Presenta le nuove puntate di Freedom: «E ho scoperto anche cosa pensa un cane in base a come muove la coda...»

I “giacobbers” e i “freedomiani” hanno iniziato l’anno con un grande regalo: la quarta stagione di “Freedom”, che doveva andare in onda in primavera, è stata anticipata all’8 gennaio, dopo una pausa di appena un paio di settimane dalla precedente. Non solo. Per la loro e la nostra gioia, le nuove puntate del programma di Roberto Giacobbo si sono allungate di ben 40 minuti. D’altra parte stiamo parlando del terzo programma più visto del venerdì sera (superato soltanto da Canale 5 e Raiuno), amatissimo dagli adulti, ma soprattutto dai ragazzi.
Roberto, da dove ricominciamo?
«Nella prima puntata abbiamo parlato dei più incredibili furti di Las Vegas. Siamo poi andati a vedere dove è vissuto Vincent van Gogh e abbiamo raccontato la sua storia. E ancora, visto l’enorme successo della scorsa edizione, in apertura di ogni puntata parliamo di alcuni oggetti presi dal “Museo dell’impossibile” che si trova a Bagni di Lucca. Nel 1700 i ricchi raccoglievano vari “memorabilia” durante i viaggi come scheletri di folletti o corni di unicorno. Oggi, grazie alla scienza, sappiamo che non sono veri, però le raccolte private di questi uomini hanno dato vita ai primi musei. Ma è solo l’inizio del nuovo viaggio insieme».
Proviamo a raccontarlo attraverso le emozioni che ti hanno suscitato le cose che hai visto. Partiamo dalla più sorprendente.
«Ne ho viste tantissime, ma due a Roma mi hanno stupito particolarmente. La prima non è mai stata mostrata in tv: in piazza dell’Aventino siamo scesi in un tombino per andare nella “Privata Traiani Domus”. Fu la dimora di Traiano prima che diventasse imperatore. Ci sono ancora i disegni, le miniature e gli stucchi sulle pareti. E poi siamo entrati nell’unica piramide rimasta a Roma, originariamente erano quattro: è la piramide Cestia, intatta e perfetta, realizzata pochi anni prima della nascita di Cristo. Oggi è chiusa al pubblico».
La cosa più incredibile?
«Parleremo dell’intelligenza degli animali. Siamo andati all’Università di Trieste dove studiano alcuni loro comportamenti per capire meglio quelli umani. Per esempio, ci sono esseri semplici come i bombi o i pesci zebra i cui comportamenti istintivi elementari stanno aiutando la scienza a riconoscere i sintomi dell’autismo nei neonati. Così si può intervenire in modo precoce. E ci sono altri studi che spiegano cosa pensa il cane in base a come muove la coda. In Sardegna, poi, abbiamo incontrato delle persone che con alcune erbe autoctone sono in grado di guarire le cicatrici che lasciano le bruciature sulla pelle».
La più commovente?
«In Molise, dove nella fonderia Marinelli hanno fuso davanti a noi una campana recitando una preghiera perché è un oggetto sacro. E poi la storia della famiglia Todesco di Verona, appassionata di fossili, che a Benevento nel 1980 ha trovato Ciro: è il dinosauro più piccolo e importante del mondo in quanto ha ancora gli organi interni visibili. Nonostante il papà lo abbia donato alla scienza, è stato denunciato e assolto solo anni dopo. Il figlio si è fatto intervistare con addosso la maglia del padre Giovanni, ormai scomparso. È stato un modo per rendergli giustizia».
La più divertente?
«Abbiamo passato una giornata a Las Vegas con uno dei mentalisti più forti al mondo, Gerry McCambridge. Per capirne i segreti siamo stati perfino sul palco con lui e a casa sua. Un tipo particolare, che si veste da Iron Man e va nelle scuole a portare i doni ai bambini».
Come sono andate le riprese, visto il periodo?
«Abbiamo girato in una bolla sanitaria da metà ottobre ai primi di dicembre. Qualcosa era già pronto e le riprese all’estero le avevamo fatte prima del Covid, ma tutta la parte italiana l’abbiamo girata in un mese e mezzo. Abbiamo una potenza da fuoco mica da poco. Siamo tarati per fare 20 puntate all’anno, ma in questa stagione ne abbiamo fatte 24. Avevamo lo stesso protocollo di sicurezza degli equipaggi degli aerei: non vedevamo quasi nessuno, mai estranei, e nei rari incontri siamo rimasti distanziati e con le mascherine. Ogni cinque giorni facevamo il tampone. Eravamo in 20 con una carovana di otto mezzi di cui due dove cucinavamo. Due nostri collaboratori avevano problemi a lasciare i figli, allora sono venuti anche tre bimbi e una babysitter: li abbiamo sistemati in un camioncino solo per loro».
Cosa rende così bello il tuo lavoro?
«La passione. Si sente anche quando ne parlo. Mi piace, mi diverte, condividiamo un progetto, ci vogliamo bene e non esiste un giorno uguale all’altro».
Non hai mai momenti di sconforto?
«Come in tutte le cose, ma se ci lamentiamo noi gli altri cosa dovrebbero fare? Ci consideriamo molto fortunati».
A chi vuoi dedicare questa nuova stagione di “Freedom”?
«A tutti coloro che viaggiano con noi, ma sono costretti a restare a casa».