Alessandro Marcelli, il medico di “Pechino Express”: «Non avete idea di quanto sia massacrante fare questo show!»

L’otite di Costantino, il menisco di Mazzocchi e poi stiramenti, contratture, gastroenteriti: parla il dottore che segue i concorrenti del reality

Alessandro Marcelli, il medico di "Pechino Express"
20 Febbraio 2020 alle 12:21

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Dottor Alessandro Marcelli, lei è il medico che ha seguito i concorrenti di “Pechino Express”. Partiamo dal curriculum.
«Sono dottore in Medicina e chirurgia, medico ecografista e medico legale. Sono stato ufficiale medico dell’Aeronautica Militare durante missioni nazionali e all’estero. Ora sono in congedo, lavoro a Roma e dintorni».

E cosa “ci azzecca” con “Pechino Express”?
«Il mio collega Marco Scarcia, che ha seguito le precedenti edizioni di “Pechino Express”, non poteva partecipare per motivi personali. Mi ha segnalato al produttore Davide Donadini e a Leopoldo Gasparotto, direttore dei programmi della società Banijay Italia».

Perché ha accettato?
«Perché ci “azzecca” con il discorso dell’esperienza militare e della mia passione per l’avventura. “Pechino” è un programma durissimo, non solo per i concorrenti. Anche noi della troupe abbiamo percorso circa 10 mila chilometri. È dura dormire quattro ore per notte per 40 giorni!».

Aveva mai visto il programma?
«Solo l’ultima edizione e, ammetto, un conto è vederlo alla tv, un altro è viverlo da dentro. Le persone non hanno idea di quanto sia massacrante».

Quali sono i controlli da fare prima della partenza?
«Una visita medico-sportiva-agonistica che include una prova al cicloergometro (si fa su una cyclette con una resistenza sempre maggiore e con monitoraggio cardiaco) e una spirometria (valuta la capacità respiratoria). Poi una visita medica generale, una cardiologica, un prelievo di sangue. Infine ci sono le vaccinazioni previste dal Ministero degli Esteri e dal Ministero della Salute per viaggi in Thailandia, Cina e Corea del Sud, come epatite A e B, tetano, encefalite giapponese».

Che consigli medici ha dato ai concorrenti?
«Le normali indicazioni igienico-sanitarie generali, Paese per Paese, per esempio evitare di bere acqua se non in bottiglia e ingerire ghiaccio (che viene fatto con acqua non sicura), mangiare solo cibi cotti, fare attenzione ai cibi essiccati appesi all’aperto, dove spesso si posano mosche o altri insetti».

Che attrezzatura medica si è portato in viaggio?
«Avevamo praticamente la farmacia di un ospedale: tutti i medicinali per l’emergenza, parafarmaci, antinfiammatori, protettori gastrici. Gli integratori salini sono stati il prodotto più utilizzato. Poi i singoli concorrenti avevano una scatola con i loro farmaci, come gli antistaminici per chi era allergico al polline».

Lei come seguiva la gara?
«Viaggiavo in un furgone con il capo della sicurezza, ci mettevamo in posizione equidistante fra la testa e la coda dei concorrenti di modo che tutte le coppie potessero essere raggiunte nello stesso tempo. Tutte le sere noi due andavamo a fare il sopralluogo dove i concorrenti avevano trovato ospitalità, lui faceva un controllo dal punto di vista della sicurezza, io delle condizioni sanitarie. E a volte davo persino un supporto psicologico».

Quali sono stati i problemi più frequenti?
«Quelli di natura muscolare, contratture e stiramenti. I concorrenti corrono tantissimo! Non abbiamo avuto casi di febbre, nonostante il freddo trovato in Corea. C’è stata qualche gastroenterite, ma si è risolta in poche ore».

E se succede qualcosa di grave?
«In caso di infortunio si porta il concorrente nel centro medico più vicino, il produttore e io non ci allontaniamo fino alla prognosi clinica. A quel punto, se c’è qualche rischio per la salute il concorrente viene rimandato a casa».

Avevate una mappa degli ospedali locali?
«Conoscendo prima il tragitto, avevo fatto una lista di tutti i centri che avrei potuto contattare in caso di bisogno».

Lei dove dormiva?
«A fine serata, dopo aver controllato i concorrenti, trovavamo un albergo o delle “guest house” lungo la strada. Quello che capitava».

È stato sempre bene?
«Sono arrivato in Thailandia con tosse e raffreddore, ma in un paio di giorni stavo bene».

Come giudica questa esperienza?
«Umanamente e professionalmente bellissima, anche se faticosa per tutti. Quando sono tornato in Italia ero dimagrito sei chili ed ero davvero stanco».

Parteciperebbe mai alla gara?
«Per la mia indole, ed essendo un gioco così avvincente... sì, lo farei».

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