Rudy Zerbi: «Io, Alex e Stash siamo un trio perfetto»

Il veterano fra i professori di canto di «Amici» parla della sua esperienza nella scuola di Maria De Filippi

Rudy Zerbi
11 Gennaio 2019 alle 14:33

L’oliata macchina di «Amici» ha ormai ripreso a girare a pieno ritmo e tra i professori del talent show di Maria De Filippi, con nove partecipazioni, è Rudy Zerbi a recitare il ruolo di veterano.

Rudy, a questo punto può aspirare al ruolo di preside.
«Ho sempre sperato di far parte di una scuola, del mio lavoro è l’aspetto che amo di più. Perché mi permette di stare vicino alla musica e vicino ai giovani, quelli che mi fanno essere sempre aggiornato. Io penso da sempre che la musica più bella sia quella ancora da scrivere. Se si resta indietro, a un certo punto ci si inaridisce».

Nei talent si usano per lo più le cover di brani già noti. In questo «Amici» è diverso.
«Sì, perché ogni anno i ragazzi possono scegliere se presentarsi con degli inediti. Le cover però servono, è giusto che ci siano. Siamo una scuola e una scuola deve avere degli standard e proporre degli obiettivi per crescere. Eseguire le cover a modo tuo, con il tuo stile, ti permette di crescere e di avventurarti su nuovi territori. È importante: in questo modo i ragazzi aumentano la loro cultura musicale e capiscono l’importanza degli arrangiamenti e della produzione. Se hai un marchio, un timbro, si deve sentire anche nelle cover. Quando ascolti “Generale” cantata da Vasco Rossi, è una canzone di Vasco, non una copia di Francesco De Gregori. E questa è la cosa che fa la differenza tra un cantante qualunque e un artista».

I talent facilitano il lavoro dei discografici?
«Se una casa discografica punta solo sui talent sbaglia strada. Però è evidente che con gli show tv un’etichetta può sviluppare un artista che ha già un “avviamento”, una fama e un’impostazione. È un grande risparmio sia di tempo sia di denaro, perché lanciare un artista costa anni e milioni d’investimento. Questa è una cosa che le case discografiche hanno capito tardi. Io fui il primo, come discografico, a scommettere sui talent: mi dicevano che così andavo verso un mondo nazional-popolare. Dopo pochi mesi, dopo l’esplosione della Amoroso, sono arrivati tutti...».

Lei è un coach molto diretto. Con i ragazzi sa anche essere duro.
«Sono così perché sento molto il peso che i miei giudizi hanno sul loro futuro. Sono serio, detesto quando i giudici dicono: “Ti elimino, ma avrai una grande carriera fuori da qui”. Non ha senso. Penso che quei miei “no” un po’ aspri abbiano una coerenza e dovrebbero aiutare a crescere. Mi fa felice che la maggior parte dei ragazzi siano poi venuti a dirmi, una volta fuori, che quelle parole sono servite. Questo è lo scopo del professore di “Amici”. Anche a scuola la sua funzione non dev’essere quella del simpatico».

Come va con gli altri professori?
«Ognuno fa il proprio percorso, ma sento di poter dire che mai come quest’anno la scelta è stata azzeccata. Copriamo tutto lo spettro: io ho un approccio da produttore, Stash è stato un concorrente di “Amici”, sa cosa si prova perché lo ha vissuto in prima persona. Alex Britti oltre che un cantante è anche un grande musicista. Non è un lavoro semplice: devi lasciare da parte il tuo ego e mettere la tua esperienza a disposizione di chi hai davanti».

Da sinistra, Rudy Zerbi con i colleghi Stash (vero nome Antonio Fiordispino) e il cantautore e chitarrista Alex Britti

Alcuni concorrenti hanno già avuto esperienze in programmi per aspiranti cantanti o a «Sanremo Giovani». Non c’è il rischio di creare dei professionisti del talent?
«Teoricamente sì, ma quelli li becchi subito, interpretano il canto come un esercizio ginnico e non come un’espressione artistica. Poi c’è chi ha fatto un percorso e cerca di correggere con la scuola quello che ha sbagliato, o che ancora gli manca. Se ha fatto Sanremo o un talent e le cose non decollano vuol dire che serve ancora un pezzo. Ammetterlo e dire: “Torno a scuola” è un gesto d’umiltà».

