Sei puntate che ripercorrono altrettante storie di donne vittime della violenza maschile

Sei puntate che ripercorrono altrettante storie di donne vittime della violenza maschile. Sempre attraverso il linguaggio della docufiction, dove nella narrazione dei casi si alternano interviste ai testimoni diretti, materiale di repertorio e ricostruzione dei fatti. Parliamo di "Amore criminale", che torna in prima serata su Raitre a partire da giovedì 22 aprile. Voce narrante è per la quinta stagione consecutiva Veronica Pivetti.
Veronica, ci sono novità nel format?
«No, resta invariato, con un’anterprima che introduce il caso di cui parliamo e la lettura degli atti giudiziari. Quindi si procede con il racconto. Però c’è una cosa in questa edizione che mi ha colpita molto: le vittime di cui parliamo sono tutte giovanissime».
Nonostante ci sia maggiore informazione sui femminicidi i casi sono in aumento.
«Complice anche la pandemia che ha costretto molte donne a trovarsi chiuse in casa con il proprio carnefice 24 ore su 24. E che ha reso più difficile denunciare i maltrattamenti».
In tante sporgono denuncia alle autorità, ma non accade nulla...
«Vero, non saprei dire il motivo, ma sicuramente c’è un nodo che va sciolto perché, se neanche le autorità tutelano e proteggono, che altre armi di difesa hanno le vittime?».
Secondo lei cosa spinge a commettere violenza sulle donne?
«Non credo affatto ai raptus, alla follia di un momento. Nella maggior parte dei casi il femminicidio è preceduto da ripetuti episodi di violenze».
Quando “l’amore” non si può più definire tale?
«L’amore implica attenzione, ascolto e rispetto dell’altro, della sua libertà. In una relazione sana si è felici dei successi reciproci. Quando subentrano il controllo o la possessività sono campanelli di allarme da non sottovalutare».
Lei è un volto legato alla commedia e a conduzioni leggeri. Dura parlare di temi forti?
«Sì. Ma sono anche onorata di portare l’attenzione su un fenomeno così doloroso. E in fondo, così come la risata unisce, vale lo stesso per la sofferenza».