Al Bano a «The Voice»: «Ma quanto mi diverto a scovare cantanti»

Parla l’artista di Cellino San Marco, mattatore a sorpresa fra i coach del talent di Raidue. Le prime «blind» lo hanno incoronato: sono in tanti i concorrenti a sceglierlo come coach e lui non si sottrae a nessuna gag

Al Bano, coach di «The Voice of Italy 2018»
12 Aprile 2018 alle 10:46

Probabilmente  quello di Al Bano non era il nome che incuriosiva di più nel rinnovatissimo quartetto di coach di «The Voice». Le prime «blind», però, lo hanno incoronato mattatore assoluto: sono in tanti i concorrenti a sceglierlo come coach e lui non si sottrae a nessuna gag, neppure quella di «albanizzare» un brano della Dark Polo Gang.

Rivelazione di «The Voice» a 74 anni: complimenti!  
«Beh, direi che sta andando bene. Il mestiere non mi manca, la passione nemmeno. Mi sto proprio divertendo, funziona tutto alla grande. E poi c’e questo panorama canoro straordinario».

Sembra che tutti vogliano fare il cantante.
«Io dico sempre che  una volta in Italia, quando uno nasceva, per prima cosa piangeva. Adesso la prima cosa che fa è cantare».

Come si trova nei panni del giudice?
«Io la parola giudice me la tolgo di dosso. Preferisco “ricercatore di talenti”. Quello sì. Sto cercando dei talenti e c’è l’imbarazzo della scelta. Quando da regolamento devi farne fuori alcuni è un vero dolore. Io, però, dico sempre ai ragazzi: ricordate che le sconfitte di oggi sono le vittorie di domani».

Ha scelto un sacco di donne...
«Noi peschiamo al buio. Mi è capitato anche di sentire la voce di una e poi era una drag... come si dice? ...una drag woman».

Drag queen?
«Ecco, quello».

Spesso la voce incanta, però è innegabile che conti anche la presenza scenica.
«Non sempre. Adele non mi pare che abbia puntato sulla presenza fisica».

È l’eccezione.
«Ma il vero talento è un’eccezione e devi sapere pescare in mezzo alle eccezioni».

E la sua esperienza? Nessun discografico agli inizi ha avuto da dire sulla sua statura, gli occhialini... Con tutto il rispetto, lei non era considerato un bello.
«A me non importava cosa pensavano di me. Non ci ho  mai fatto caso. Era importante che cosa io pensavo di me. E quando cantavo, qualcosa succedeva sempre nella sala. Lì non conta essere bello, biondo o con l’occhio lucido. Così, quando mi hanno dato la possibilità di andare in tv, c’è stato quel che c’è stato».

Molti concorrenti la scelgono. Se l’aspettava?
«Francamente no. Io, poi, non sapevo niente di questa trasmissione, non avevo mai avuto la possibilità di guardarla. L’ho scoperta facendola e mi sono trovato in un mondo tutto nuovo».

Qual è il segreto per scoprire i talenti?
«Il segreto è il cuore. Gli artisti devono emanare delle vibrazioni. Prenda la ragazza che ha cantato “È la mia vita” (Maryam Tancredi, ndr). Appena il brano, una mia canzone, è partito pensavo volesse fare la ruffiana. Invece man mano che andava avanti sentivo alzarsi una temperatura umana eccezionale, quella maniera di cantare completamente diversa da come io avevo impostato la canzone. Mi ha commosso. Allora come fai? Il termometro è l’emozione: trovare quelle vibrazioni che solo in pochi sono in grado di regalarti».

Questo è l’aspetto emotivo. E tecnicamente?
«Se sei competente riesci a capire come prendono fiato, la qualità dell’emissione vocale, l’intenzione, se mettono una marcia in più. Ecco, devi trovare quelli che mettono quel qualcosa in più. Ci vuole arte per stare in questo mestiere».

Il fatto che i concorrenti cantino cover di brani famosi aiuta o confonde?
«Lì sta il bello: vedere come l’artista ha sviluppato il brano rispetto all’originale. Lì si vede se c’è materia prima. Io detesto gli imitatori, mi piacciono quelli che sanno produrre qualcosa di nuovo anche con una canzone che è sulla bocca di tutti. Quelli capaci di cambiare le regole del gioco».

Che cosa ci può essere ancora di nuovo?
«Nel mondo tutto si rinnova. Anche nel modo di cantare. Pensi ai salti di ottava dei Negramaro, quel loro cantare in falsetto. Pensi al rap, che grande rivoluzione che è stata in musica! Pensi a Ghali che ha trovato questa nuova dimensione di canto. Nella musica niente è definito. Sappiamo solo quello che abbiamo sentito, non quello che sentiremo».

Ha dichiarato che smetterà di cantare nel 2019.
«Voglio fermarmi per un po’. Devo rimettermi in sesto. Ristabilirmi, come dico io. Voglio ritrovare l’Al Bano super efficiente. Voglio vedere quanto tempo ci metterò».

Niente di definitivo, quindi.
«Sarebbe una bugia. Non ce la faccio, ho la malattia della passione. Sarà un anno, sette mesi, vediamo quanto tempo riuscirò a stare fuori. Ho lavorato quasi sempre. Sa quando ho fatto la mia vera vacanza? Quando ho partecipato a “L’isola dei famosi”. Mi alzavo quando volevo, facevo tutte quelle attività precluse dal mio mestiere. Mi sono riappropriato di me e ho perso pure 12 chili».

provate a cantare questi brani per capire se siete pronti per la tv

Tutti noi abbiamo in famiglia una aspirante popstar, ma è così difficile distinguere tra sogni e realtà... Per capire se avete davvero «The Voice» mettetevi alla prova con le canzoni più difficili della musica italiana. Se riuscite a cantarle, siete a cavallo.

PER LEI:
Giorgia - «E poi»
Un pezzo di Giorgia vale l’altro, ma state attenti: la sfida non è solo imitarne i mille virtuosismi, ma uscirne incolumi quando si torna sulle note basse.     
Matia Bazar - «Ti sento»
Per star dietro ad Antonella Ruggiero non basta saper fare due falsetti: è un tour de force! Se arrivate fino ad «Atlantide isola persa» senza svenire avete la nostra stima incondizionata.  
Mina - «Se telefonando»
Va bene, chiedervi di cantare come Mina forse è un po’ troppo... ma è l’ideale per testare l’estensione della vostra voce. Quanti minuti dura prima di spezzarsi miseramente?

PER LUI:
Pooh - «Uomini soli»
È semplice: se sapete replicare il «Dio delle cittààà» di Roby Facchinetti senza lasciare un pezzo di polmone sul microfono, correte al primo casting disponibile.
Claudio Baglioni - «Avrai»
Le note di Baglioni, si sa, non sono per tutti e questo è uno dei suoi brani più ostici ed è pieno di trappole. Non partite troppo spavaldi: alla fine dei 5 minuti e 20 avrete bisogno dei sali.
Eduardo De Crescenzo - «Ancora»
Con questo «classicone» la sfida è duplice: essere romantici senza risultare ridicoli. Non è solo tecnica: bisogna metterci il cuore.

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