Valentina Bisti e Roberto Poletti conducono insieme “Unomattina”, ma separati

Lei da Roma e lui da Milano: «Noi, divisi ma uniti: così diamo l’esempio»

Roberto Poletti e Valentina Bisti
22 Maggio 2020 alle 13:11

Promossi. Tanto è vero che quest’anno "Unomattina" durerà più del solito: fino al 26 giugno. Una notizia alla quale Valentina Bisti confessa di aver reagito con sentimenti contrastanti: «Certo, da una parte è una bella soddisfazione, questa sarà l’edizione più lunga di tutta la storia del programma! Ma dall’altra è ormai da un anno che mi sveglio alle 5 di mattina e già pregustavo di recuperare un po’ di sonno arretrato... (ride)».

Siete i primi a informare ogni giorno l’Italia sull’emergenza coronavirus. Una bella responsabilità.
«Sì, anche perché con la quarantena il pubblico è ulteriormente aumentato».

L’emergenza ha cambiato anche il vostro programma?
«Era inevitabile. Oggi il 90% dei servizi sono dedicati al coronavirus, nonostante la difficoltà per i nostri inviati che devono realizzare servizi per strada restando a distanza di sicurezza anche durante le interviste... Persino quando cerchiamo di portare un sorriso con argomenti più leggeri, si parla del virus. Per esempio abbiamo dedicato un’inchiesta alla crisi dei baci in tempo di distanziamento sociale».

Come siete riusciti a coordinarvi, lei in studio a Roma e il suo collega a Milano?
«All’inizio è stato un po’ difficile perché non potevamo più comunicare a vista: che so, uno sguardo o un piccolo gesto per segnalare di stringere i tempi. Poi col tempo ci siamo abituati».

E sul piano personale, lei come vive questa strana “era”?
«La cosa più difficile è stata limitare le visite alla mamma e alla mia nonnina, che ha 94 anni. Mi mancano molto. Sul lavoro, invece, mi mancano le riunioni, che ora facciamo solo “virtuali”, il contatto umano con gli ospiti in studio. E soprattutto le ragazze del “trucco e parrucco”. Adesso mi tocca fare tutto da sola... e così devo svegliarmi ancora prima!».

La sua scelta all’inizio ha spiazzato autori e dirigenti, «ma poi hanno accolto tutti con favore la mia idea di spostarmi a Milano» dice Roberto Poletti.

Perché ha deciso di fare questo cambiamento?
«Innanzitutto perché un giornalista deve stare nel centro della notizia, e il cuore dell’emergenza virus, purtroppo, è in Lombardia. E poi perché io sono veneto e al Nord ho vissuto buona parte della mia carriera: restando a Roma mi sembrava di fuggire dalla mia terra in difficoltà».

Cosa è cambiato a "Unomattina", oltre al suo trasloco?
«La trasmissione era incentrata sugli ospiti in studio e ora non possiamo averne, fatta eccezione per i colleghi che già lavorano in Rai. Anche i servizi sul campo sono diventati più difficili, ma per fortuna abbiamo una squadra straordinaria di inviati. A volte vorrei essere lì, al posto loro, in strada».

Perché?
«La conduzione mi piace, ma è una grande responsabilità e impone uno stile più pacato. Giustamente, devo parlare a tutti».

Ora sta raccontando la crisi anche con un altro programma.
«Sì, ma con un taglio diverso. In "Siriparte", dal lunedì al venerdì alle 14 su Isoradio, intervisto i protagonisti dell’Italia che esce dalla quarantena. Imprenditori e lavoratori raccontano le difficoltà che affrontano ogni giorno e come superarle».

Un’ultima curiosità: com’è la sua giornata a Milano?
«Mi sveglio alle 4.30, mi preparo e vado negli studi Rai, dove leggo i giornali e faccio un ultimo punto con gli autori e Valentina da Roma. Alle 6.45 parte la trasmissione, che mi tiene occupato almeno fino a mezzogiorno. Poi mi dedico a "Siriparte" e torno a casa. Un pisolino e sono di nuovo in contatto con gli autori. È un lavoro a ciclo continuo».

E poi a letto prestissimo, immagino.
«A mezzanotte. Non ci riesco proprio ad addormentarmi prima!».

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