Roberto Giacobbo: «Io sono come Milano, non mi fermo mai!»

Nel prossimo episodio di Freedom su Rete 4 sbarca nella metropoli lombarda per svelare i segreti del Duomo. «Vivo in viaggio e raramente dormo tre notti nello stesso letto. Ma la passione mi fa superare tutto: sto già lavorando alla stagione futura»

Roberto Giacobbo in una via del centro di Milano  Credit: © Pigi Cipelli
17 Gennaio 2019 alle 10:37

Primo messaggio: «Buongiorno Roberto, è libero la prossima settimana?». Risposta: «Ora sono a Houston, in vacanza con la mia famiglia». Io: «Quando torna in Italia? Vorremmo farle un servizio fotografico per la prossima copertina di Sorrisi». Risposta: «Venerdì lascio gli Stati Uniti. Sabato sarò in Italia. Domenica mattina vado a Parma, la sera posso essere a Milano e fermarmi fino al mattino dopo. Poi però devo tornare a Roma, martedì sarò a Cagliari e mercoledì a Napoli per girare le nuove puntate della seconda stagione».

A me invece gira la testa. Ma questo capita ogni volta che parlo con Giacobbo, volto e mente di «Freedom - Oltre il confine» su Rete 4. «Da agosto a ottobre, quando abbiamo girato la prima stagione, ho dormito soltanto due notti a casa» mi racconta. Per la cronaca, il servizio che vedete in queste pagine l’abbiamo realizzato lunedì 7 gennaio in piazza Duomo a Milano. Perché nella quinta puntata di «Freedom» la cattedrale sarà mostrata come mai prima d’ora: dai droni che volano al suo interno ai sotterranei dove si trovano i resti del battistero. Dalla statua dell’apostolo San Bartolomeo morto scorticato (un vero e drammatico trattato di autonomia scolpito nella pietra) fino ai segreti del Grande organo del Duomo. Ma certo, tra i misteri va annoverato anche questo: come fa Giacobbo a visitare sei città in cinque giorni senza battere ciglio mentre noi umani soffriamo di problemi di acclimatazione anche se dal terzo piano scendiamo a fare la spesa?  

Roberto, come ci riesce?
«Tutto è cominciato nel 1994, quando mi sono sposato. Chiesi ai miei genitori di regalarci un viaggio intorno al mondo perché pensavo che sarebbe stata l’unica occasione per viaggiare: sono stati 40 giorni bellissimi. Ho ancora i filmini in “video 8”, anche se non li ho mai visti».

Poi che cosa è successo?
«A me e a mia moglie Irene è venuto in mente di fare “Stargate”, un programma che fondesse misteri e scienza. La prima puntata è andata in onda il 19/9/1999 e da quel giorno non mi sono più fermato. Ho viaggiato così tanto che ho dovuto cambiare diversi passaporti solo perché avevo finito le pagine dove mettere i timbri. Una volta dovevo andare negli Stati Uniti e il passaporto si è sfaldato nelle mani di un poliziotto, ma io dovevo partire a tutti i costi. Così è arrivato un alto graduato della polizia per certificare che erano stati loro a romperlo: me lo hanno “validato” e sono riuscito a decollare. Negli ultimi dieci anni ho accumulato due milioni e mezzo di miglia».

Un viaggiatore professionista. Avrà bagagli leggeri...
«In spalla ho sempre una borsa sportiva blu, che è come se fosse un pezzo della mia casa: ci tengo gli adattatori per le prese elettriche, i farmaci e gli strumenti di prima necessità. In valigia invece metto la mia divisa, sempre la stessa: pantaloni scuri, camicie bianche, maglioni neri e un giubbotto. Ogni viaggio calcolo il numero di camicie che mi serve più una di riserva. Quasi sempre però se finisco di registrare presto il servizio anticipo il rientro. Faccio il possibile per tornare a casa dalla mia famiglia».

Il suo fisico non protesta?
«Ho un piccolo trucco: vivo l’orario del Paese in cui mi trovo. Non calcolo mai che ore è in Italia».

