Sapete tutto su Freedom di Roberto Giacobbo?

Vi raccontiamo tutti i segreti della trasmissione in onda ogni giovedì in prima serata su Rete 4

Roberto Giacobbo davanti al Duomo di Milano  Credit: © Pigi Cipelli
17 Gennaio 2019 alle 10:38

Omar, chi è costui? Lo chiama di continuo quando deve girare le scene più complicate. «Omar vieni qua, Omar stai attento». Tanto che il misterioso operatore è diventato argomento caldo sui social con lo stesso Roberto Giacobbo e «Freedom». Si tratta dell’operatore Omar Taher El Zeyl, padre siriano e mamma abruzzese, è nato a Roma il 12 ottobre 1975 (lo stesso giorno di Giacobbo) con cui il divulgatore ha già lavorato in passato. Omar ha seguito le gare di Formula 1 e fa anche pugilato. In questo modo ha sviluppato una capacità di messa a fuoco e realizzazione velocissima, anche se ha una telecamera a spalla che pesa ben 17 chili. Coraggioso, atletico e molto riservato, è sposato e ha due figli.

Per non perdere neanche un dettaglio

Ogni scena di «Freedom» è ripresa da almeno cinque telecamere diverse, tutte in «4K» (il quadruplo dell’alta definizione oggi comunemente disponibile) e un drone. In alcuni casi i siti archeologici sono stati riprodotti virtualmente usando scanner 3D laser o attraverso la costruzione di modelli «a nuvole di punti». Le macchine da presa sono dotate di lenti cinematografiche per ottenere il massimo dei dettagli. Inoltre durante le riprese è sempre presente un direttore dalla fotografia: Daniele Poli.

Una questione di carattere

Le scritte e le grafiche che appaiono nel programma sono realizzate con la font EasyReading, disegnata da Federico Alfonsetti per facilitare la lettura anche a chi ha problemi di dislessia. Spiega Giacobbo: «È un carattere che sembra come gli altri ma ha delle particolarità che permettono di leggere tutto rapidamente o almeno di ridurre sensibilmente i tempi di lettura. Penso che questo sia importante, perché la divulgazione deve essere veramente per tutti, adatta ai giovani, agli adulti, a persone umili e istruite. Non dobbiamo essere incomprensibili per gli uni, né noiosi per gli altri».

La colonna sonora è originale

Le musiche sono composte da Rosario Di Bella (cantautore con due Sanremo alle spalle) che si è lasciato ispirare da ogni singolo servizio.
C’è anche un pittore. Avete notato i colori vividi? Sono fatti artigianalmente partendo dalle immagini in alta definizione. Mirko Di Crescente è il «colorist» che sceglie la sfumatura con cui colorare ogni singola scena. Una sorta di pittore che usa i suoi pennelli sulle immagini del girato per dare un effetto ancora più intenso ai colori.

L’Armageddon

Ovvero l’apocalisse biblica, è il nome con cui è stata ribattezzata la parte finale della puntata, quando vengono mostrate al rallentatore tutte le persone che hanno lavorato al programma.

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