Testimonianze di gente comune, ambientate nelle periferie di tutta Italia, dal 9 aprile in prima serata su Rai3
Testimonianze di gente comune, ambientate nelle periferie di tutta Italia, sono di nuovo al centro di "Che ci faccio qui", il programma ideato e condotto da Domenico Iannacone che torna dal 9 aprile in prima serata su Rai3.
Domenico, la prima novità è che andrete in onda in prima serata.
«Sono contento perché prima coprivamo la fascia preserale, poi la seconda serata. E ho ricevuto molte richieste da parte del pubblico di collocare la trasmissione a un’ora non troppo tarda».
Cosa ci anticipa?
«Nella prima puntata ritornerò a Palermo, nel quartiere di Borgo Vecchio. E lì incontrerò un gruppo di ragazzi che avevo conosciuto in passato. Allora frequentavano le medie, oggi sono appena maggiorenni, o quasi. Pur essendo nati e cresciuti in una periferia povera e disagiata, non hanno perso la speranza, l’energia, la voglia di fare e guardare al futuro. Un esempio per tutti».
Le sue sono anche storie di accoglienza, di immigrazione e solidarietà. Un tema attualissimo...
«La guerra in Europa è così vicina a noi da aver cambiato l’approccio all’immigrazione. È scattata una sorta di identificazione, ci siamo resi conto che potremmo essere noi nella situazione dei profughi».
Ha mai pensato “Che ci faccio qui”?
«Vivo a Roma per esigenze di lavoro. Ma sono originario di Torella del Sannio, un paesino di circa 700 abitanti in provincia di Campobasso. E col tempo sento sempre più il bisogno di tornarci, ho preso una casa. Nei borghi più sperduti trovo il mio habitat naturale, le relazioni sono più facili, il senso di unione è forte, ti riappropri di te stesso. Soprattutto dopo una pandemia che ci ha portati a isolarci».
E rinuncerebbe alla tv?
«Non soffro di astinenza dal video, né ho mai rincorso gli scoop. Ma amo raccontare l’umanità, la dignità, la voglia di riscatto della gente comune. È dalle piccole realtà che nascono grandi storie».