“Superquark”, Piero Angela: «I sette continenti sono uno spettacolo!»
Nella nuova edizione del programma ci guida dall’Asia all’Antartide e qui ricorda i suoi incredibili viaggi. «Non mi fermo mai e se posso preferisco la tenda all’hotel» racconta il conduttore
Torna in onda “Superquark” e questa volta Piero Angela, in sette puntate, ci parlerà delle meraviglie dei sette continenti. Continenti che lui ha visitato quasi tutti, fin da quell’avventuroso primo viaggio negli Usa nel 1956 «con un aereo a elica che, per il maltempo, dovette atterrare in North Carolina anziché a New York». Da allora il grande giornalista non si è più fermato, viaggiando «per lavoro e per diletto» e «dormendo quasi sempre in tenda».
Scusi Angela, ma un bell’albergone mai? «Sa, per vedere la natura genuina bisogna andare dove non ci sono né case né negozi né strade. Per esempio ricordo una volta in Tanzania, dove io e mio figlio Alberto siamo stati 15 giorni ospiti nella capanna di un ricercatore in mezzo al Serengeti, senza corrente, acqua o altre comodità. Eravamo lì per studiare i leopardi, gli animali più difficili da vedere. In Africa, di leoni ne vedi quanti ne vuoi, ma il leopardo sì che è un’impresa! Ci abbiamo messo 11 giorni, anzi notti, prima di trovarne uno... E poi questo tipo di viaggi offre anche un altro vantaggio».
Quale? «Tenere unita la famiglia. Se vai a Riccione, i figli li saluti la mattina a colazione e poi, tra spiagge, ristoranti e discoteche, chi li vede più? Così invece abbiamo vissuto insieme esperienze indimenticabili».
Oggi, con la pandemia, si viaggia meno... «E infatti i nostri inviati hanno trovato difficoltà speciali a girare il mondo per realizzare i loro servizi. Eppure, grazie anche all’intelligenza degli autori, eccoci qui, con una edizione all’altezza delle migliori».
A furia di ascoltare virologi in tv, pensa che gli italiani apprezzeranno di più la ricerca? «Temo di no. Difficile scalfire la mentalità antiscientifica del Paese. Ma noi ci proviamo!».
«Ecco i posti più affascinanti che ho esplorato»
Asia
«Ricordo l’emozione di dormire in un gher, la tipica tenda circolare, in mezzo alle steppe sconfinate dove i mongoli allevano i cavalli, nelle terre di Gengis Khan. Ci portarono lì con un elicottero militare perché se no ci avremmo impiegato giorni e giorni. Oppure i monasteri a tremila metri, nella terra inaccessibile che allora, erano gli Anni 60, era contesa tra Cina e India. Luoghi incontaminati e di grande spiritualità. È stato come tornare nel Medioevo».
Nord America
«Ci sono stato tantissime volte, prima per seguire i viaggi spaziali organizzati dalla Nasa negli Anni 60, e poi soprattutto per visitare i grandi centri di ricerca come il Caltech (California institute of technology) a Pasadena. C’è un professore ogni quattro studenti e il livello è altissimo. Lì ho assistito a esami dove lo studente è invitato a darsi il voto da solo: nessuno “bara” perché sarebbe la fine della sua reputazione, e quindi anche della sua carriera».
Sud America
«Tra i tesori del Perù c’è Machu Picchu ma anche l’Amazzonia (benché molti pensino che sia solo in Brasile). Ricordo un incontro con gli indios. Il capovillaggio era incuriosito dal mio materassino gonfiabile, non ne aveva mai visto uno. Lo invitai a sedercisi sopra e, dopo un po’ di titubanza (era spaventato) fece un gran sorriso felice. Viaggiare serve anche a questo: ci ricorda che ciò che per noi è banale per un altro può essere sorprendente».
Africa
«Ricordo un bellissimo viaggio lungo il delta del fiume Okavango, in Botswana. Dormivamo sempre in tenda e al mattino, uscendo, trovavamo le cacche di elefante. Nessun pericolo però: gli elefanti sono animali molto intelligenti e pacifici (se non vengono spaventati o provocati) e rispettano le tende degli uomini. Semmai bisognava stare attenti agli ippopotami, sembrano paciocconi ma sono spesso aggressivi e anche molto veloci, nonostante la mole. Vi sconsiglio di avvicinarli» racconta ancora Angela.
Europa
«Sono stato nove anni a Parigi e quattro a Bruxelles come corrispondente, ma il mio posto preferito è l’Italia. Ora non parlerò delle sue eccellenze scientifiche, perché se ne cito una si offende l’altra, e non mi va. Voglio invece ricordare il mio posto del cuore: il Cervino, dove ho passato tante vacanze. Amo la montagna e la gente che la abita, che mi sembra più schietta e concreta, pronta a faticare per goderne la bellezza».
Oceania
«Uno dei viaggi più belli che ho fatto è stato quello in Papua Nuova Guinea, risalendo il fiume Sepik circondato dalle piccole imbarcazioni degli abitanti locali. Un luogo ancora incontaminato. Indimenticabile anche il Nord dell’Australia, dove sono stato ospite di agricoltori che possiedono migliaia di ettari».
Antartide
«È l’unico continente dove non sono stato, perché inospitale. Infatti ci è andato Alberto a fare un corso di sopravvivenza! Però ho una curiosità da raccontare: qualcuno propone escursioni in Antartide e, chissà perché, le ha chiamate “Viaggi Quark”. Così un giorno mi ha telefonato un signore che voleva assolutamente che lo portassi in Antartide. E io a spiegargli che non c’entravo niente... Dovessi mai andarci, comunque, mi piacerebbe visitare Base Zucchelli».
Ecologico, biologico, sostenibile. Sono queste le parole chiave che caratterizzano la nuova edizione del programma in onda il sabato mattina su Raiuno che ci porta alla scoperta delle città “verdi”