«Soliti ignoti – Il ritorno», con Amadeus dal 20 marzo dopo il Tg1

Il conduttore: «Ci vediamo all’ora di cena: vi sfido a fare i detective». Ecco tutte le novità della trasmissione che prende il posto dei "pacchi" di «Affari tuoi»

Amadeus, vero nome Amedeo Umberto Sebastiani. «Soliti ignoti» nasce dal format Usa «Identity». In Italia il quiz, condotto da Fabrizio Frizzi, è andato in onda dal 2007 al 2008 e dal 2010 al 2012. È stato esportato in altri 19 Paesi
17 Marzo 2017 alle 15:04

«La prima volta che sono entrato qui non c’era niente. Era così grande che con un cameraman abbiamo giocato a tennis». Amadeus racconta la prima impressione che gli ha fatto il Teatro delle Vittorie di Roma. Le sue parole si distinguono appena, coperte dal rumore della sega elettrica e dei martelli. Una squadra di tecnici è al lavoro. Lo salutano tutti. «Vengo ogni giorno a gustarmi la scenografia che prende corpo» dice. «Per uno come me, che è cresciuto con la televisione in bianco e nero, questo è un tempio sacro». Quel che al momento si scorge della scenografia ricorda le atmosfere dei tribunali americani. E in fondo «Soliti ignoti - Il ritorno», il programma che prende il posto di «Affari tuoi» e che Amadeus conduce da lunedì 20 marzo, tratta proprio di indagini. Il rumore è diventato assordante. Ci spostiamo nel camerino del conduttore al primo piano. È spoglio. C’è un buon profumo di legno, ricorda quello delle camere con i mobili nuovi. «In realtà di nuovo non c’è nulla. È meravigliosamente vissuto. Se penso che è stato il camerino di Corrado e di Baudo ai tempi di “Milleluci”, “Canzonissima” e“Fantastico”…».

Lo personalizzerà?
«Poco. C’è una radio perché mi piace la musica in sottofondo, ma non ci sono cose personali. Non porto le foto dei miei familiari: abitano a un chilometro da qui e li vedo tutti i giorni, sarebbe ridicolo».
E nel frigobar cosa ci sarà?
«Le bottigliette d’acqua. Naturale. Mi faccio tristezza da solo!» (ride).
Sembra tutto tranne che triste.
«È vero. Sono felice: è come trovarsi prima di una partita nello spogliatoio dove si è cambiato Maradona».
È il Teatro Delle Vittorie che le fa questo effetto?
«Sì. È uno studio diverso dagli altri, ha un valore speciale. Se fosse in America farebbero pagare un biglietto solo per entrare. Qui si è fatta la storia della tv».
Ha una bella responsabilità.
«E la sento. È la mia prima volta in questa fascia, la cosiddetta “access prime time”. Dopo il tg la famiglia è riunita a casa e, giorno dopo giorno, nasce un rapporto bellissimo con il pubblico».
Com’è «Soliti ignoti - Il ritorno»?
«Il gioco originale è andato in onda dal 2007 al 2012, ora lo riproponiamo rinnovato. Il concorrente deve indovinare le professioni o le abilità particolari di otto persone attraverso degli indizi. E in ogni puntata c’è una figura nascosta: il parente stretto di uno dei personaggi. In base alla somiglianza il concorrente deve indovinare di chi sia parente. Il quiz è fortissimo, coinvolge anche da casa: non bisogna essere degli esperti ma serve solo fiuto».
Finora lo aveva condotto solo  Fabrizio Frizzi, che ora è al timone di «L’eredità», programma che lei a sua volta ha condotto e addirittura «inventato» nel 2002…
«Era un format argentino che mi aveva mostrato Giorgio Gori (allora boss della casa di produzione tv Magnolia, ndr) e che avevo trovato fortissimo. L’ho condotto fino al 2006, quando l’ha preso Conti, e ancora oggi con Frizzi è un successo. Mi riempie di soddisfazione, anche perché sia con Carlo che con Fabrizio ho un bel rapporto di amicizia».
I quiz quindi sono la sua passione.
«Sì. Ma in tv ho cominciato con la musica, nel 1988 con “1, 2, 3 Jovanotti”. Dovevo dire solo “Amici di Italia 1, ecco a voi Jovanotti!”. Mi avevano dato una giacca di paillettes color panna. Almeno così credevo. Poi ho scoperto che era rosa shocking. Sapete, sono daltonico».
Poi sono arrivati i giochi a quiz.
«Nel 2000 mi affidarono “Quiz show”. Il format durava 40 minuti io dovevo arrivare a un’ora e 20. Presi spunto da un conduttore americano che allungava in modo esasperante i tempi per dare la risposta. Così nacque il tormentone: “La risposta te la dico dopo”. Al bar prendevo il caffè e mi dicevano “Il resto te lo do dopo”».
Nel suo programma bisogna indovinare i mestieri. Quali lavori ha fatto prima di diventare conduttore?
«Ho scaricato le cassette ai magazzini generali. Ho fatto il cameriere in una gelateria per comprarmi il motorino, un Malaguti 5 marce. È durato sei giorni. Per fare il fenomeno, ho impennato e centrato in pieno un’auto. Mi sono fratturato tutti e due i polsi e i miei hanno dato via quel che restava del motorino. Non sono più salito su una moto».
Se non avesse fatto il conduttore?
«Avrei fatto l’allenatore di calcio».

Seguici