«Voyager», Roberto Giacobbo presenta la nuova stagione

Ci farà conoscere personaggi storici e luoghi misteriosi. «Questa volta parleremo perfino con l’imperatore Adriano» racconta il conduttore. Che intanto coltiva il sogno di diventare telecronista dei match della Nazionale

Roberto Giacobbo con le comparse protagoniste delle ricostruzioni storiche di «Voyager»  Credit: © Antonio Parrinello
7 Luglio 2017 alle 10:10

L’appuntamento è alle 11 in uno stabilimento balneare di Siracusa, la città siciliana in cui Giacobbo (o meglio «Bona», come lo chiamano i suoi collaboratori) sta girando un servizio dedicato alla grotta nota come «Orecchio di Dionisio». Il tempo di fare un sopralluogo e rinfrescarci con un bicchiere di latte di mandorla e Roberto Giacobbo si palesa in cima alla scalinata che porta al mare. Lo seguono tecnici, assistenti e un gruppo di comparse travestite da personaggi storici. Anche loro saranno tra i protagonisti della nuova edizione di «Voyager», in onda dal 10 luglio su Raidue.

Scusi Roberto, ma perché la chiamano «Bona»?
«Perché quando giro i miei interventi non li ripeto mai. È quasi sempre “buona la prima”. Da qui l’abbreviazione “Bona”, che è meglio di “Sara”».
E quest’altro soprannome da dove viene?
«Da “saracinesca”. Mi chiamavano così da ragazzino, quando giocavo a calcio nel ruolo di portiere. Essendo alto due metri, se aprivo le braccia occupavo tutta la porta».
La sua stazza non le ha mai impedito di infilarsi sotto terra, uscire dai tombini o scalare campanili…
«Tutti gli speleologi sono minuti, ma alla fine passo dove passano loro. Come ho fatto per uno dei servizi che vedrete nelle nuove puntate girato nei sotterranei di Todi. Erano talmente stretti che ho dovuto togliere l’imbragatura, piegare testa e gambe e camminare di lato strisciando lungo il muro. In certi momenti devi essere molto concentrato per non farti prendere dal panico. Ma non farei mai qualcosa di pericoloso, se vicino a me non ci fossero sempre degli esperti pronti a intervenire».
Con quali altri servizi ci stupirà nella nuova edizione di «Voyager»?
«Saranno otto puntate che si concluderanno il 4 settembre con uno speciale su Madre Teresa di Calcutta per i 20 anni dalla sua morte. Faremo un viaggio dentro villa Adriana a Tivoli, dove scopriremo la storia dell’Impero Romano nel massimo della sua espansione. E incontreremo l’imperatore Adriano in carne e ossa grazie alle nostre ricostruzioni storiche. Inoltre cammineremo sul ponte raffigurato sulla banconota da 5 euro, un acquedotto romano che si trova in Provenza. E percorreremo il “Caminito del Rey”, in Spagna. È il sentiero più pericoloso al mondo, con una pedana in legno addossata a un canyon. Lo avevano chiuso perché faceva troppe vittime. Ora è stato messo in sicurezza  e riaperto».
Come nascono i vostri servizi?
«All’inizio tutto nasceva dalla mia curiosità, poi mi sono appoggiato ad autori e collaboratori: abbiamo un gruppo su WhatsApp in cui ci scambiamo idee e proposte. C’è poi il pubblico che ci contatta virtualmente o di persona quando ci incontra. Facciamo un tipo di divulgazione non convenzionale, ma basata su fatti veri. Verifichiamo sempre le fonti e facciamo mille controlli, anche se ogni tanto qualche errore scappa…».
È vero che in ogni stagione cambia look?
«Sì, a inizio serie decidiamo il look che avrò e che manterrò per tutta la stagione: quando giriamo non sappiamo in quale puntata andrà in onda un servizio. In questo modo il pubblico mi vede vestito sempre nella stessa maniera».
Quando sono entrati nella sua vita il mistero e la scienza?
«Giovanni Minoli, che mi conosceva come autore di programmi in diretta, nel 1997 mi propose di lavorare alla trasmissione “Misteri” su Raidue, anche quella in diretta. Accettai perché già da ragazzo ero curioso e mi piaceva tenermi informato. Poi diventai autore di “La macchina del tempo” su Rete 4, dove ci occupavamo di argomenti scientifici. Ma neanche quello soddisfaceva la mia curiosità. Allora mi venne in mente di creare un programma che unisse entrambe le cose. In questo modo sono nati prima “Stargate” (nel 1999 su Tmc, poi diventata La7, ndr) e in seguito “Voyager” su Raidue. Che è diventata casa mia: un gruppo di lavoro fantastico».
Invece com’è diventato conduttore?
«Grazie a Maurizio Costanzo. Avevo scritto un libro sull’antico Egitto che stava andando bene, così fui invitato a parlarne nel suo show. Mi disse che il mio sarebbe stato il primo intervento e che sarebbe durato quattro minuti. Invece quando il tempo a mia disposizione finì Costanzo si era così appassionato che mi chiese di proseguire. Il giorno dopo un dirigente di Tmc mi chiamò per offrirmi “Stargate”. Pensavo come autore, invece mi voleva anche come conduttore».
E lei com’è cambiato da allora?
«Con il tempo ho preso confidenza con il mezzo televisivo e così è emersa anche la mia ironia».
Ma non vorrebbe realizzare progetti che non parlassero solo di misteri?
«Vorrei fare il commentatore delle partite della Nazionale. Sarebbe divertente. Lo farei con un linguaggio completamente nuovo. Oppure mi piacerebbe fare il turista in incognito, quello che fa i viaggi di gruppo con tanto di guida con la bandierina».

Proprio come i croceristi di Taiwan che incrociamo sul set del servizio sull’Orecchio di Dionisio. Appena riconoscono Giacobbo («Voyager» è andato in onda in 14 altri Paesi, soprattutto in Oriente) lo circondano e lo acclamano come una rockstar. E ce lo portano via.

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