Quante notti dorme nello stesso letto?
«Mai più di tre. Quando mi sveglio, qualche volta, non capisco dove sono. Non disfo mai le valigie, che uso come fossero un armadio. Ho un trucco per non rovinare gli abiti: ogni capo sta dentro una bustina di plastica. In questo modo scivolano uno sull’altro e quando li tiro fuori sono sempre stirati. Invece i medicinali e le attrezzature li ripartiamo tra i membri della squadra, anche per non portare dei doppioni. Siamo affiatati e coordinati anche in questo...».

Soffre di insonnia?
«Mi aiuto con la melatonina e uso tecniche di rilassamento che mi permettono di addormentarmi subito. Il sonno per me è fondamentale, è la mia unica fonte di recupero. Ho bisogno di dormire minimo sei ore, altrimenti non rendo».

Le manca il suo cuscino?
«Più che il cuscino, il vero problema è la lunghezza del letto (Giacobbo è alto quasi due metri, ndr). Uso sempre il letto matrimoniale per sdraiarmi in diagonale».

La sua stazza sarà un problema pure in aereo…
«Ho un’agenzia che mi aiuta nei miei viaggi e cerca di procurarmi sempre posti comodi dove entrano le gambe, come vicino alle uscite di emergenza o in prima fila. Una volta ho preso all’ultimo un volo che era tutto esaurito, così sono stato nella coda dell’aereo con gli assistenti di volo».

Cosa fa durante il volo?
«Provo a dormire, oppure mi guardo qualche film sul telefono. In un ristorante ho incontrato Checco Zalone e gli ho detto che passando la vita a studiare, per distrarmi vedo i suoi film. Mi ha risposto che anche lui per rilassarsi guarda qualche mia... piramide!».

E con il treno che rapporto ha?
«Ottimo. In treno ho perfino tenuto dei seminari legati alla comunicazione. Durante il viaggio leggo, mi informo su Internet, faccio ricerche, indagini, mi confronto con gli altri autori, cerchiamo spunti e idee per le puntate».

La gente la riconosce?
«Cerco di non mettermi in mostra ma se mi riconoscono non mi tiro mai indietro, chiacchiero e faccio foto. Quando avevo otto anni mentre ero a passeggio con mia mamma ho incrociato Pippo Baudo. Lo salutai ma lui non mi rispose. Così mi staccai da mia madre e andai a... “sgridarlo”. Si scusò e mi fece una carezza. Molti anni dopo gli ho raccontato questo episodio ed è stato così carino da fingere di ricordarselo».

So che ha molti fan stranieri.
«Grazie al satellite e a Internet mi vedono ovunque. I divulgatori non hanno nazionalità, raccontano a tutti. Quindi è normale che tanti stranieri mi riconoscano».

Com’è la sua agenda?
«Non c’è una settimana uguale all’altra, e nemmeno un giorno. Ed è già piena fino a metà maggio».

Come resiste lontano dai suoi affetti?
«La tecnologia mi aiuta. Con WhatsApp e Skype vedo costantemente mia moglie e le nostre tre figlie. Una di loro, Angelica, mi ha detto una cosa bellissima: “Non so come fai, però sei riuscito a starci vicino come se fossi stato sempre dentro casa. Da piccola facevo quello che tu mi dicevi, adesso faccio quello che tu fai”. I figli ci guardano, ci controllano e ci prendono come esempio. Quando Margherita aveva sei anni tornò a casa da scuola dicendo a mia moglie che la maestra le aveva fatto vedere un bellissimo libro di epica a fumetti. Mia moglie glielo fece trovare impacchettato sul suo letto dicendole che glielo mandavo io e che anche se ero dall’altra parte del mondo sapevo tutto ed ero sempre con loro. Poi mi mandò la foto della piccola che dormiva abbracciata a libro… ecco, lì mi sono commosso».

15.800 canne d’organo da restaurare

Roberto Giacobbo è tra le guglie del Duomo di Milano  Credit: © Pigi Cipelli

Nella puntata dedicata al Duomo di Milano, Giacobbo parlerà anche dell’iniziativa lanciata dalla Veneranda Fabbrica per raccogliere fondi a sostegno del restauro del Grande organo presente nella cattedrale e che necessita di un intervento urgente per continuare a far suonare le sue 15.800 canne. Per informazioni e donazioni basta andare sul sito www.duomomilano.it oppure chiamare il numero verde 800.528.477.

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