Torna “Indovina chi viene a cena”, con Sabrina Giannini su Rai3

Lo stato dell’ambiente e della fauna selvatica e le nuove tecnologie alimentari sono solo alcuni dei temi al centro delle inchieste del programma che torna dal 2 settembre

Sabrina Giannini
29 Agosto 2019 alle 09:00

Lo stato dell’ambiente e della fauna selvatica, le nuove tecnologie alimentari, l’impiego di sostanze chimiche pericolose per la salute da parte delle grandi multinazionali. Sono solo alcuni dei temi al centro delle inchieste di "Indovina chi viene a cena", che torna su Raitre a partire dal 2 settembre.

Sette appuntamenti in cui Sabrina Giannini, ex giornalista di "Report" e autrice del programma (sta anche per uscire il suo libro "La rivoluzione nel piatto" edito da Sperling&Kupfer, ndr), persegue il suo obiettivo di svelare verità nascoste e trovare alternative nell’interesse del nostro benessere e di quello del pianeta.

Sabrina, che cos’altro ci può anticipare?
«Le prime tre puntate saranno dedicate alla “via della seta”. Nella prima, in particolare, mostreremo come le usanze alimentari degli orientali siano all’origine dell’estinzione di molte specie animali protette. Faremo vedere, per esempio, come le zuppe, a cui i cinesi attribuiscono proprietà salutari, vengono preparate con ossa di tigre, corna di rinoceronte, viscere di orsi...».

Qual è l’inchiesta che le ha dato più soddisfazione?
«Tante. Nella scorsa edizione mi sono dedicata alle api che stanno scomparendo a causa dell’abuso di pesticidi e del surriscaldamento globale prodotto dalle industrie. Ai tempi di Report poi fece molto scalpore l’inchiesta sui maltrattamenti alle oche per produrre piumini».

E quella che vorrebbe realizzare?
«Mi piacerebbe indagare sul mondo dei cavalli da corsa per scoprire quanto è diffuso il doping degli animali e quanto possano essere contaminate le carni che finiscono nelle nostre tavole. Ma finora non sono riuscita perché questo ambiente è molto chiuso».

Cosa la appassiona del suo lavoro?
«La mia missione è indagare sul campo, raccogliere informazioni, verificarne la veridicità e condividerle con il pubblico. Solo in questo modo si possono smuovere le coscienze. Quando si parla di tutela dell’ambiente, di sostanze chimiche che finiscono nei cibi, di malasanità è importante che tutti si sentano coinvolti e nel loro piccolo diano un contributo per cambiare la situazione».

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