Se Thoeni e i vigliacchi del liscio, il gruppo di rock demenziale con cui si esibiva negli Anni 90, si fossero presentati ad «Amici», quale colore di felpa avrebbe indossato?
«Quella marrone, che non esiste» (ride). La nostra era solo una presa in giro dei cantanti veri: niente di serio...».

Ma lei aveva velleità artistiche?
«Sì, lo ammetto. Avevo il mio gruppo e volevo fare il cantante. Suonavamo le canzoni dei Police. Quando ho capito che non avevo il talento, però, ho cominciato a prendere in giro me stesso su tutti gli stereotipi del cantante. Da lì è arrivata la radio, poi il lavoro da manager in una grande casa discografica. E poi ancora la radio...».

Qual è stato il suo maggior successo come discografico?
«Aver fatto cantare per la prima e unica volta insieme Mina e Ornella Vanoni, due eterne rivali (il brano, “Amiche mai”, era scritto da Andrea Mingardi e uscì nel 2008, ndr). Una cosa che rimarrà nella storia della musica italiana».

La svista più grande, invece?
«A rischio di apparire superbo,  non ne ricordo di clamorose. Al contrario, ho puntato su Giusy Ferreri, che all’epoca usava il suo nome Gaetana, con un singolo che fu rifiutato da tutti (si trattava di “Party”, scartato alle selezioni per le Nuove proposte di Sanremo 2005, ndr). Ero convinto che avrebbe avuto un grande futuro e ci rimasi male, pensavo di aver sbagliato. Poi invece Giusy partecipò a “X Factor” ed ebbe un grande successo. Evidentemente avevo visto giusto...».

È padre di quattro figli maschi. Musicalmente c’è un conflitto generazionale?
«Affatto. I miei figli sono grandi talent scout, mi hanno rubato il lavoro. Mi dicono mesi prima quello che funzionerà. Io Ghali l’ho scoperto grazie a loro molto prima che avesse successo».

Le mie canzoni del momento

Consigliate direttamente da Rudy Zerbi: ecco le 10 canzoni che in questi ultimi mesi hanno fatto da colonna sonora al suo lavoro.


Elisa ft. Calcutta Se piovesse il tuo nome
Cantata da Elisa in duetto con l’autore del brano Calcutta, la ballata è ancora più intensa.

Marshmello ft. Bastille Happier
Il producer statunitense non sbaglia un colpo e l’accoppiata con i Bastille è strepitosa.  

Calvin Harris ft. Sam Smith Promises
Anche l’ultima collaborazione di Calvin Harris con il cantante Sam Smith colpisce nel segno...

Panic! At The Disco High hopes
Dopo 14 anni di carriera il gruppo di Las Vegas non finisce di stupire.

LSD ft. Sia, Labrinth, Diplo Thunderclouds
Il progetto del «collettivo» LSD è affascinante. La sensazione è che abbia ancora tanto da dire.  

Jovanotti Chiaro di luna
Lorenzo è un poeta. E questa è l’ennesima sua perla.  

Carl Brave e Max Gazzè Posso
Carl Brave è il fenomeno più fresco della musica italiana. L’accoppiata con Gazzè è super.

J-Ax Tutto suo madre
I figli sciolgono il cuore anche dei rapper più anarchici. J-Ax si è messo a nudo con coraggio e gioia.

Ultimo Cascare nei tuoi occhi
Altra prova di scrittura di uno dei talenti più puri della nuova musica italiana.

XXXTENTACION & Lil Pump ft. Maluma & Swae Lee Arms around you
Il testamento di un fuoriclasse scomparso tragicamente l’estate scorsa a soli 20 anni. 

Seguici