Speciale “Non è l’Arena”: indagine sui fantasmi della mafia

Sabato 5 novembre Massimo Giletti intervista il pentito Gaspare Mutolo

4 Novembre 2022 alle 08:35

Lo spettro di Cosa nostra continua ad aggirarsi indisturbato nel nostro Paese ed è per questo che Massimo Giletti sabato 5 novembre in prima serata su La7 presenta “Fantasmi di mafia”, lo speciale di “Non è l’Arena” dedicato ai protagonisti di pagine sanguinose della nostra storia. Con un’esclusiva: «Una lunga intervista a Gaspare Mutolo, feroce killer, ex autista di Totò Riina poi pentito, che per la prima volta mostra il suo viso in tv» spiega il conduttore.

Giletti, perché uno speciale sulla mafia proprio adesso?
«Perché nessun altro ne parla. Fingiamo che la mafia sia scomparsa. Invece vive sotterranea e fa affari ovunque».

Avere Mutolo è un colpaccio.
«Lo vedremo in faccia. Lui era l’autista e il confidente di Riina. È stato responsabile con le sue mani di 20 omicidi e ha partecipato ad altri 70 delitti. Rischia molto a raccontarsi. Adesso è un uomo libero, è uscito dal programma di protezione. Quest’estate l’ho portato con me in Sicilia, a Palermo, nella sua terra dove non tornava da molto tempo».

Com’è stato questo viaggio a ritroso in un passato oscuro?
«Siamo stati in via D’Amelio, mentre c’era una scolaresca che visitava il luogo dell’attentato a Paolo Borsellino. E c’era anche Salvatore Borsellino, il fratello del giudice. Con Mutolo si sono abbracciati. Un momento forte, iconico. Perché ricordiamoci che Riina brindò dopo quell’esplosione del 1992».

Chi altro parlerà nello speciale?
«Salvatore Baiardo, il gelataio piemontese che negli anni delle bombe gestiva la latitanza dei Graviano, i boss di Brancaccio (PA). E farà delle rivelazioni choc».

Su scottanti misteri irrisolti?
«Il mistero è dove siano finiti i documenti del covo di Riina in via Bernini, a Palermo. Se questi documenti sono nelle mani di Matteo Messina Denaro, come è probabile, sono per lui una sorta di lasciapassare. Per questo nessuno lo avrebbe ancora preso. Perché sono le prove della trattativa Stato-mafia. Quelle carte inchiodano qualcuno e non si ha interesse a divulgarle».

Chi comanda oggi nella “Cupola”?
«Matteo Messina Denaro, a piede libero. E, dal carcere di massima sicurezza di Terni, Giuseppe Graviano».

Dal fratello di Graviano, Filippo, lei ha ricevuto minacce. E da tre anni vive sotto scorta. Non ha paura?
«La paura è inevitabile, so che tocco fili pericolosi. Ma io penso che il vero coraggio sia non girare la testa dall’altra parte e continuare a fare il mio lavoro».

Pensa che il nuovo governo combatterà il fenomeno mafioso?
«Me lo auguro. Intanto l’8 novembre la Corte costituzionale si pronuncerà sull’ergastolo ostativo (il cosiddetto “fine pena mai”, ndr). A seconda di come si mettono le cose, alcuni boss ora al 41 bis potrebbero ottenere la libertà condizionale e uscire dal carcere. Vado in onda tre giorni prima di questa data, proprio perché serva da monito».

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