pifferi, che ha lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi dopo averla abbandonata per una settimana».
Viero: «Concordo. E quello della Pifferi è un caso sconcertante: sentire l’interrogatorio, la sua freddezza, che non tradisce emozioni, per me come mamma è un colpo al cuore».
Voi che genitori siete?
Viero: «Roberto Leone ha solo 6 anni. La difficoltà più grande sta nel saper trovare un giusto equilibrio: da una parte vorremmo dare tutto ai nostri figli, dall’altra è importante porre dei limiti e delle regole».
Nuzzi: «Ho sempre creduto nell’importanza del dialogo: a casa parliamo di tutto».
Seguite le altre trasmissioni di cronaca nera?
Viero: «Chi fa questo lavoro deve tenersi informato e aggiornato. Ma non le seguo assiduamente».
Nuzzi: «Sono fan di “Storie maledette” di Franca Leosini. Ho sempre pensato che sia una grandissima professionista, un’artigiana della verità, come le ho detto personalmente più volte».
E le serie crime?
Viero: «Per carità. Se devo rilassarmi scelgo qualcosa di più leggero, tipo “Emily in Paris” (ride)».
Nuzzi: «Ultimamente mi è piaciuta “Mindhunter”, sui primi agenti dell’Fbi. Amo anche “Fauda”, sull’antiterrorismo israeliano».
Dopo tanti anni di “Quarto grado”, che rapporto avete con verità e menzogne?
Viero: «Le bugie mi fanno arrabbiare, non fanno parte di me. Io non so mentire, mi si legge tutto in faccia. Anzi a volte dovrei essere più diplomatica».
Nuzzi: «Le menzogne sono solo un’illusione per chi crede servano a vivere meglio. Mi disturba quando mi si attribuisce della malafede o mi si accusa di un errore che non ho commesso. Ma non mi faccio certo venire il fegato amaro (ride)».
Sbaglio o lei ci sta rivelando un lato meno serio e austero di ciò che vediamo in tv?
Nuzzi: «Mi piace divertirmi. Adoro l’ironia e l’autoironia, le allusioni e i dialoghi sagaci».