“Stanotte a Napoli”: che Natale con Alberto Angela tra mare, canzoni e presepi

Il 25 dicembre su Rai1 ci porta a conoscere il capoluogo partenopeo. E a Sorrisi anticipa le sue nuove "Meraviglie"

Alberto Angela
23 Dicembre 2021 alle 09:01

Raggiungiamo al telefono il re della divulgazione in giornate frenetiche in cui lavora ai dettagli finali del programma, ha le ultime riunioni col regista e deve pure fare il vaccino: «Sono nel frullatore» dice, affabile come di consueto, Alberto Angela. «Come gli astronauti in attesa del conto alla rovescia prima del lancio». E il “lancio” in questo caso è “Stanotte a Napoli”, in onda il 25 dicembre in prima serata su Rai1. Un appuntamento imperdibile per scoprire i tesori di una città meravigliosa.

A Napoli lei ormai è di casa. Com’è nato il suo amore per la città: è stato un colpo di fulmine?
«Direi che è stato un innamoramento graduale. Ho iniziato a visitarla da adolescente. E già allora avevo intuito che a Napoli fin da quando arrivi alla stazione e scendi dal treno la vita alza il volume. Lì è tutto a voce più alta. E io, che sono un forestiero perché arrivo dal nord Italia, mi sono sentito subito a casa. Ancor prima di ottenere la cittadinanza onoraria».

Napoli incanta per il suo splendore e le sue mille contraddizioni. A chi possiamo paragonarla: a una bella signora, a un anziano saggio, a un bambino curioso o...?
«Tiene in sé un po’ tutte queste anime, ma a me piace paragonarla a un caro amico. A una persona che conosco da anni e che, ogni volta che torno, mi accoglie con un sorriso che esprime il piacere di ritrovarci insieme».

Qual è il punto migliore per iniziare a esplorare Napoli? E lei, a “Stanotte a...” da dove è partito?
«Dal mare. Se Napoli avesse avuto davanti a sé al posto dell’acqua una grande pianura erbosa, la sua storia sarebbe stata molto diversa. Il mare è la metà silenziosa della città, un’oasi calma e intima, il posto in cui si ammirano tramonti straordinari, quello dove si sente il “respiro” dei Greci che l’hanno fondata. Il Golfo di Napoli è fatto da due braccia protese verso il Tirreno: è come se ti stringessero al petto per farti sentire tutto il loro calore».

L’anima greca vive ancora oggi?
«Sì, e la raccontiamo attraverso la storia di un mito: Maradona, che non è solo il più grande calciatore di tutti i tempi, ma è un eroe greco moderno perché i napoletani lo hanno reso immortale. Questo non sarebbe mai potuto succedere a Düsseldorf, per esempio, ma solo in una città come Napoli che ha tremila anni di storia. Lo spieghiamo bene anche grazie alla testimonianza di Salvatore Bagni, compagno di squadra del “pibe de oro”».

Ci sono altri ospiti famosi?
«Nel nostro viaggio ci accompagna come ha già fatto in altri “Stanotte a...” Giancarlo Giannini, che ora veste i panni di Carlo di Borbone, il re che nel Settecento ha forgiato la città. Marisa Laurito racconterà i tanti Natali trascorsi a Napoli in compagnia di personaggi illustri. Abbiamo anche dato una fortissima impronta musicale alla trasmissione, perché Napoli è l’unica città in cui i pronipoti cantano le canzoni degli avi. In giro non si sentono solo le ultime hit e i brani storici di Pino Daniele, ma anche “Comme facette mammeta” che è del 1906! Quindi abbiamo invitato il grande Massimo Ranieri, che ci ricorda l’importanza della canzone napoletana nel mondo, Serena Autieri, che fa rivivere l’atmosfera del “café chantant” (un piccolo palco dove giovani artiste cantavano e danzavano) nel Salone Margherita, il teatro che si trova sotto il pavimento dell’imponente Galleria Umberto I. E canta pure Serena Rossi, che illustra il forte legame tra la città e il caffè: anche se la bevanda è nata in Etiopia, è a Napoli che è diventata un simbolo. E solo in una città generosa poteva nascere il rito del “caffè sospeso”, quello che si lascia pagato all’avventore sconosciuto che entrerà dopo di noi al bar».

Lei ha sorseggiato un buon caffè durante le riprese?
«Sì, non ho potuto farne a meno anche se erano le tre del mattino. Ne ho preso uno in via dei Tribunali, a due passi da Spaccanapoli e dalla Cappella Sansevero dove c’è la scultura del Cristo velato che abbiamo ripreso con un gioco di luci: rivisto al montaggio, mi ha sorpreso ed emozionato».

Anche la pizza è un simbolo gastronomico della città.
«Un esempio della creatività del popolo napoletano, che ha preso ingredienti stranieri per creare un piatto straordinario: il pomodoro proveniente dall’America, il basilico dall’India, la mozzarella delle bufale introdotte in Italia forse dai Longobardi...».

L’atmosfera natalizia è speciale a Napoli: dove si sente di più?
«Il Natale e le sue tradizioni permeano tutta la città. Naturalmente siamo stati al Museo di San Martino, che conserva uno dei più celebri presepi con pastori del Settecento: quello di Michele Cuciniello, poliedrico collezionista dell’Ottocento. Dà un affresco spettacolare di come si viveva all’epoca, di come si mangiava, di quali erano i passatempi e i lavori più diffusi. Ed è chiaro che ci siamo addentrati fra le botteghe degli artigiani a San Gregorio Armeno che ogni anno rinnovano i presepi con statuette di personaggi d’attualità».

C’è la statuetta di Alberto Angela?
«So di essere stato “pastorizzato” (ride) almeno tre volte, perché negli anni mi hanno regalato tre statuine diverse con le mie fattezze».

In tanti a Natale la guarderanno in tv, lei dove sarà per le Feste?
«Viaggiando tutto l’anno, passo il Natale a casa con i miei cari a riposare e a leggere. E mi ricarico per un nuovo ciclo di “Meraviglie”».

Riparte il viaggio tra le bellezze d’italia

Le case colorate di Procida, il Castello Aragonese di Ischia, il Duomo di Lucca, il Pont d’Aël in Val d’Aosta... Sono solo alcuni dei luoghi magici che Alberto Angela racconterà nelle quattro nuove puntate di “Meraviglie. La penisola dei tesori”, in onda dal 28 dicembre in prima serata su Rai1.

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