Alvin e la sua vita “esotica” a “L’isola dei famosi”

«Non è facile: sono lontano dagli affetti, il cibo non è granché e spesso salta la corrente. Però mi piace» dice

15 Maggio 2023 alle 08:10

Da cinque edizioni ricopre il ruolo di inviato a “L’isola dei famosi” e, nonostante sia ormai di casa in Honduras, Alvin, nome d’arte di Alberto Bonato, riconosce che le dinamiche sono sempre diverse ed emozionanti. La prima volta è stata nel 2015 nell’edizione numero dieci condotta da Alessia Marcuzzi; confermato poi nel 2016 e nel 2019. Lo ritroviamo nel 2022 quando al timone del programma arriva Ilary Blasi. Speaker radiofonico e conduttore televisivo (con alle spalle esperienze a Disney Channel, Real Tv, La7 e Rai), nelle vesti di inviato Alvin vive per tre mesi a stretto contatto con lo staff del programma e con la natura, tra Cayos Cochinos e la Playa Palapa. Lo abbiamo raggiunto al telefono alle 6 del pomeriggio (per lui sono le 10 del mattino) ed è proprio pimpante.

Alvin, come va? E soprattutto come sta vivendo questa nuova edizione?
«Vivo questa esperienza come se fosse la prima. Ormai sono quasi dieci anni che vado e vengo dall’Honduras, per cui sono di casa. Ogni edizione dell’Isola è un’avventura particolare per me. Tutte le volte cambiano i naufraghi e gli equilibri, e io mi adatto».

Da «Il mio amato Alvin» a «Alvin sbrigati, ti tolgo la linea!» è passata solo un’edizione: tutto bene con Ilary Blasi?
«Questo tipo di interazione con Ilary rappresenta per me il raggiungimento di un traguardo. Riuscire a dialogare con una persona che conosci da vent’anni nello stesso modo in cui lo si fa nella vita reale credo sia straordinario. Io e Ilary ci siamo imposti sin da ragazzini di non essere finti in una relazione che di per sé fa ridere. Siamo noi stessi “tra palco e realtà”».

Ha nostalgia dell’urlo tormentone di Alessia Marcuzzi: «Alvin, Alvin, Alvin» o preferisce le frecciatine della Blasi?
«Con i paragoni si rischia sempre di andare fuori strada. Vivo ogni edizione in modo intimo. Ogni puntata è un’avventura. Quando c’era Alessia avevo otto anni in meno ed ero diverso. Ora condivido la scena con una persona che conosco da una vita e con la quale ho un legame divertente e genuino».

Come vive le sfide dei naufraghi quando si mettono alla prova con i giochi?
«Sono competitivo e credo che in una gara si debba sempre dare il 100 percento. Non per avere la meglio sugli altri ma per vincere con se stessi. Il risultato dipende poi da tanti fattori».

Qual è la storia che le ha lasciato di più il segno in tutti questi anni?
«Nelle varie edizioni ho incontrato persone diverse e con alle spalle storie interessanti, a partire proprio da Cristina Scuccia che ha un percorso personale intenso. Lei ha abbandonato la vita religiosa per dedicarsi alla musica. Un incredibile cambio di rotta che mi ha colpito. Ma mi hanno emozionato anche le confessioni di Paolo Noise e Marco Mazzoli. Per il passato, invece, la storia di Rocco Siffredi: in quella edizione venne fuori la parte meno conosciuta della sua personalità».

Quanto le pesa stare per tanto tempo lontano dalla famiglia?
«Tantissimo. Per il fuso orario ci mandiamo dei video che guardiamo appena possiamo. Quando io pranzo, in Italia è ora di andare a dormire quindi ogni sera do la buonanotte ai miei figli Tommee e Ariel, collegamento Internet permettendo…».

Quando non è in diretta e non lavora, come trascorre il tempo in Honduras?
«Ho chiesto ai nostri falegnami di costruire un canestro per giocare a basket, sport che adoro ed è anche uno sfogo e poi, pur essendo in mezzo al nulla, vado a visitare i paesi vicini».

Tre mesi in Honduras. Il resto dell’anno cosa fa?
«Durante il lockdown ho ripreso la mia vecchia passione: la pop art. Realizzo sculture, elementi d’arredo, e le espongo. Una mostra personale è prevista a settembre a Milano. Tra i miei progetti c’è, invece, un podcast che sto curando con Katia Follesa».

Molti suoi colleghi, che hanno fatto gli inviati, non hanno più accettato questo ruolo dopo essere arrivati a condurre un programma. Lei, invece, pur avendo presentato delle trasmissioni, non si è fatto problemi a rientrare nei panni dell’inviato…
«Non sono il tipo che dice: “Questo mai più” perché la vita, in questi anni, mi ha insegnato che tutto può cambiare da un momento all’altro. Il ruolo di inviato è impegnativo perché sei lontano da casa, spesso sei senza elettricità, il cibo è quello che è, però amo questo lavoro e quindi non mi pesa».

Se dovesse un giorno condurre “L’isola”, chi vorrebbe tra i suoi naufraghi?
«Ilary. Ma da sola, tipo sull’isola di Sant’Elena (ride). In realtà io sogno di condurre un game show, magari nel preserale».

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