Quando in tv c’erano le “Signorine Buonasera”

Un libro appena uscito ricostruisce la storia e l’importanza delle annunciatrici in tv. Fra aneddoti, tante curiosità e un pizzico di nostalgia

Emanuela Folliero
31 Dicembre 2020 alle 09:03

Per oltre 60 anni le “Signorine Buonasera” sono state presenze familiari nelle case degli italiani. Passavano le stagioni, cambiavano i personaggi e i titoli delle trasmissioni, ma loro erano sempre lì, ad annunciare i programmi delle varie reti.

Icone di stile, fidanzate immaginarie, mogli ideali, modelli di comportamento. Tuttavia oggi la loro presenza è stata definitivamente cancellata dalla tecnologia. Molti se le ricordano nostalgicamente, altri, più giovani, non le hanno mai viste sul piccolo schermo.

Un libro appena uscito, “Le Signorine Buonasera” di Michele Vanossi (Gribaudo, 14,90 euro), rende loro merito e giusta collocazione nella storia della tv italiana. Dalle pagine colorate, piene di testimonianze dirette e indirette, si viene a sapere che le annunciatrici Rai erano inquadrate come impiegate, “8 ore e 35 minuti al giorno (mezz’ora era dedicata alla pausa pranzo)”, erano delle turniste e dovevano timbrare il cartellino.

Tra le curiosità: “L’azienda riconosceva, una volta la settimana, la riduzione oraria di 2 ore e 30 minuti, permessa in entrata o in uscita, per recarci dal parrucchiere”. Oltre a una perfetta dizione erano richiesti “un comportamento gentile e riservato e un look sobrio e castigato”. Veniva suggerito di non indossare alcuni colori, come il verde e il bianco perché “sparavano”, e, ovviamente per scaramanzia, era sconsigliato pure il viola. Gli annunci più importanti, che si contendevano l’un l’altra, erano quelli prima del telegiornale, quelli delle partite, del Festival di Sanremo, degli show del sabato sera o quelli a reti unificate (come a Capodanno). Ma la carrellata di aneddoti, foto, ricordi e spunti è lunga. Eccone un assaggio.

Le influencer dei tempi

“Le Signorine Buonasera” di Michele Vanossi (Gribaudo, 14,90 euro)

Michele Vanossi, come è nata l’idea di fare un libro sulle “Signorine Buonasera”?
«Nel 2016 la Rai ha deciso di cancellare dai palinsesti queste figure, due anni dopo lo ha fatto pure Mediaset, e quello è stato l’input che mi ha spinto a raccontare le loro storie. Sin da ragazzino ero incuriosito da queste donne che apparivano e sparivano dopo pochi minuti, sempre gentili e rassicuranti, belle ma non aggressive».

Come raccontarle a chi non le ha mai viste in tv?
«Sono state le influencer dei tempi, non esistevano i social ma c’erano i rotocalchi. Erano il biglietto da visita delle televisioni, il legame tra l’azienda e lo spettatore e tra lo spettatore e il programma. Hanno contribuito a diffondere programmi di successo».

Era fatale la loro sparizione?
«Ora c’è la tv on demand, non è più necessario che venga annunciato un programma, si può fruirne come e quando si vuole. Ci sono i rulli e la grafica con le informazioni per ogni programma, ma manca il lato umano. La tv si è un po’ spersonalizzata, manca di gentilezza».

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