Il campione di arti marziali, tra i conduttori di "Tú sí que vales", si confessa a cuore aperto a Sorrisi
Dal 2017 Alessio Sakara conduce uno dei programmi più amati della tv, “Tú sí que vales”. Al fianco di Martin Castrogiovanni e Belen Rodriguez, il campione mondiale di arti marziali miste introduce ogni sabato sera su Canale 5 i talenti che fino al 28 novembre si alterneranno per mostrare quanto valgono, provando a conquistare i giudici e il premio finale.
Alessio, che cosa le piace di questo programma?
«Quello che piace anche alle persone a casa: passiamo dal rimanere a bocca aperta alle lacrime in pochi minuti».
Piange mai vedendo le esibizioni?
«Mi emoziono spesso, è successo anche in questa edizione con Alessandro, il batterista di soli 5 anni che suona metal... ma spesso non lo faccio vedere».
Perché?
«Perché da quando ho cominciato a fare boxe da ragazzino sono stato educato a non mostrare mai le mie emozioni agli avversari. Non devono capire se sto soffrendo o se un pugno mi ha fatto male. Purtroppo, di conseguenza, ho cominciato a non farlo più in generale».
Rinuncerebbe mai allo sport per una carriera televisiva?
«Mi piace tanto fare tv ma lo sport è la mia priorità. Quando mi chiamano per fare televisione, chiedo sempre di poter lasciare le registrazioni in caso di incontri irrinunciabili di Mma (arti marziali miste, ndr). Maria De Filippi ha subito capito questa mia necessità».
Con Belen e Martin ormai siete una squadra affiatatissima.
«Ed è difficile trovare un equilibrio simile quando ci sono tre conduttori. Belen è la più preparata, Martin è il più folle. Per assurdo, io sono il più istituzionale e posato».
Anche se la sua immagine sembra quella del “mascalzone”...
«È uno dei motivi per cui faccio tv. Come uno dei rappresentanti più noti in Italia del mio sport, voglio raccontare che dietro l’immagine da duro di chi lo pratica c’è una persona normale».
Non faccia il modesto! Lei è uno dei lottatori più forti al mondo.
«Grazie, ma nel mio modo di vedere le cose non deve esserci spazio per compiacersi. Preferisco usare quelle energie per trasferire la mia esperienza di successo agli altri. Voglio essere un esempio, più che un uomo da invidiare».
Un esempio nelle arti marziali?
«No, nella vita. Tra le tante cose che faccio, sempre più spesso, ci sono gli incontri nelle scuole con i giovani per motivarli a inseguire i loro sogni».
È quello che ha fatto anche ad “Amici” lo scorso anno, giusto?
«Esatto, ho anche una pagina Instagram dedicata ed è una delle cose che amo fare di più. Sul tema motivazionale ho scritto pure un libro, si intitola “Ogni giorno in battaglia”».
L’uccisione di Willy Monteiro Duarte a Colleferro da parte di due praticanti di arti marziali miste non ha messo in buona luce il suo sport.
«Una notizia del genere può distruggere anni di lavoro fatto per allontanare i pregiudizi. Una mela marcia, a volte, cade molto lontano dall’albero. La comunità di lottatori che rappresento è fatta di persone che da questo sport sono state salvate, non distrutte».
In questi anni ha imparato a conoscere i giudici. Cosa le piace di più di Maria De Filippi?
«La sua capacità di intuito e analisi. Vede una persona, non sa chi sia, ma trova in pochi minuti la chiave più profonda della sua anima».
Di Gerry Scotti cosa pensa?
«Appena entra in studio, è come vedere Totti scendere in campo. È un campione in tutto quello che fa».
È concorde con le opinioni severe di Teo Mammucari?
«La sua non è severità, è l’onestà d’animo tipica della sua romanità. Essere schietti e dire cose furbe fuori dal coro è un pregio delle persone intelligenti».
Nei suoi panni, si metterebbe in gioco come Rudy Zerbi?
«Certo, ma lui è insuperabile: non ha paura di niente, nemmeno di tuffarsi in una possibile figuraccia. Eppure rimane sempre autorevole».
Si farebbe giudicare da loro come attore? So che è una sua passione.
«È vero, ho fatto un paio di belle esperienze, continuo a fare provini per il cinema e sto studiando recitazione».
Ha scritto sui social: «Ho 39 anni e sto meglio di 10 anni fa».
«Perché ho cominciato a vivere con disciplina l’alimentazione. Prima pensavo che l’allenamento, la testa e il cuore bastassero. Ero capace di mangiare una pizza poco prima di un incontro importante, ora sono più equilibrato».
C’è qualcosa che non sa fare?
«Molte cose, in realtà! Fin da quando ho fatto i primi programmi per Dmax e “Pechino Express” ho deciso di vivere tutto al massimo, senza precludermi nessuna strada. Per crescere come sportivo e come uomo».