Quando in Rai è una “Nottataccia”

Ema Stokholma spiega il nuovo show in arrivo su RaiPlay

"La nottataccia"  Credit: © Stefano Colarieti
29 Settembre 2021 alle 09:20

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S'intitola “La nottataccia” e dal 29 settembre sarà disponibile con le prime due puntate in esclusiva su Raiplay (altre due saranno on line il 6 ottobre). È un format nuovo, dove si mischiano in un gioco di specchi e interrogativi (“Sarà vero?/sarà falso?”) spunti comici, teatro e soprattutto tanta musica, suonata e cantata dal vivo. Ci saranno: Noemi, Max Gazzè, Claudia Gerini, Lillo, Stefano Fresi, Francesco Montanari, Ilaria Spada, Carlo Conti e tanti altri. In mezzo a questa girandola di facce, maschere, suoni, gag e risate si muove Ema Stokholma, origini francesi e italiane divise per metà, voce radiofonica, volto televisivo e tante altre cose insieme.


Ema, cos'è esattamente “La nottataccia”?

«Potrebbe essere una miniserie. È la storia di questi pazzi dell'Orchestraccia che decidono di entrare nella sede Rai di via Asiago e di occuparla».

Luogo che tu conosci più che bene.
«Lo frequento abbastanza assiduamente dal 2015, ho cominciato a fare un programma d'estate a Radio 2 e poi da lì ho condotto “Back2Back”, programma quotidiano con Gino Castaldo».

Qui protagonista è l'Orchestraccia.
«È una band romana folkloristica. C'erano già state varie occasioni di conoscerli e ballare dal vivo la loro musica. I nostri generi musicali all'apparenza si scontrano, e infatti nella serie loro mi vogliono convincere che quello che fanno è altrettanto moderno della musica che ascolto e passo in radio».

Il tuo ruolo?
«All'inizio sono quella che si ribella, ma sono talmente simpatici che io “mi prendo bene” come si dice a Roma, ed elimino il mio atteggiamento refrattario e ostile. Sono quella che cerca di mettere un po' di ordine negli eventi».

A cantare e suonare arriveranno tanti ospiti, Noemi, Clementino, Bennato, Lillo, Francesco Montanari, Ilaria Spada, la lista è lunghissima.
«Quelli dell'Orchestraccia cercano di far passare in radio il loro nuovo singolo e così chiamano attori, cantanti, presentatori loro amici per chiedere ai vertici Rai di ascoltarli. “Abbiamo qualcosa da dire!”. Arrivano tutti questi personaggi a scombussolare l'equilibrio».

Qualche duetto particolare?
«Quello con Claudia Gerini perché c'è tanta intesa fra di loro, o con Max Gazzè. Divertenti sono pure le apparizioni di Stefano Fresi e Carlo Conti. Poi io ho un debole per Nesli che è venuto a cantare “La fine”, è stato il mio momento emotivo».

“Nottataccia”, “Orchestraccia”: tutto con il suffisso dispregiativo “accia”.
«Può sembrare così, ma io lo intendo diversamente. “Ragazzaccia”, per esempio, mi fa venire in mente una ragazza libera e diversa, io che mi considero “freak” non la vedo come una cosa dalla quale sfuggire. Orchestraccia non è l'opposto della brava orchestra, è quella che può spezzare alcune regole».

La scorsa estate è uscito “Menage a trois”, il tuo primo singolo. Canterai pure tu nella serie?
«No, io non canto. Quando abbiamo girato la serie il pezzo non era ancora uscito, forse nessuno credeva che potessi cantare».

Invece poi l'hai fatto.
«È venuto come un gioco, da tempo ho smesso di fare la deejay e mi mancava la parte musicale. Facevo lezioni di francese su Instagram e ho deciso di mettere in fila una serie di luoghi comuni con la giusta pronuncia. È piaciuto. È stato divertente girare il video con Andrea Delogu, Stefano De Martino, Michela Giraud, Valerio Lundini».

L'ultima “nottataccia” che ti è capitata?
«Ad agosto sono andata a trovare mio fratello che vive in Bretagna e l'ultima sera sono passata da Parigi dove ho rivisto e salutato amici che non vedevo da tempo, mi sono addormentata alle 6 di mattina e alle 6 e mezzo mi sono svegliata per ripartire. Ormai non ho più l'età neanche per bere quel bicchiere di troppo».

E l'ultima “canzonaccia” che hai ascoltato?
«Ovviamente la intendo in senso buono. Io sono fan del reggaeton e quando sento “Pistolero” di Elettra Lamborghini al mare con i finestrini aperti in compagnia della mia migliore amica, comincio a ridere e cantare a squarciagola».

Hai appena vinto il Premio Bancarella 2021 con il libro autobiografico “Per il mio bene”. In un certo senso è una “storiaccia”.

«Sì, è vero, è una storia che non avevo mai raccontato prima. Sono cresciuta con mia madre e mio fratello, solo noi tre, e mia madre era molto violenta e crudele, riversava i suoi disagi su noi figli sia fisicamente sia psicologicamente. Ho voluto raccontarlo per dire alle persone che queste cose succedono, che c'è davvero un gap tra le famiglie normali e quelle complicate».

Deejay, modella, concorrente di reality, scrittrice: ora in che veste ti senti meglio?
«Corrispondono a tanti periodi molto diversi della vita. In questo momento come conduttrice radiofonica mi sento appagata, ho la grandissima fortuna di lavorare con Gino Castaldo e imparo tantissime cose ogni giorno. E poi, mi sento pittrice, vedo questa cosa nel mio futuro».

Come mai hai cominciato a dipingere?

«È successo grazie a Instagram. Nel 2016 volevo rifare il mio profilo, con una penna mi sono messa a riprodurre le foto che postavo, mi piaceva e mi sono detta: “Devo migliorare”. Dalla penna sono passata agli acquerelli poi alla tempera agli acrilici e infine all'olio che mi dà più soddisfazione, è più materiale».

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