Vi sveliamo tutti i segreti di “Reazione a catena”

Dalle parole “senza senso” della sigla iniziale ai cestini per i concorrenti, dai nomi delle squadre agli abiti di Marco Liorni...

11 Agosto 2022 alle 08:20

Sono tante le curiosità che ci sono venute guardando “Reazione a catena”. Così abbiamo “interrogato” produzione e addetti ai lavori... ed ecco che cosa abbiamo scoperto!

Perché il programma si chiama “Reazione a catena”? È un format originale italiano?
«Il programma si chiama così perché è la traduzione di un format Sony che originariamente durava 20 minuti» dice Tonino Quinti, ideatore del format italiano insieme con Stefano Santucci e Francesco Ricchi. «La Rai ha poi commissionato lo sviluppo di nuovi giochi e l’adattamento agli autori».

Come nasce la sigla iniziale e cosa dicono le parole?
«È una canzone fatta apposta per il programma, realizzata da me con i musicisti della mia orchestra» risponde il Maestro Pinuccio Pirazzoli. «È cantata da Antonella Pepe, vocalist in prestigiose produzioni di grandi nomi come Baglioni, Celentano e Mina. Anche il testo l’ho scritto io, ed è un “nonsense” perché in un programma di parole sarebbe stato sciocco inserire un testo che potesse cogliere un senso. Le parole sono i suoni, quasi gutturali, che fanno i bambini piccoli quando vogliono parlare. L’idea è nata di getto, uscendo dalla riunione del programma: l’ho cantata insieme ad Antonella sul telefono e l’ho realizzata».

Rappresentano qualcosa i “segni bianchi” della nuova scenografia e perché cambiano colore a seconda del gioco?
«Lo spunto viene sempre dal titolo: uno sviluppo delle reazioni e delle catene anche preso da concetti di chimica. I colori servono a rendere particolarmente evidente il gioco estivo, allegro, e sono frutto di un lavoro di squadra in cui fondamentale è il direttore della fotografia»spiega a Sorrisi Flaminia Suri (scenografia).

Come si fa a partecipare come concorrenti?
«Ogni componente della squadra deve iscriversi al sito www.rai.it/raicasting e compilare il modulo» racconta Christian Monaco, autore casting. «Le squadre vengono selezionate con provini fatti in tutta Italia insieme al casting Rai. Il primo impatto è fondamentale perché la squadra deve trasmettere un’intesa che prescinde dal gioco. Nei test facciamo le prove dei giochi che vediamo in puntata, da cui emerge l’abilità dei concorrenti nel destreggiarsi con la ricchezza della nostra lingua».

Ci sono dei limiti, come l’età?
«No, è un gioco che attrae molto i giovani (gli under 40 sono più dei due terzi degli iscritti) ma che piace molto anche al pubblico adulto» continua Monaco. «Quest’anno abbiamo avuto i concorrenti più giovani di sempre, nati nel 2004, e la concorrente più grande di sempre, 83 anni, che ha già detto che tra due anni proverà di nuovo!».

Il nome della squadra come viene scelto?
«È un lavoro collettivo. Si chiede ai concorrenti quale sia la cosa che veramente li unisce e da lì cerchiamo insieme un nome che piaccia a loro e suoni bene perché, soprattutto nel caso di una squadra molto forte, può diventare fondamentale per creare affezione e riconoscibilità. È capitato addirittura che si presentassero squadre formate da mariti (o mogli) che portavano sia il nuovo compagno/a sia l’ex» racconta Christian Monaco.

Per la puntata vestite, pettinate e truccate voi i concorrenti?
«Per quanto riguarda gli abiti i concorrenti si portano loro delle cose da casa, poi, la nostra costumista Piera Maddau, integra o cambia totalmente l’abbigliamento tenendo presente la scenografia e le richieste degli autori. Truccatori e parrucchieri sono del Centro di produzione di Napoli» ci dicono dalla produzione.

Marco Liorni quando incontra le squadre per la prima volta?
«Si conoscono prima della puntata. La redazione prepara per il conduttore delle schede delle squadre e dei singoli, che sono la base di conoscenza nell’incontro pre-puntata».

Liorni si veste a suo gusto o qualcuno lo consiglia?
«Vengono stabiliti gli outfit tenendo conto dei consigli della costumista Piera Maddau, dei gusti di Marco e delle esigenze del direttore della fotografia».

Mentre legge le domande Marco Liorni vede anche le risposte esatte sul monitor?
«Sì, Liorni ha di fronte uno schermo sul quale appaiono sia le domande che le risposte. È stato ribattezzato “Beppino, il leggio trasportabile!”» svela Beppe Sivero, direttore di produzione.

Come fanno le due squadre a non sentire i suggerimenti che si danno i componenti dell’altra?
«Nei giochi di squadra i concorrenti sentono negli auricolari soltanto i propri compagni (tecnicamente si chiama “N meno uno”). A casa invece il telespettatore ascolta i ragionamenti delle squadre perché noi mettiamo in onda l’audio completo. Per evitare poi che gli avversari possano leggere il labiale, i concorrenti hanno l’abitudine di coprire la bocca» spiega Amedeo Gianfrotta, regista.

La squadra più longeva in assoluto di “Reazione a catena” quanto è rimasta in carica?
«I record sia di presenze (36 puntate) sia di parole indovinate nel gioco di “L’intesa vicente” (28 termini) è dei Tre di Denari» dice Christian Monaco, autore casting.

La “Catena finale” è fatta da un computer o dagli autori?
«Tutte le domande del gioco sono scritte dagli autori» dice Tonino Quinti, ideatore del format italiano.

Perché i concorrenti mettono le cuffie durante la “Catena finale”? Cosa sentono?
«Nella “Catena finale” e ne “L’ultima parola” i concorrenti utilizzano le cuffie e non gli auricolari per evitare che qualsiasi rumore possa distrarli. Ma fra di loro e con Marco Liorni riescono sempre a sentirsi» spiega il regista Amedeo Gianfrotta.

Il pubblico è tornato in studio: come si fa a partecipare?
«Il pubblico è composto da figuranti selezionati, perché spesso deve interagire con Marco e anche perché il totale delle ore di lavoro è abbastanza elevato, considerando anche le pause».

Quante puntate riuscite a girare ogni settimana?
«Dalle 10 alle 15 puntate».

Cosa succede nella pausa tra una puntata e l’altra?
«C’è il cambio d’abito sia per la squadra vincente, sia per il conduttore Marco Liorni».

I concorrenti ricevono un cestino per il pranzo?
«Sì, tenendo anche presente le eventuali allergie, patologie o abitudini alimentari».

Quanti autori lavorano al programma?
«Il programma è firmato dai tre autori che lo hanno ideato (Tonino Quinti, Stefano Santucci e Francesco Ricchi), ai quali si è aggiunto quest’anno Ivo Pagliarulo. Il programma è scritto in collaborazione con altre dieci persone».

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