“Ulisse”, Alberto Angela: «Vi porto di nuovo con me a spasso nel tempo»

Torna da sabato 21 settembre in prima serata su Raiuno fra corse di bighe e hit scritte da Leonardo da Vinci. E cantate da Giorgia (con Benigni ospite d’onore)

Alberto Angela a Gerusalemme durante le riprese delle nuove puntate. “Ulisse” va in onda dal 2000  Credit: © Barbara Ledda
20 Settembre 2019 alle 09:45

Chiedetelo a chi come me è nato all’inizio degli Anni 90: per noi, Alberto Angela è come una rockstar. Abbiamo scoperto il mondo con “SuperQuark” e “Passaggio a Nord Ovest” (a dire il vero ci hanno anche salvato in qualche interrogazione) e ancora oggi non perdiamo una puntata di “Ulisse”.

Quando in redazione mi hanno proposto di fare questa intervista quasi non ci credevo. E invece mi sono trovata a farmi raccontare la nuova edizione del programma (su Raiuno dal 21 settembre) dal mio “eroe”. E ho scoperto che parla proprio come fa nei documentari: in maniera semplice ma evocativa, spaziando tra argomenti diversissimi con una naturalezza disarmante. Nello stesso discorso evoca Alessandro Magno e subito dopo cita alcuni versi di “Azzurro” di Celentano, così nel giro di due minuti tu hai già imparato qualcosa di nuovo. E ci sarà parecchio da imparare con la nuova stagione di “Ulisse”...

Alberto, con la prima puntata lei ci porterà fino a Gerusalemme.
«È una città che irradia storia come Roma, ma assomiglia molto a Matera, con la sua pietra bianca e i suoi vicoli, e infatti proprio a Matera sono stati girati diversi film su Gesù. Il nostro però sarà un viaggio storico, non religioso: vi porteremo nei luoghi e nella società dell’epoca per mostrarvi ciò che hanno scoperto gli archeologi».

Che cosa l’ha colpita di più di questa città?
«C’ero già stato, ma riscoprirla per realizzare la puntata mi ha fatto veramente capire la gente dell’epoca. E ciò di cui ci si accorge è quanto in passato le persone fossero coraggiose. Sfidavano i rischi del viaggio sapendo che forse non sarebbero tornati. Avevano una vita molto difficile ma la affrontavano a cuore pieno e viso aperto».

Cos’altro può dirci delle nuove puntate?
«Nella seconda parleremo di Leonardo da Vinci, ma in maniera diversa da come abbiamo fatto in passato: Roberto Benigni, che è quasi un suo “compaesano”, sarà ospite d’onore, e Giorgia canterà una canzone con un testo scritto proprio da Leonardo».

Sono passati 500 anni dalla sua morte.
«Lui partì per ultimo, figlio illegittimo in un piccolo borgo toscano, e diventò il genio universale di tutta la storia dell’umanità. Questo dovrebbe servire a tutti come esempio».

Ci dà altre anticipazioni?
«Parleremo di Maria Antonietta, che a Versailles aveva un suo teatro personale dove si esibiva. Poi andremo in Sicilia per una puntata su “Il Gattopardo”, il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che ha ispirato il celebre film di Visconti: abbiamo intervistato Claudia Cardinale, ma abbiamo anche cercato di ricostruire i luoghi e la vita dei principi siciliani. E poi, visto che ricorrono i 60 anni dalla realizzazione di “Ben-Hur”, gli abbiamo dedicato una puntata: vi parleremo delle gare di quadrighe, che erano come la nostra Formula 1, con un tifo da stadio. Abbiamo anche ricostruito la storia di un vero “pilota”».

Sono temi diversissimi tra loro. Come li scegliete?
«Istinto. A volte poi è una sfida, perché capita che ci piacciano temi difficili da realizzare. Parlando della decisione di andare sulla Luna, Kennedy disse: “Lo facciamo non perché è facile, ma perché è difficile”. Ecco, noi non stiamo andando sulla Luna ma abbiamo lo stesso entusiasmo e la stessa determinazione».

E gli ascolti le danno ragione.
«Essere in prima serata di sabato con un programma culturale è raro, non accade neanche nelle tv all’estero. È possibile qui, tra capolavori che tutto il mondo ci invidia. “Ulisse” poi unisce la conoscenza al viaggio stimolando la curiosità, che è contagiosa».

Sa di avere tantissimi giovani fan?
«Credo che sia una cosa bellissima, però posso essere sincero? Sono loro che sono bravi, non noi. Perché i ragazzi nascono tutti con la voglia di scoprire, e allora basta dar loro il cibo che vogliono».

Però lei usa il linguaggio giusto.
«Bisogna scendere dal piedistallo, usare le parole che usano tutti, raccontare dei temi che magari di solito sono un po’ ostici in modo da incuriosire. Se vuoi nutrire una persona devi creare un piatto che faccia venire l’acquolina in bocca. Per il cervello è la stessa cosa. E quando spegni la tv, è bello avere imparato qualcosa col sorriso. Perché si vive solo una volta, e bisogna rendere oro qualunque momento».

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